Redazione RHC : 28 Ottobre 2022 08:21
Con un post sul proprio data-leak-site (DLS) la cybergang Everest ransomware (già incontrata in precedenza con l’attacco informatico subito dall’italiana SIAE), mette in vendita i dati della AT&T.
All’interno del post, vengono riportati gli indirizzi di contatto, come l’indirizzo TOX e due caselle di email per comunicare con loro.
Al momento non risulta chiaro se si tratti di una nuova violazione oppure di una rivendita di dati precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT di AT&T, visto anche che in questi ultimi giorni diverse gang stanno optando per questa soluzione.
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Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.
Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.
Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:
La cybergang Everest, l’abbiamo incontrata diverso tempo fa in violazioni di eccezione, come ad esempio l’attacco informatico alla SIAE, dove Red Hot Cyber riuscì in quella occasione ad effettura una intervista con un loro rappresentate.
Il ransomware Everest è emerso nella seconda metà del 2018, effettuando attacchi a diverse aziende e grandi organizzazioni, un esempio è stato l’attacco al governo brasiliano, più precisamente a una rete del Procuratore Generale del Tesoro Nazionale, questi attacchi sono stati effettuati in Agosto 2021.
Il ransomware Everest fa parte della famiglia Everbe 2.0 , che è composta da Embrace, PainLocker, EvilLocker e Hyena Locker ransomware.
Il gruppo utilizza la tecnica della doppia estorsione, cercando di aumentare i profitti ottenuti dai propri attacchi, in questa tattica il pagamento è richiesto non solo per ottenere la chiave di decrittazione ma anche affinché i dati dell’azienda non vengano divulgati. Questo metodo è utilizzato dalla maggior parte dei ransomware.
Il ransomware Everest utilizza la tattica delle e-mail di spam, questa tattica consiste nel riempire la casella di spam con e-mail commerciali di società pubblicitarie, perché in questo caso c’è la possibilità che l’e-mail dannosa vada direttamente nella tua casella di posta e non nella casella di spam.
Questa e-mail hanno al loro interno un file Word o Excel con “informazioni finanziarie”, hanno file con un payload contenente delle macro dannose, che eseguono dei loader per ottenere un primo accesso al sistema.
La cybergang è stata vista anche non utilizzare il ransomware, ma condurre estorsioni esclusivamente esfiltrando i dati dai sistemi IT delle vittime, senza cifrarne il contenuto ma richiedendo il riscatto per l’eliminazione dei dati.
Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.
Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:
Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.
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