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AI e sicurezza informatica: si ma con cautela.

Redazione RHC : 15 Aprile 2021 08:00

Alan Turing predisse nel 1945 che un giorno l’IA avrebbe giocato molto bene a scacchi.

Ma per arrivare a questo ci sono voluti 50 anni, quando un computer riuscì a battere un campione del mondo di scacchi in carica Garry Kasparov, nel 1997.

La sicurezza informatica utilizza enormi quantità di dati che devono essere analizzati per comprendere e capire se una minaccia sia in corso (e quindi agire di conseguenza) oppure se tale minaccia abbia già svolto la sua azione malevola.

Le IA permettono di aiutarci ad analizzare grandi quantità di dati, dove un essere umano non riuscirebbe, e quindi aiutarci ad avere un presidio 24 ore su 24, 365 giorni all’anno del nostro cyberspace.

La parola AI, è una parola d’ordine molto popolare e abusata, spesso usata in modo improprio. Non diversamente dai big data, dal cloud, dall’IoT e da ogni altra “prossima grande novità”, un numero crescente di aziende è alla ricerca di modi per saltare a bordo del carro delle IA.

Ma molte delle offerte di IA odierne non soddisfano minimamente il desiderata.

Sebbene utilizzino tecnologie che analizzano i dati attraverso metodi quali il machine learning o il deep learning, non pensiamo alla AI come la soluzione a tutti i nostri mali. Ricordiamoci sempre che l’intelligenza artificiale come la tecnologia la propone oggi, permette la riproduzione di alcune capacità cognitive “verticali”, per automatizzare alcune delle nostre attività.

L’intelligenza artificiale è ideale per risolvere alcuni dei nostri problemi più difficili e la sicurezza informatica rientra sicuramente in quella categoria. Con gli attacchi informatici in continua evoluzione e la proliferazione di dispositivi di oggi, l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale potranno essere utilizzati per “tenere il passo con i malintenzionati”, automatizzando il rilevamento delle minacce e rispondendo in modo più efficiente rispetto ai tradizionali approcci basati sul software.

Allo stesso tempo, la sicurezza informatica presenta alcune sfide uniche:

  • Una vasta superficie d’attacco
  • Decine o centinaia di migliaia di dispositivi interconnessi
  • Centinaia di vettori di attacco
  • Carenze nel numero di professionisti qualificati in ambito cybersecurity
  • Masse di dati che sono andate oltre un problema a misura d’uomo

Un sistema di gestione della postura della sicurezza informatica ad autoapprendimento basato sull’intelligenza artificiale dovrebbe essere in grado di risolvere molte di queste sfide.

Esistono tecnologie che addestrare adeguatamente con un sistema di autoapprendimento supervisionato o non, possono raccogliere dati in modo continuo e indipendente da tutti i sistemi informativi aziendali.

Tali dati vengono quindi analizzati e utilizzati per eseguire la correlazione di modelli tra milioni e miliardi di segnali rilevanti su una superficie di attacco aziendale. Ma l’intelligenza artificiale, oggi, è una aggiunta preziosa alla sicurezza informatica che può farti accendere la luce rossa su degli allarmi presenti su una montagna immensa di dati, che ovviamente dovrai successivamente a mano analizzare.

Inoltre, l’istruzione di questi modelli dovrà essere fatta da mani esperte per dare modo di sfruttare appieno le grandi potenzialità delle analisi “profonde”, pertanto occorrono esperti per poter far funzionare al meglio qualsiasi modello e qualsiasi strumento avremo a disposizione.

I criminali informatici stanno sempre più diventando sofisticati nei loro attacchi (prendiamo ad esempio Solarwinds) .Ecco perché le AI potrebbero darci un grande vantaggio, perché possono essere velocissime a trovare l’allarme, ma poi dopo l’allarme per comprendere se questo si tratti di un falso positivo o meno, ci vogliono sempre gli esperti di sicurezza informatica.

Quindi si alle nuove tecnologie in ambito cyber, ma senza dimenticare che qualsiasi strumento non funziona solo se perché è acceso all’interno del nostro CED; soprattutto se si tratta di uno strumento di detection, protection e reaction.

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