Redazione RHC : 16 Febbraio 2023 08:57
La famigerata banda ransomware Lockbit, colpisce un’altra organizzazione italiana. Oggi è il turno della famosa azienda che produce peluche Trudi che si trova a combattere con il ransomware.
LockBit 3.0 avvia il consueto “countdown” fissato a 15gg, data della pubblicazione dei dati esfiltrati nelle underground, ovvero il 4 Marzo alle 4:35 orario UTC.
Ricordiamo sempre che la pubblicazione di un avviso sul loro data leak site (DLS), consente a LockBit di aumentare la pressione nei confronti dell’organizzazione e costringerli a pagare il riscatto, pena la pubblicazione delle informazioni sottratte dalle loro infrastrutture IT.
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«Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi».
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LockBit, riporta quanto segue all’interno del post sul loro data leak site (DLS):
Trudi si accorge di essere un marchio forte, con un’importante riconoscibilità, capace di trasmettere valori ed emozioni. Trudi non è più solo sinonimo di peluche, ma è in grado di lanciare sul mercato proprie licenze, con importanti partner che ne condividano valori e filosofia, destinate a divenire linee di successo. Nascono i primi Bussi: teneri peluche contraddistinti da un ciondolo in legno a forma di cuore, dal dolcissimo sorriso e dal corpo dinoccolato
Trudi S.p.A. è un’azienda italiana, produttrice di giocattoli di peluche. Detiene i marchi “Trudi” e “Sevi” e dal luglio 2019 fa parte del gruppo Giochi Preziosi.
L’azienda fu fondata nel 1954 a Tarcento, in Friuli, da Gertrud “Trudi” Müller, tedesca di Monaco di Baviera con il talento per il disegno, che frequentò l’Accademia di Belle Arti per poi trasferirsi giovanissima in Italia, a Molinis di Tarcento, dove nel 1948 sposò Antonio Patriarca. La donna creò i primi orsacchiotti di stoffa per il figlio, dopodiché fu spinta dal marito ad avviare un’attività artigianale con un’amica e un’operaia.
Negli anni sessanta partecipò alle fiere tra cui quella del giocattolo di Norimberga. E il suo orsacchiotto Trudi, che diede il nome all’azienda, ebbe successo al punto da partecipare negli anni settanta anche al “Teddy Bear Annual Convention” a Nevada City, in California. Con il passare del tempo l’orsacchiotto diventò simbolo di design e creazione.
RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Nel caso in cui l’azienda voglia fornire una dichiarazione a RHC, saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo dando risalto alla questione.
Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono accedere utilizzare la mail crittografata del whistleblower.
Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.
Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.
Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:
LockBit è una cyber gang criminale che adotta il modello ransomware-as-a-service (RaaS), anche se la sua struttura presenta variazioni che la differenziano da un tipico modello di affiliazione.
LockBit ransomware è un malware progettato per bloccare l’accesso degli utenti ai sistemi informatici in cambio di un pagamento di riscatto. Questo ransomware viene utilizzato per attacchi altamente mirati contro aziende e altre organizzazioni e gli “affiliati” di LockBit, hanno lasciato il segno minacciando le organizzazioni di tutto il mondo di ogni ordine e grado.
Si tratta del modello ransomware-as-a-service (RaaS) dove gli affiliati depositano del denaro per l’uso di attacchi personalizzati su commissione e traggono profitto da un quadro di affiliazione. I pagamenti del riscatto sono divisi tra il team di sviluppatori LockBit e gli affiliati attaccanti, che ricevono fino a ¾ dei fondi del riscatto.
E’ considerato da molte autorità parte della famiglia di malware “LockerGoga & MegaCortex”. Ciò significa semplicemente che condivide i comportamenti con queste forme consolidate di ransomware mirato ed ha il potere di auto-propagarsi una volta eseguito all’interno di una rete informatica.
LockBit è una cyber gang che restite da molto tempo nel mercato delle affiliazioni RaaS rinnovandosi costantemente. Ha iniziato le sue operazioni a settembre 2019 chiamandosi ABCD per poi cambiare il suo nome in Lockbit. Successivamente il marchio è stato rinominato in LockBit 2.0 apportando diverse novità e a giugno 2021, sono stati apportati dei cambiamenti introducendo la piattaforma Lockbit 3.0.
LockBit 3.0 introduce diverse novità, come una piattaforma di bug-hunting relativa alle infrastrutture utilizzate dalla gang, l’acquisto di criptovaluta, una nuova sezione per gli affiliati e ulteriori modi per monetizzare che possono essere sintetizzate in:
Ovviamente il costo per ogni tipologia di “servizio” è differente e si può pagare in Bitcoin o in Monero.
Lockbit, ha già colpito numerose organizzazioni sia pubbliche che private in Italia, in tutte e tre le varianti ransomware rilevate.
Facendo riferimento alle organizzazioni private delle quali abbiamo parlato su Red Hot Cyber troviamo:
Invece per quanto concerne le azienda pubbliche abbiamo:
Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.
Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:
Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.
La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.
Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.
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