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La Russia ferma la produzione delle CPU Baikal a causa delle sanzioni

Purtroppo le sanzioni si fanno sentire nell’autonomia tecnologica così tanto ambita dalla Federazione Russa.

Infatti, la società russa Baikal Electronics potrebbe bloccare il progetto per la produzione di processori per server a causa di problemi con l’immissione di ordini negli stabilimenti taiwanesi, ha riportato Kommersant. 

Secondo fonti, la fabbrica TSMC ha rifiutato di firmare nuovi contratti, quindi la produzione e la vendita di Baikal-S è stata annullata.

Inoltre, i lotti già prodotti di processori Baikal-M non vengono importati nel paese: i problemi con l’accesso alla produzione rendono le forniture inaffidabili e lo sviluppo di nuovi computer con questo processore è troppo rischioso, ha condiviso un top manager di una delle imprese russe specializzate.

Anche i lotti di processori già prodotti per computer e laptop Baikal-M non arrivano nella Federazione Russa. 

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“Ne hanno parlato i partecipanti al recente vertice dei centri di progettazione: i problemi di accesso agli impianti di produzione e la proprietà intellettuale straniera rendono le forniture inaffidabili ed è troppo rischioso mettere un processore del genere nello sviluppo di nuovi computer”

aggiunge un top manager di uno delle imprese specializzate.

Baikal Electronics aveva grandi progetti per il mercato dei processori per server. La scorsa estate l’azienda ha presentato la sua strategia di investimento fino al 2025. Il produttore di chip prevedeva di rilasciare il processore Baikal-S e poi altri tipi di chip. Fino alla fine del 2022, si prevedeva di ordinare 300mila processori da TSMC e di raddoppiare questa cifra entro il 2025.

delle fonti affermano che molte grandi società russe, come Sberbank, contavano su prodotti nazionali come parte della politica di sostituzione delle importazioni. Ora molto probabilmente dovranno tornare ad soluzioni estere, acquistando prodotti in zona grigia.