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Royal rivendica l’attacco all’Italiana F.lli Veroni. 100 MB pubblicati nelle underground

Redazione RHC : 4 Novembre 2022 22:51

La cybergang Royal ransomware, che ha iniziato le sue attività ad inizio 2022, miete la prima vittima italiana.

Si tratta dell’azienda Fratelli Veroni di Correggio (RE), produttrice di salumi, che si trova a fare i conti con il ransomware. Ricordiamo che la Veroni non è stata l’unica ditta italiana di insaccati ad essere colpita. Tra le vittime colpite dal ransomware dello stesso settore alimentare, troviamo la Venegoni e la Rovagnati, entrambe colpite dalla cybergang Lockbit.

Royal pubblica all’interno del suo Data Leak Site (DLS) un post dove riporta che il 1% dei dati sono stati pubblicati, cercando di spingere l’azienda a pagare la sua richiesta di riscatto.

Ricordiamo sempre che le richieste di riscatto sono generalmente commisurate alle revenue delle aziende e alla quantità/tipologia dei dati acquisiti dalla cyber gang dalla infrastrutture IT dell’azienda colpita.

Post all’interno del data leak site di Royal Ransomware

All’interno del sito dell’azienda Veroni viene riportato quanto segue:

La nostra storia inizia nei primi anni del ‘900 a Correggio, in un negozio di alimentari gestito da cinque fratelli. È tra le mura del loro negozio che Fiorentino, Francesco, Paolo, Adolfo e Ugo Veroni prendono la decisione di ampliare la propria attività alla produzione di salumi e nel 1925 fondano la F.ll Veroni. Nell’arco di pochi anni l’azienda si pone come punto di riferimento nel settore in Italia e la crescita rimane costante fino ai giorni d’oggi.

Da un piccolo salumificio locale siamo diventati una realtà moderna e tecnologicamente avanzata ma che tramanda da generazione in generazione l’arte dei salumi, custodendo i valori della tradizione, dell’artigianalità e delle ricette di una volta.

Royal ransomware pubblica anche alcuni samples di dati esfiltrati dalle infrastrutture IT dell’azienda, come riportato di seguito, per aumentare la pressione verso l’organizzazione e quindi indurla a pagare il riscatto.

All’interno dei file sono presenti informazioni come carte di identità, passaporti, informazioni contabili, contratti con altre aziende, capitolati, ingredienti dei loro prodotti e documenti di export verso il Regno Unito.

Documenti di identità pubblicati da Royal
Informazioni contabili
Ingredienti dei prodotti

Nel mentre attendiamo un comunicato ufficiale dell’azienda, RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali.

Nel caso in cui l’azienda voglia fornire una dichiarazione a RHC, saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo sulle nostre pagine per dare risalto alla questione.

Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni sulla vicenda od effettuare una dichiarazione, possono accedere alla sezione contatti, oppure in forma anonima utilizzando la mail crittografata del whistleblower.

Il ransomware Royal

Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:

Royal, un’operazione di ransomware lanciata a gennaio 2022, la quale sta aumentando rapidamente.

Sta prendendo di mira le aziende di tutto il mondo con richieste di riscatto che vanno da 250.000 a oltre 2 milioni di dollari. Il gruppo è composto da attori delle minacce controllati ed esperti provenienti da altre operazioni RaaS precedenti.

Il gruppo non opera come Ransomware-as-a-Service (RaaS), ma opera come gruppo privato senza affiliati. La gang ha iniziato a utilizzare i ransomware di altri collettivi, come ad esempio BlackCat, prima di iniziare a utilizzare i propri malware.

Il primo è stato Zeon, un ransomware che genera richieste di riscatto molto simili a quelle di Conti ransomware, probabilmente rielaborato, una volta che è stato pubblicato il codice sorgente.

Finora il gruppo ha operato in sordina, non utilizzando un proprio data leak site (DLS). Apparentemente, il gruppo utilizza attacchi di callback phishing mirati, in cui si spacciano per fornitori di software o società di consegna di cibo inviando e-mail di rinnovo di abbonamenti di varia natura. 

Le e-mail contengono numeri di telefono di lavoro che la vittima può contattare per annullare l’abbonamento, ma in realtà vengono reindirizzati a un servizio gestito dagli attori criminali.

Quando le vittime chiamano il numero, Royal utilizza l’ingegneria sociale per convincere la vittima a installare un software di accesso remoto, ottenendo così l’accesso iniziale alla rete aziendale. 

Come proteggersi dal ransomware

Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

  • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
  • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
  • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
  • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
  • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
  • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronicaSe un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
  • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
  • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
  • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
  • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

Redazione
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