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Attacco informatico all’azienda italiana Azimut. BlackCat minaccia di pubblicare 500GB di dati

Chiara Nardini : 22 Luglio 2023 08:25

La famigerata banda ransomware BlackCat/ALPHV, rivendica un attacco ad un’altra organizzazione italiana. Oggi è il turno dell’italiana Azimut Capital Management, che si trova a combattere con il ransomware. BlackCat riporta all’interno del suo Data Leak Site che l’azienda Azimut è rimasta vittima di un attacco informatico e pubblica una serie di samples esfiltrati dalle infrastrutture IT dell’azienda.

All’interno del post, riporta anche quanto segue:

Siamo sulla tua rete da molto tempo e abbiamo avuto il tempo di analizzare la tua attività. Abbiamo rubato oltre 500 GB dei tuoi dati riservati.

Foto personali, relazione sui vantaggi dell'acquisizione di azioni, dettagli dell'investitore. I documenti della figlia. I documenti bancari di ************. Informazioni finanziarie e rapporti aziendali completi, dati sugli acquisti di azioni, dati sugli acquisti di antiquariato e altro ancora.

Se ignori o rifiuti di trattare, saremo costretti a rendere pubblici tutti i tuoi dati. Hai deciso di giocare con noi, come tutti sanno le battute di ALPHV finiscono male. 

Il nostro blog è seguito da molti media noti, il caso riceverà pubblicità e causerà danni devastanti alla tua attività. L'unico modo per evitarlo è fare un accordo con noi. Nominare una persona responsabile per negoziare e mettersi al lavoro.
https://www.azimut.it/

Ancora non sappiamo con precisione se tali dati siano di proprietà dell’azienda, in quanto non è ancora presente all’interno del sito web alcun comunicato stampa relativo all’accaduto.

Azimut è un gruppo indipendente, una realtà globale nell’Asset Management, Wealth Management, Investment Banking e nel Fintech, al servizio di privati e imprese. Public Company quotata alla Borsa di Milano, leader in Italia e presente in 18 Paesi nel mondo, con focus sui mercati emergenti e di nuova frontiera.

La pubblicazione parziale di informazioni all’interno dei siti underground delle gang ransomware, è un modo per aumentare la pressione verso l’azienda violata e quindi monetizzare, minacciando l’azienda della completa pubblicazione dei dati acquisiti  forzandola a pagare il riscatto. I dati pubblicati sono documenti aziendali, contributi straordinari, fatture e altro ancora.

Ricordiamo a tutti che l’accesso alla rete onion e al download dei dati (attraverso TOR Browser) è praticabile praticamente da chiunque, anche se non dotato di particolari competenze in materia. Ciò significa che tali dati sono accessibili da qualsiasi persona che sappia normalmente utilizzare un PC.

Come nostra consuetudine, lasciamo spazio ad una dichiarazione dell’azienda qualora voglia darci degli aggiornamenti su questa vicenda e saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo dando risalto alla questione.

RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono accedere utilizzare la mail crittografata del whistleblower.

Le vittime italiane di BlackCat

BlackCat/ALPHV è una cybergang che ha violato molte aziende italiane e pubbliche amministrazioni. Possiamo riportare un elenco di aziende violate monitorate da Red Hot Cyber. Le aziende private sono le seguenti:

Mentre le Pubbliche Amministrazioni sono:

Chi sono i criminali di BlackCat

Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:

I ricercatori di sicurezza di Recorded Future e MalwareHunterTeam, intorno a fine del 2021, scoprirono un nuovo ceppo di ransomware chiamato ALPHV/BlackCat, coinvolto in precedenza in operazioni criminali con la famigerata cyber gang REvil (Sodinokibi).

Questo ransomware, è tecnicamente il terzo ceppo ad utilizzare il linguaggio Rust dopo la pubblicazione di un proof-of-concept che venne rilasciato su GitHub nel 2020 e un ceppo sperimentale, oramai defunto chiamato BadBeeTeam che venne osservato nello stesso anno.

ALPHV (BlackCat) è il primo ad essere creato e distribuito attraverso una cyber gang che opera in modello RaaS (Ransomware as a Service). Seguendo il modello di REvil, la gang pubblicizzò il suo programma di affiliazione all’interno dei forum clandestini di criminalità informatica (XSS e Exploit), invitando altri criminali ad unirsi e lanciare attacchi contro grandi aziende per estorcere denaro.

Coloro che si candidano, noti come “affiliati”, ricevono una versione del ransomware ALPHV (BlackCat) che possono utilizzare negli attacchi per poi spartire i proventi una volta arrivato il pagamento da parte dell’azienda violata.

Tra le funzionalità che pubblicizzano, c’è la possibilità di crittografare i dati su sistemi Windows, Linux e VMWare eSXI e la possibilità per gli “affiliati” di guadagnare tra l’80% e il 90% del riscatto finale, a seconda della somma totale che estraggono dalle vittime .

In sintonia con le tattiche della maggior parte delle principali operazioni di ransomware odierne, il gruppo si impegna anche in una doppia estorsione, in cui utilizzano i dati rubati per fare pressione sulle vittime affinché paghino, minacciando di far trapelare i dati rubati se non lo fanno.

Il gruppo sembra gestire più di un Data Leak Site (DLS), dove ognuno di questi ospita i dati di una o due vittime, con ALPHV (BlackCat) che ne crea uno nuovo da utilizzare in nuovi attacchi. Una teoria è che questi siti di fuga siano attualmente ospitati dagli stessi affiliati ALPHV (BlackCat), il che spiega i diversi URL di fuga dei dati.

Sebbene ci siano stati altri tentativi di creare ransomware in Rust, BlackCat è il primo a rappresentare una vera minaccia e di cui le aziende devono fare attenzione. In un tweet, Michael Gillespie (famoso analista di malware presso Emsisoft e autore di decine di utilità di decrittazione ransomware), descrisse BlackCat come un ransomware “molto sofisticato”.

Tuttavia, BlackCat non è l’unico RaaS professionale ad utilizzare Rust, dove tale linguaggio di programmazione è considerato molto più sicuro rispetto a C e C++.

Anche altri gruppi di criminalità informatica, come gli operatori di BuerLoader e FickerStealer , hanno fatto i primi passi nel 2021 verso l’implementazione delle versioni Rust dei loro strumenti.

Come proteggersi dal ransomware

Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

  • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
  • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
  • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
  • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
  • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
  • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronicaSe un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
  • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
  • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
  • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
  • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

Chiara Nardini
Esperta di Cyber Threat intelligence e di cybersecurity awareness, blogger per passione e ricercatrice di sicurezza informatica. Crede che si possa combattere il cybercrime solo conoscendo le minacce informatiche attraverso una costante attività di "lesson learned" e di divulgazione. Analista di punta per quello che concerne gli incidenti di sicurezza informatica del comparto Italia.