
Redazione RHC : 27 Maggio 2023 16:44
Il gruppo di hacktivisti filorussi di NoName057(16) ha sferrato nella giornata di oggi dei nuovi attacchi contro obiettivi italiani.
Questa volta a farne le spese è stato il sito dell’autorità dei trasporti (ART) avviato alle 11.24 e il sito della Marina dell’esercito italiano avviato alle 15.37.
NoName057(16) è un gruppo di hacktivisti filorussi che si è dichiarato a marzo del 2022 a supporto della Federazione Russa, dopo l’inizio della guerra tra Ucraina e Russia.
Scarica Gratuitamente Byte The Silence, il fumetto sul Cyberbullismo di Red Hot Cyber"Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi". Così si apre la prefazione del fumetto di Massimiliano Brolli, fondatore di Red Hot Cyber, un’opera che affronta con sensibilità e realismo uno dei temi più urgenti della nostra epoca. Distribuito gratuitamente, questo fumetto nasce con l'obiettivo di sensibilizzare e informare. È uno strumento pensato per scuole, insegnanti, genitori e vittime, ma anche per chi, per qualsiasi ragione, si è ritrovato nel ruolo del bullo, affinché possa comprendere, riflettere e cambiare. Con la speranza che venga letto, condiviso e discusso, Red Hot Cyber è orgogliosa di offrire un contributo concreto per costruire una cultura digitale più consapevole, empatica e sicura. Contattaci tramite WhatsApp al numero 375 593 1011 per richiedere ulteriori informazioni oppure alla casella di posta [email protected]
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Dopo un breve periodo di disservizio, i siti sono nuovamente up e running.
Gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) sono una forma comune di attacco informatico che mira a sopraffare un sistema o una rete di computer sovraccaricandoli con un’enorme quantità di traffico illegittimo. A differenza di altri tipi di attacchi informatici che cercano di infiltrarsi o compromettere un sistema, gli attacchi DDoS si concentrano sull’indisponibilità del servizio, rendendo le risorse inaccessibili agli utenti legittimi.
Durante un attacco DDoS, un grande numero di computer, noti come “botnet” (rete di bot), vengono utilizzati per inviare simultaneamente richieste al sistema di destinazione. Questo flusso massiccio di richieste può sovraccaricare i server e i componenti di rete, rendendo difficile o impossibile per gli utenti legittimi accedere ai servizi forniti dal sistema attaccato.

Tuttavia, come hai accennato, gli attacchi DDoS di solito non causano danni diretti o permanenti alle infrastrutture o ai dati. Dopo un periodo di attacco, che può durare da poche ore a diversi giorni (nel caso dei NoName057(16) di circa 4 ore), il servizio riprende a funzionare normalmente una volta che la quantità di traffico dannoso diminuisce o viene mitigata dalle contromisure di sicurezza.
Le contromisure per affrontare gli attacchi DDoS possono includere la filtrazione del traffico malevolo, la riduzione del carico dei server attraverso l’allocazione di risorse aggiuntive o l’utilizzo di servizi di mitigazione forniti da terze parti specializzate in sicurezza informatica.

Alcuni provider di servizi Internet e aziende utilizzano anche sistemi di rilevamento e prevenzione degli attacchi DDoS per identificare e mitigare tempestivamente gli attacchi in corso. È importante notare che, sebbene gli attacchi DDoS possano sembrare meno distruttivi rispetto ad altri tipi di attacchi informatici, possono causare gravi interruzioni e perdite finanziarie per le aziende e le organizzazioni colpite.
Pertanto, la protezione contro gli attacchi DDoS rimane un aspetto fondamentale per garantire la disponibilità e l’affidabilità dei servizi online. Questo sta a significare che le mitigazioni vengono implementate, seppur con estrema lentezza rispetto agli attacchi in corso.
NoName057(16) riporta anche un post dove riporta l’articolo che venerdì 26/05 abbiamo pubblicato nel quale si portava all’attenzione la ridondanza delle infrastrutture di sicurezza nazionale che potete leggere a questo link.

Per mitigare un attacco di Slow HTTP, ci sono diverse tecniche che possono essere utilizzate a seconda delle specifiche esigenze e della configurazione del sistema. Ad esempio è possibile:
In sintesi, il geolocking risulta essere una mitigazione temporanea, in quanto la soluzione definitiva è attivare firewall applicativi come i Web Application FIrewall (WAF) oppure affidarsi a dei servizi CDN come ad esempio Akamai o CloudFlare.
Uno Slow HTTP attack (o HTTP Slowloris) è un tipo di attacco informatico che sfrutta una vulnerabilità nella gestione delle connessioni HTTP da parte del server di destinazione. In pratica, l’attacco mira a tenere aperte molte connessioni HTTP con il server di destinazione, impedendogli di elaborare nuove richieste.
Nello specifico, l’attaccante invia una serie di richieste HTTP parziali al server di destinazione, ma non invia mai la richiesta completa. Questo fa sì che il server mantenga aperta la connessione e attenda il completamento della richiesta, senza però riceverlo mai. L’attaccante può quindi ripetere questo processo su molte connessioni contemporaneamente, utilizzando solo una piccola quantità di banda, ma saturando la capacità del server di elaborare altre richieste.
In altre parole, l’attacco Slow HTTP sfrutta il fatto che molti server HTTP attendono che una richiesta venga completata entro un certo intervallo di tempo (timeout). Poiché l’attaccante non completa mai la richiesta, il server continua ad attendere, impedendo la connessione di essere liberata per altri clienti.
Questo tipo di attacco può essere particolarmente efficace contro server web con connessioni a bassa larghezza di banda o capacità di elaborazione limitata, come ad esempio alcuni server web legacy o alcuni dispositivi IoT. Gli attacchi Slow HTTP possono anche essere utilizzati in combinazione con altri attacchi DDoS per aumentarne l’efficacia.
Relativamente all’Italia, il gruppo ha effettuato una serie di attacchi di Distributed Denial of Service ad obiettivi come:
Redazione
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