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Cina in Prima Linea nella Regolamentazione dell’AI generativa: Massimo il 5% di output dannosi

Redazione RHC : 26 Ottobre 2023 07:44

La Cina ha pubblicato una proposta di requisiti di sicurezza per le aziende che forniscono servizi di intelligenza artificiale generativa. Il documento contiene una lista nera di fonti che non possono essere utilizzate per addestrare modelli di intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale generativa, resa popolare dal successo del chatbot ChatGPT di OpenAI, impara dai dati passati e crea nuovi contenuti, come testo o immagini. I requisiti sono stati pubblicati mercoledì dal Comitato nazionale per gli standard di sicurezza delle informazioni. 

Del comitato fanno parte rappresentanti dell’Amministrazione cinese del cyberspazio, del Ministero dell’industria e della tecnologia dell’informazione e della polizia.


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Il comitato propone che ogni contenuto utilizzato per addestrare modelli di intelligenza artificiale generativa pubblica venga valutato in termini di sicurezza. I contenuti che conterranno “più del 5% di informazioni illegali e dannose” verranno inseriti nella lista nera. Tali informazioni includono appelli al terrorismo, alla violenza, al “rovesciamento del sistema socialista”, al “minare l’immagine del Paese” e all’”unità nazionale”.

Il progetto di norme stabilisce inoltre che le informazioni censurate su Internet cinese non dovrebbero essere utilizzate per addestrare i modelli. Il rilascio di questi requisiti arriva un mese dopo che le autorità di regolamentazione hanno consentito a diverse società tecnologiche cinesi, tra cui il colosso della ricerca Baidu, di lanciare i loro chatbot con intelligenza artificiale generativa.

Da aprile, l’Amministrazione cinese del cyberspazio si è espressa apertamente nel richiedere valutazioni di sicurezza prima di lanciare servizi di intelligenza artificiale generativa.

A luglio, l’autorità di regolamentazione informatica ha pubblicato misure che regolamentano tali servizi, che secondo gli analisti erano molto meno rigorose rispetto alle misure presentate nella bozza di aprile.

I requisiti, pubblicati mercoledì, impongono alle organizzazioni che addestrano questi modelli di intelligenza artificiale di ottenere il consenso degli individui le cui informazioni personali, compresi i dati biometrici, vengono utilizzati a fini di formazione.

Il documento fornisce inoltre raccomandazioni dettagliate per prevenire violazioni della proprietà intellettuale.

Molti paesi in tutto il mondo si trovano ad affrontare la sfida di stabilire un quadro normativo per questa tecnologia. La Cina vede l’intelligenza artificiale come un’area in cui il Paese vuole competere con gli Stati Uniti e mira a diventare un leader mondiale in questo campo entro il 2030.

Redazione
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