
Redazione RHC : 7 Giugno 2021 10:00
L’incidente ransomware all’oleodotto Colonial Pipeline del mese scorso che ha provocato la carenza di carburante sulla costa sud degli Stati Uniti d’America e un pagamento di 4,4 milioni di dollari agli aggressori, è stato apparentemente collegato ad un accesso VPN inutilizzato ma ancora attivo.
Il dirigente di Mandiant Charles Carmakal ha detto a Bloomberg che la loro analisi dell’attacco ha rilevato una attività sospetta sulla rete di Colonial Pipeline già dal 9 aprile.
CVE Enrichment Mentre la finestra tra divulgazione pubblica di una vulnerabilità e sfruttamento si riduce sempre di più, Red Hot Cyber ha lanciato un servizio pensato per supportare professionisti IT, analisti della sicurezza, aziende e pentester: un sistema di monitoraggio gratuito che mostra le vulnerabilità critiche pubblicate negli ultimi 3 giorni dal database NVD degli Stati Uniti e l'accesso ai loro exploit su GitHub.
Cosa trovi nel servizio: ✅ Visualizzazione immediata delle CVE con filtri per gravità e vendor. ✅ Pagine dedicate per ogni CVE con arricchimento dati (NIST, EPSS, percentile di rischio, stato di sfruttamento CISA KEV). ✅ Link ad articoli di approfondimento ed exploit correlati su GitHub, per ottenere un quadro completo della minaccia. ✅ Funzione di ricerca: inserisci un codice CVE e accedi subito a insight completi e contestualizzati.
Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì. |
Sebbene non siano stati in grado di confermare esattamente come gli aggressori abbiano ottenuto l’accesso, sicuramente è stato confermato che non ci sono state attività di phishing sofisticate in atto. Quello che hanno scoperto i ricercatori è che la password utilizzata per accedere alla rete dell’azienda, era presente in un dump di login condiviso sul dark web.
Attacco ransomware a Colonial Pipeline, potrebbe essere collegato ad un singolo accesso VPN e la mancanza di autenticazione a più fattori sull’account inutilizzato potrebbe aver consentito agli hacker di entrare.
Le VPN oggi, in particolare in questo periodo nel quale molte aziende lavorano da remoto, sono un punto nevralgico di ogni azienda. Pertanto occorre implementare tutte le protezioni del caso per rendere accessibili le VPN solo attraverso la MFA, oltre a rendere utilizzabili i servizi RDP, solo dopo aver avuto accesso alla rete tramite VPN.
In sintesi adottare una politica di zero trust è la scelta migliore per ogni organizzazione oggi.
Redazione
Il mercato clandestino del cybercrime continua a evolversi rapidamente, alimentato da gruppi specializzati che progettano e vendono strumenti per truffe digitali sempre più sofisticate. Tra questi, u...

L’azienda giapponese Science ha lanciato una lavatrice per esseri umani. La capsula lunga 2,30 metri lava una persona in 15 minuti e ha suscitato notevole interesse all’Expo di Osaka concluso rece...

Airbus ha annunciato il richiamo di circa 6.500 aeromobili A320 a causa di potenziali guasti al sistema di controllo ELAC causati da potenti brillamenti solari. Il richiamo è avvenuto in seguito a un...

Questo articolo analizza la disclosure presentata a Microsoft e consultabile in inglese su digitaldefense, dove sono disponibili immagini, video dimostrativi e un esempio di codice Python. Negli ultim...

L’azienda italiana di difesa Leonardo ha presentato il suo nuovo sistema Michelangelo Dome. Secondo l’azienda, è progettato per contrastare missili ipersonici e attacchi di massa con droni. Duran...