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Gli Hacktivisti che eseguono attacchi DDoS vittime dei criminali informatici.

Redazione RHC : 12 Marzo 2022 08:51

Gli esperti di Cisco Talos hanno avvertito gli hacktivisti che eseguono attacchi DDoS ai siti russi che loro stessi potrebbero diventare vittime di cybercriminali.

Secondo loro, Telegram sta diffondendo uno strumento apparentemente creato per effettuare attacchi DDoS alle risorse russe, che in realtà ruba la criptovaluta a chi la usa.

Si tratta di Disbalanscer.zip, uno strumento per hacktivisti, il quale si è travestito da infostealer (un software malevolo che tenta di rubare le tue informazioni) chiamato Phoenix noto dal 2019, che ruba dati dai portafogli di criptovaluta.

Il malware “ha iniziato” come keylogger, ma nel giro di pochi mesi si è trasformato in un vero e proprio infostealer con un potente meccanismo di bypass del rilevamento e moduli che ne impediscono l’analisi.

È interessante notare che esiste un gruppo chiamato disBalancer. Questo gruppo offre uno strumento “legittimo” per effettuare attacchi DDoS su siti russi, ma si chiama Liberator (Disbalancer.exe). È interessante notare che è stato commesso un errore di battitura nel nome del sito Web di raggruppamento: disBalancher invece di disBalancer.

Disbalanscer.zip si maschera come questo strumento, ma in realtà è un infostealer. È protetto con ASProtect Packer per gli eseguibili di Windows.

“Se si tenta di eseguire il debug di un eseguibile malware, verrà visualizzato un errore. Dopo aver tentato di eseguire il debug, il malware avvierà Regsvcs.exe, incluso nel framework .NET. In questo caso, regsvcs.exe non viene utilizzato come LoLBin (un binario fornito dal sistema operativo che di solito viene utilizzato per scopi legittimi, ma può essere utilizzato anche dagli hacker – ndr). È incorporato in un codice dannoso costituito dall’infostealer Phoenix”

hanno spiegato gli esperti.

Gli aggressori dietro la campagna malware non sono affatto dei principianti.

Stanno distribuendo infostealer almeno da novembre dello scorso anno. Il malware invia i dati rubati a un indirizzo IP remoto in Russia 95[.]142[.]46[.]35 sulla porta 6666.

Redazione
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