
Redazione RHC : 6 Settembre 2023 13:49
La Mozilla Foundation, creatrice del browser Firefox, ha condotto uno studio sulle politiche della privacy di 25 case automobilistiche e ha concluso che le automobili possono rappresentare una seria minaccia alla privacy sia dei conducenti che dei passeggeri.
Secondo lo studio, i produttori di automobili possono raccogliere e utilizzare per scopi commerciali molti più dati oltre alla semplice cronologia di guida, abitudini di guida e preferenze musicali. Ciò include informazioni personali come attività sessuale, stato di immigrazione, razza, espressioni facciali, peso, salute e informazioni genetiche.
Queste informazioni vengono raccolte utilizzando sensori, telecamere, microfoni e altri dispositivi che si collegano al veicolo. I dati possono poi essere venduti a terzi.
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I ricercatori notano che la politica sulla privacy di Nissan si distingue come una delle più “sorprendenti”. L’azienda dichiara apertamente la capacità di raccogliere informazioni estremamente personali, compresi i dati sull’attività sessuale e l’orientamento del conducente, nonché la capacità di trarre conclusioni sulle preferenze e sulle capacità mentali basate su di esse.
Anche altre case automobilistiche, come General Motors, Kia e Ford, menzionano nelle loro politiche la possibilità di raccogliere dati su razza, orientamento sessuale e altri aspetti sensibili.
Hyundai rende nota la possibilità di trasferire informazioni personali alle forze dell’ordine sulla base di richieste sia formali che informali.
Secondo gli esperti di Mozilla, ciò suggerisce che le case automobilistiche potrebbero raccogliere ancora più dati personali rispetto alle app per la salute riproduttiva.
Le aziende intervistate hanno ampiamente ignorato le richieste di commento sullo studio. Mercedes-Benz e Honda hanno dato risposte generali, citando i loro documenti pubblici. Ford ha espressamente rifiutato di partecipare alla discussione dei risultati. Ciò indica una mancanza di trasparenza e disponibilità al dialogo sulle questioni relative alla privacy.
Un altro problema è la mancanza di un reale consenso degli utenti alla raccolta dei propri dati personali. Le politiche sulla privacy spesso considerano che tale consenso venga concesso automaticamente quando si utilizzano i servizi automobilistici.
Inoltre, non è possibile disattivare la raccolta dei dati senza una significativa perdita di funzionalità del veicolo. Ad esempio, Tesla avverte che la disabilitazione della raccolta dati potrebbe causare “danni e guasti alla macchina”.
Riassumendo, possiamo dire che le case automobilistiche mostrano un livello estremamente basso di attenzione per la privacy di guidatori e passeggeri. Ciò è motivo di grande preoccupazione per gli attivisti dei diritti umani e richiede chiaramente un intervento normativo per proteggere i diritti dei cittadini.
Redazione
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