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Attacco All’Influenza di OpenAI! 20 Milioni di Codici di Accesso in Vendita su BreachForums

Redazione RHC : 6 Febbraio 2025 16:58

Un utente del forum underground BreachForums, con il nickname emirking, ha recentemente pubblicato un thread allarmante, sostenendo di avere accesso a oltre 20 milioni di codici di accesso per gli account di OpenAI.

L’annuncio, scritto in russo, suggerisce che i codici potrebbero essere stati ottenuti attraverso una violazione di sicurezza o una massiccia operazione di scraping. Se confermata, questa fuga di dati rappresenterebbe una delle più grandi esposizioni di credenziali legate all’intelligenza artificiale fino ad oggi.

L’Annuncio e i Dettagli della Presunta Violazione

Nel post, l’autore fa riferimento al fatto che OpenAI potrebbe dover verificare gli account in blocco, suggerendo implicitamente che i codici di accesso potrebbero essere usati per aggirare i sistemi di autenticazione della piattaforma. L’utente fornisce anche un esempio di un dominio legato all’autenticazione di OpenAI (auth0.openai.com), accompagnato da una lista di codici oscurati, probabilmente per dimostrare la validità dell’attacco senza rivelare informazioni sensibili a chiunque visiti il forum.


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    L’account di emirking risulta relativamente nuovo, con solo due post e due thread pubblicati, essendosi unito a gennaio 2025. Ciò solleva dubbi sulla sua affidabilità, ma il fatto che la vendita venga proposta su un forum noto per la condivisione di dati compromessi suggerisce che potrebbe esserci un fondo di verità dietro questa dichiarazione.

    Qual è l’Impatto di una Breach di Questa Portata?

    Se i 20 milioni di codici di accesso fossero effettivamente validi, le conseguenze potrebbero essere devastanti. OpenAI gestisce non solo ChatGPT, ma anche API avanzate utilizzate da aziende e sviluppatori di tutto il mondo. L’accesso non autorizzato a questi account potrebbe portare a:

    • Furto di dati sensibili: molte aziende usano i servizi di OpenAI per processare informazioni riservate. Un attacco su larga scala potrebbe compromettere documenti interni, conversazioni e codice sorgente.
    • Uso fraudolento delle API: con credenziali rubate, gli attaccanti potrebbero abusare delle API di OpenAI, accumulando costi per le vittime o eseguendo attacchi automatizzati.
    • Disinformazione e attacchi informatici: i criminali potrebbero generare contenuti falsi sfruttando i modelli linguistici avanzati per campagne di phishing o propaganda.

    Le Possibili Origini della Violazione

    Al momento, non è chiaro come siano stati ottenuti questi codici. Alcune ipotesi plausibili includono:

    1. Phishing mirato: attacchi contro gli utenti di OpenAI per sottrarre credenziali e codici di accesso.
    2. Credential stuffing: utilizzo di database di credenziali trapelate in passato per accedere a nuovi account.
    3. Breccia nei sistemi di autenticazione: se il sottodominio auth0.openai.com fosse stato compromesso, potrebbe essere stata sfruttata una vulnerabilità di sicurezza.
    4. Leaks interni o errori di configurazione: talvolta, accessi non protetti o configurazioni errate delle API possono esporre credenziali a malintenzionati.

    Operazioni di influenza e guerra informatica tra Cina e Stati Uniti

    Negli ultimi mesi, con l’ingresso nell’arena delle soluzioni LLM di nuovi attori come DeepSeek, si è intensificata una guerra sotterranea fatta di attacchi informatici e campagne di screditamento reciproco. Abbiamo già visto come DeepSeek sia stato colpito da attacchi DDoS mirati, sferrati attraverso botnet da coalizioni internazionali con l’obiettivo di renderlo irraggiungibile. Oggi, invece, emerge un’operazione che mira a mettere in discussione la sicurezza di OpenAI e del suo ChatGPT, con la pubblicazione su BreachForums della presunta violazione di 20 milioni di codici di accesso.

    Queste attività non si limitano all’azione di gruppi criminali mossi dal profitto, ma potrebbero anche essere orchestrate a livello statale. Le nazioni che competono per il predominio tecnologico potrebbero sostenere operazioni offensive contro le infrastrutture AI rivali, servendosi di gruppi di hacker specializzati in disinformazione e sabotaggio. L’obiettivo? Minare la fiducia nelle piattaforme concorrenti e rafforzare la posizione del proprio ecosistema tecnologico.

    La posta in gioco è altissima: il settore dell’intelligenza artificiale vale miliardi di euro e il predominio di una tecnologia sull’altra potrebbe destabilizzare aziende, investitori e fornitori che fino ad oggi hanno operato in un ecosistema relativamente stabile. Se OpenAI o DeepSeek dovessero perdere credibilità a causa di attacchi o fughe di dati, le ripercussioni si rifletterebbero non solo sugli utenti, ma su intere catene di approvvigionamento tecnologico.

    Non è un caso che, parallelamente agli attacchi, si stia assistendo a una crescita esponenziale delle campagne di propaganda mirate a esaltare o denigrare le performance dei modelli AI concorrenti. Dai forum underground alle piattaforme social, emergono narrazioni polarizzate che cercano di indirizzare l’opinione pubblica e spostare il mercato verso una direzione precisa.

    In questo scenario, diventa cruciale distinguere tra attacchi autentici e operazioni di manipolazione. La battaglia per il controllo dell’intelligenza artificiale non si gioca solo sul piano dell’innovazione, ma anche su quello della cyberwarfare e della percezione pubblica. OpenAI, DeepSeek e altri protagonisti del settore dovranno quindi non solo rafforzare la sicurezza dei loro sistemi, ma anche gestire in modo strategico la propria immagine e credibilità nel lungo termine.

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