
A metà maggio, Toyota Motor Corporation ha scoperto che uno dei suoi servizi cloud aveva esposto informazioni su 2 milioni di informazioni dei veicoli e dei loro proprietari per 10 anni. Ora si è scoperto che altri due servizi cloud configurati in modo errato hanno “trapelato” informazioni personali sui proprietari di auto, e questo è durato per ben 7 anni.
Dopo la scoperta del primo leak, la casa automobilistica giapponese ha condotto un’indagine approfondita su tutti gli ambienti cloud gestiti da Toyota Connected Corporation. Di conseguenza, la società ha riferito che “alcuni dei dati contenenti informazioni sui clienti erano potenzialmente accessibili dall’esterno”.
Il primo servizio cloud ha fatto trapelare informazioni personali dai clienti Toyota in Asia e Oceania tra ottobre 2016 e maggio 2023.
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Un database che doveva essere accessibile solo a rivenditori e fornitori di servizi è stato erroneamente reso disponibile al pubblico, provocando le seguenti fughe di informazioni dei clienti:
La società non ha specificato quanti clienti sono stati interessati da questa fuga di notizie.
Il secondo servizio cloud è stato aperto agli utenti dal 9 febbraio 2015 al 12 maggio 2023 e conteneva dati relativi ai sistemi di navigazione per auto, comprese informazioni sugli aggiornamenti dei dati delle mappe e le date di creazione dei dati (senza informazioni sulla posizione dell’auto).
È noto che la fuga di notizie ha interessato circa 260.000 clienti in Giappone che si sono abbonati al sistema di navigazione G-BOOK utilizzando G-BOOK mX o G-BOOK mX Pro, nonché coloro che si sono abbonati a G-Link/G-Link Lite e hanno aggiornato mappe utilizzando il servizio Toyota on Demand tra il 9 febbraio 2015 e il 31 marzo 2022.
I veicoli interessati includono: Lexus LS, GS, HS, IS, ISF, ISC, LFA, SC, CT e RX venduti tra il 2009 e il 2015.
A quanto pare, anche se i dati fossero stati acquisiti, non sarebbero stati sufficienti per identificare il proprietario dell’auto o per accedere ai sistemi dell’auto.
Il gigante automobilistico afferma che la società ha ora implementato un sistema che monitora regolarmente le configurazioni dei database in cloud in tutti gli ambienti per prevenire perdite simili in futuro.
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