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La Russia propone all’ONU una bozza per la lotta al cybercrime. Gli USA che faranno?

La Russia propone all’ONU una bozza per la lotta al cybercrime. Gli USA che faranno?

29 Luglio 2021 09:41

La delegazione interdipartimentale russa, guidata dal vice procuratore generale della Federazione russa Petr Gorodov, in un incontro con Il direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine Dennis Thatchaichawalit a Vienna, ha presentato ufficialmente la bozza di convenzione russa sulla lotta all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione a fini criminali, secondo il sito web dell’Ufficio del procuratore generale martedì.

Il progetto di convenzione

“prende in considerazione le sfide e le minacce moderne nel campo della sicurezza internazionale delle informazioni”

Il documento introduce nuovi elementi per i reati commessi alla distribuzione di medicinali contraffatti, traffico di stupefacenti, coinvolgimento di minori nella commissione di atti illeciti pericolosi per la loro vita e salute, ed amplia inoltre il campo di applicazione della cooperazione internazionale in materia di estradizione e assistenza legale in procedimenti penali, compresa l’identificazione, il sequestro, la confisca e il recupero dei beni.

I precedenti tentativi da parte della Russia di giungere all’adozione di accordi internazionali vincolanti sul comportamento nel cyberspazio non hanno superato l’opposizione degli Stati Uniti e dei suoi alleati.

È improbabile che la convenzione venga adottata, tuttavia, la sua presentazione in seno alle Nazioni Unite è di grande importanza: gli oppositori degli accordi internazionali dovranno discutere e dimostrare una posizione per contestarla.

E’ stata inoltre consegnata una copia della bozza al presidente del comitato delle Nazioni Unite. L’iniziativa della Federazione Russa è stata sostenuta dai paesi BRICS, dalla CSTO, dalla SCO, da molti stati dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia.

Gli Stati Uniti e i paesi dell’UE hanno votato contro.

Gli Stati Uniti rifiutano esplicitamente l’applicazione del diritto internazionale nel cyberspazio, sostituendolo con l’adesione volontaria di altri paesi a norme facoltative di comportamento responsabile degli stati in tempo di pace.

La Gran Bretagna è solidale con l’America su questo tema. Insieme, anche solo questi due paesi, senza “alleati” americani, sono in grado di impedire a tempo indeterminato l’adozione del documento e c’è anche da dire che la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto internazionale del mare è stata adottata meno di 40 anni fa, della quale si parlava di qualche spiraglio per poter riportare all’attenzione questo problema.

L’analogia tra il diritto del mare e il diritto internazionale nel cyberspazio è appropriata e persino ovvia. I corsari (una simbiosi tra industria IT e servizi speciali), filibustieri (hacker internazionalisti che sfruttano le differenze tra stati), rivalità in mare tra Inghilterra e Spagna (nel cyberspazio – Stati Uniti e Gran Bretagna con Russia e Cina) e l’arbitrarietà della Royal Navy (agenzie di intelligence statunitensi che controllano il cyberspazio) in acque aperte.

Quindi, speriamo che anche questa crisi informatica nella quale gli USA si trovano, li porti a comprendere che occorre regolamentare il cyberspazio, esattamente come fatto per gli altri domini.

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