
Redazione RHC : 7 Dicembre 2024 08:48
“Proteggiamo le nostre voci, i nostri diritti e il doppiaggio umano” . Gli attori del doppiaggio si riuniscono martedì mattina a Parigi, in Place Diaghilev, proprio dietro l’Opéra Garnier. Sono preoccupati per l’ascesa dell’intelligenza artificiale, che minaccia la loro professione.
Un modo per fare pressione, perché le trattative avvengono contemporaneamente tra sindacati, studi di produzione e grandi piattaforme. Questi attori vogliono garanzie, perché l’intelligenza artificiale mette a rischio la loro passione.
Oggi l’intelligenza artificiale è in grado di riprodurre le voci, salvo pochi dettagli. “È un furto di voci, un furto di anima, un furto di interpretazione”, avverte Olivia Lucciani. Nella sua gamma: voci per cinema, serie, pubblicità, videogiochi. “C’è una parte di noi che viene usata, sequestrata, non possiamo fare nulla”, continua l’attrice. “Ci vengono rubate le corde vocali, ma non solo. Sono anche il nostro strumento di lavoro: ci vengono derubati anche delle nostre interpretazioni, di ciò che sentiamo. Stiamo cercando di nutrire i sistemi di intelligenza artificiale con le nostre emozioni ”, aggiunge Patrick Kuban, è in particolare la voce fuori campo del canale Canal+.
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Patrick Kuban racconta la disavventura di questo attore, la cui voce è stata copiata e riutilizzata per la narrazione di una cinquantina di documentari, visibili su YouTube. Ma le voci create dall’intelligenza artificiale mancano di profondità, crede l’attore: “Siamo qui per dare un’anima in più al testo. Dopo tre minuti, è ancora un po’ fastidioso, un po’ noioso da ascoltare perché ha sempre le stesse intonazioni. “
Il settore impiega 15.000 dipendenti in Francia, principalmente nell’Île-de-France, in una ventina di professioni: ingegneri del suono, direttori artistici, traduttori, ecc. “Se si usa l’intelligenza artificiale per doppiare un film non avremo più bisogno di me Ma non scompariremo del tutto”, sfuma Olivia Lucciani, “restano il teatro, il cinema, la tv, per ora.”
Questi doppiatori chiedono una clausola nel loro contratto, poche righe per impedire il recupero delle loro voci per addestrare l’intelligenza artificiale. “Le nostre voci vengono recuperate direttamente dalle nostre registrazioni oppure vengono recuperate da Internet. I film e le serie vengono raccolti “, spiega Patrick Kuban.
La professione chiede anche una legge sul doppiaggio in Francia. Temono che la versione francese dei film venga prodotta all’estero, da studi di produzione, utilizzando voci sintetiche. “Questa legge garantirebbe infatti al cittadino francese che domani, quando guarderà un film o una serie in televisione, avrà quasi la certezza di avere un minimo di attori umani nell’immagine e voci reali con un vero doppiaggio” , conclude Patrick Kuban, il quale ricorda che “le versioni francesi rappresentano in media l’85% degli ingressi cinematografici di film stranieri in Francia”.
Redazione
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