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Hacktivism: Un messaggio speciale di speranza.

Redazione RHC : 2 Maggio 2021 08:00

“Hacktivism, un messaggio speciale di speranza.”

Così inizia la “Dichiarazione di Hacktivismo”, pubblicata il 4 luglio del 2001 dal celebre gruppo hacker Cult of the dead Cow (chiamati anche cDc o Omega),

“La libertà di parola è sotto assedio ai margini di internet. Parecchi paesi stanno censurando l’accesso al web…”

Inizialmente c’era l’attivismo, quell’attività che tenta di promuovere, impedire, dirigere o intervenire nelle riforme sociali, in quelle politiche ed economiche, con il desiderio principale di avviare dei forti cambiamenti all’interno di una società attraverso manifestazioni, sit-in, scioperi della fame e tanto altro ancora.

A seguito dell’avvento dei microcomputer e l’incremento della “cultura hacker”, si pensò che l’utilizzo dei computer per fini di attivismo, fosse un potente mezzo di protesta, che permettesse una maggiore efficacia, pertanto dall’unione dei due termini appunto Hacking e Actvivism nacque Hacktivism.

L’idea generale di hacktivism è stata articolata per la prima volta da John Perry Barlow, co-fondatore della Electronic Frontier Foundation, nella sua “Dichiarazione di indipendenza nel cyberspazio” del 1996, della quale abbiamo parlato recentemente su RHC.

Ma nessuno utilizzò questa parola prima del 1998, quando Omega (pseudonimo di Misha Kubecka), un membro di lunga data dei cDc, la cominciò ad utilizzare come fosse una sorta di battuta.

Oxblood Ruffin, un membro dei cDc riporta in un documento:

in origine questa parola era più una battuta o uno scherzo. Ma dal primo momento in cui l’ho sentita dire ad Omega, sapevo che avrebbe avuto un significato profondo, non solo per il cDc, ma per milioni di persone su Internet”.


Oxblood Ruffin

Quasi immediatamente “hacktivism” si diffuse a macchia d’olio. La parola suonava così bella che tutti volevano usarla come un parola di tendenza, anche se i giornalisti e gli attivisti avevano da poco scoperto la posta elettronica. All’improvviso, tutti sono diventati “hacktivist”. Nessuno aveva la più pallida idea di cosa significasse, ma suonava bene dirlo.

Le persone dei cDc principalmente interessate all’hacktivism erano Omega, Reid Fleming, Count Zero, Nightstalker, Tweety Fish e Oxblood Ruffin e ne discutevano sul loro listserv, attraverso e-mail private e alle convention degli hacker, uno dei pochi posti in cui si sono incontrati fisicamente. Fu Reid Fleming che portò sul tavolo la parola hacktivism, qualcosa di unico e nuovo, con quel tocco tecnologico che in quel periodo non guastava affatto.

Reid creò hacktivism.org che conteneva una citazione dalla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite (UNDHR). Era l’articolo 19 e diceva: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto include la libertà di avere opinioni senza interferenze e di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso qualsiasi media indipendentemente dalle frontiere”.

E l‘”indipendentemente senza frontiere” era l’elemento focale, il cyberspace è immateriale, come la radio e la televisione. Subito dopo i membri di cDc hanno iniziato a registrare i domini di primo livello. Count Zero ha preso hacktivism.net mentre Fleming prenotò, senza mai finire hacktivism.com.

L’Hacktivista non è motivato da un guadagno economico, ma da tutto ciò che viene considerato come “sbagliato” o “ingiusto”. Le motivazioni includono anche la vendetta, incentivi politici o sociali, ideologia, protesta, il desiderio di mettere in imbarazzo governi e le organizzazioni. Più precisamente, L’hacktivismo è un atto di attivismo sociale o politico che viene realizzato irrompendo e scatenando il caos all’interno di un sistema informatico ritenuto sicuro.

L’hacktivismo di solito è diretto verso obiettivi aziendali o governativi e le persone o i gruppi che svolgono attività di hacktivismo vengono definiti hacktivisti. Si tratta dell’utilizzo della tecnologia come mezzo dell’attivismo. Gli atti di hacktivismo generalmente ostacolano in qualche modo la normale attività dei sistemi causano quelli che chiamiamo “deface” (defacciamento in italiano), o significative perdite di dati.


Deface all’FBI del 22 dicembre 2016

cDc ha da sempre descritto come siamo finiti nel caos in cui ci troviamo oggi, dove i governi e società detengono un potere immenso sugli individui e come stiamo finalmente combattendo.

Siamo disgustati da queste gravi violazioni delle informazioni e dei diritti umani … ma gli hacker non sono disposti a guardare … noi vogliamo mettere i nostri soldi dove è la nostra bocca.

Gli attivisti sono criminali informatici?

A tal proposito molte persone la pensano in modo diverso.

Tu come la pensi a riguardo?

Discutiamolo nei nostri social.

Fonti

https://cs.stanford.edu/people/eroberts/cs181/projects/2010-11/Hacktivism/what.html

https://web.archive.org/web/20090502054355/http://www.cultdeadcow.com/cDc_files/declaration.html

https://threatpost.com/hacktivism-here-there-120910/74759/

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