
Redazione RHC : 10 Ottobre 2025 16:38
Il 10 ottobre, sono uscite nuove rivelazioni riguardo una delle chiavi di licenza più note della storia informatica: FCKGW-RHQQ2-YXRKT-8TG6W-2B7Q8, legata a Windows XP. Per anni, questa sequenza di caratteri è stata sinonimo di software pirata, ma oggi emerge una verità diversa.
Dave W. Plummer, storico ingegnere Microsoft e creatore del sistema di attivazione Windows Product Activation (WPA), ha confermato che quella chiave non fu generata da un crack, bensì frutto di una grave fuga di dati interna.
Secondo Plummer, la chiave era stata concepita come Volume License Key (VLK) destinata esclusivamente alle aziende, per consentire installazioni multiple e automatizzate di Windows XP. Tuttavia, a causa di un errore di gestione e di scarsa vigilanza, il codice trapelò all’esterno, diffondendosi rapidamente tra hacker e comunità di pirateria. Da quel momento, fu condiviso ovunque in rete, permettendo a chiunque di installare copie non autorizzate del sistema operativo.
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Nelle prime versioni di WPA, il processo di convalida di Windows XP prevedeva la generazione di un ID hardware basato su CPU, RAM e altri componenti del computer. Tale ID, insieme alla chiave del prodotto, veniva inviato ai server Microsoft per la verifica dell’autenticità.
Se la chiave risultava sospetta o non corrispondeva a un profilo valido, il sistema segnalava l’installazione come non genuina.
Tuttavia, essendo la chiave FCKGW un codice aziendale ufficiale, essa figurava nella whitelist del sistema di attivazione. Ciò significava che, durante l’installazione, bastava selezionare “Sì, possiedo un codice Product Key” e inserirla per bypassare completamente la verifica, senza necessità di attivazione o limiti di tempo.
L’assenza di controlli effettivi rese la chiave estremamente appetibile. In breve tempo, CD e immagini ISO di Windows XP “pre-attivati” iniziarono a circolare in rete, rendendo la pirateria di XP un fenomeno di massa.
Persino i primi aggiornamenti di sicurezza non erano in grado di individuare le copie illegittime, poiché il sistema non associava alcun ID hardware al codice di licenza.
Con il tempo, Microsoft inserì FCKGW nella propria blacklist, impedendone l’uso nelle versioni successive. A partire dal Service Pack 2 (SP2), la chiave e il meccanismo VLK originario furono completamente rimossi, segnando la fine di una delle più celebri fughe di dati nella storia del software.
Redazione
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