Red Hot Cyber
La cybersecurity è condivisione. Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed incentiva gli altri a fare meglio di te.
Cerca

Cabine telefoniche, che passione!

Laura Primiceri : 26 Febbraio 2021 09:31

Articolo di: Laura Primiceri
Data Pubblicazione: 26/02/2021

Eccoci alla seconda puntata del nostro viaggio nella tecnologia telefonica del passato.

Oggi vi raccontiamo la storia delle cabine telefoniche e dei telefoni pubblici, un viaggio nelle abitudini degli italiani lungo più di cinquanta anni.

Prompt Engineering & Sicurezza: diventa l’esperto che guida l’AI

Vuoi dominare l’AI generativa e usarla in modo sicuro e professionale? Con il Corso Prompt Engineering: dalle basi alla cybersecurity, guidato da Luca Vinciguerra, data scientist ed esperto di sicurezza informatica, impari a creare prompt efficaci, ottimizzare i modelli linguistici e difenderti dai rischi legati all’intelligenza artificiale. Un percorso pratico e subito spendibile per distinguerti nel mondo del lavoro.
Non restare indietro: investi oggi nelle tue competenze e porta il tuo profilo professionale a un nuovo livello.
Guarda subito l'anteprima gratuita del corso su academy.redhotcyber.com
Contattaci per ulteriori informazioni tramite WhatsApp al 375 593 1011 oppure scrivi a [email protected]



Supporta RHC attraverso:
 

  1. L'acquisto del fumetto sul Cybersecurity Awareness
  2. Ascoltando i nostri Podcast
  3. Seguendo RHC su WhatsApp
  4. Seguendo RHC su Telegram
  5. Scarica gratuitamente “Byte The Silence”, il fumetto sul Cyberbullismo di Red Hot Cyber

Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì.
 

La cabina telefonica e il suo immancabile accessorio, il telefono pubblico, sono stati un componente imprescindibile dell’arredo urbano fino al 2010, quando una delibera dell’Agcom pubblicata in Gazzetta Ufficiale ne dispose la rimozione.

Parlando di cabine la prima immagine che viene in mente è sicuramente quella delle iconiche cabine telefoniche inglesi rosse. Queste, in

sieme alle pillar boxes (le cassette per le lettere), sono diventate uno dei simboli del Regno Unito nel mondo. La cabina telefonica italiana, però, non ha niente da invidiare quanto a storia.

Per cabina telefonica si intende un luogo chiuso e delimitato in cui è presente un telefono ad uso pubblico. Le telefonate possono essere pagate con denaro fisico e sistemi elettronici. Per comprendere l’importanza che il telefono pubblico ha rivestito nella società italiana bisogna ritornare agli anni Cinquanta quando comparve la prima cabina telefonica italiana, installata a Milano in Piazza San Babila.

Il telefono non era un servizio presente in tutte le case, per cui gli italiani facevano largo uso dei telefoni pubblici. Questi ultimi si trovavano nei luoghi di grande passaggio come bar, alberghi, edicole, uffici delle Poste, eccetera. Per telefonare bisognava pagare (prima o dopo) a una persona preposta e in caso di pagamento posticipato l’importo si deduceva da appositi apparecchi chiamati contascatti che misuravano la durata della chiamata.

Non sempre però telefonare era agevole e soprattutto nei piccoli centri poteva essere difficile reperire un PTP (posto telefonico pubblico) libero. Per rispondere a questa esigenza di comunicazione nacquero le cabine telefoniche pubbliche. Non erano altro che cubicoli chiusi, situati nella pubblica strada, composti da tre pareti e una porta con all’interno un telefono. Rendevano possibile comunicare con tutta la privacy del caso e soprattutto in qualsiasi condizione atmosferica. L’Italia delle grandi emigrazioni di massa verso il Nord Europa e l’America scopre così un modo per restare in contatto con i propri cari lontani.

Le prime cabine telefoniche italiane

La primissima comparsa di un telefono pubblico fuori dai luoghi dove fino ad allora era stato possibile trovarne uno avvenne a Milano nel 1952. L’opera fu a cura della concessionaria STIPEL e rappresentò una piccola rivoluzione sia in termini di abitudini che di geomorfologia. Da quella prima installazione, le cabine telefoniche si diffusero a macchia d’olio in tutta Italia modificando profondamente il territorio e diventando un simbolo della voglia di comunicare di un popolo in piena espansione economica e sociale.


Uno scatto glamour della prima cabina telefonica italiana, a Milano

Con l’avvento della SIP le cabine iniziano ad avere un’identità definita. Diventano gialle, per essere visibili e identificabili anche da lontano. Vengono installate letteralmente ovunque e portano il telefono anche là dove non c’era mai stato: le periferie, le piccole comunità montane, le isole, le contrade lontane, si scoprono improvvisamente “connesse”. La cabina entra a far parte del quotidiano e se vogliamo anche del folklore: ci si può telefonare, certo, ma anche ripararsi dalle intemperie, affiggere degli annunci personali, usarle come ricovero d’emergenza e tanto altro. Sembravano destinate all’immortalità. Sembravano….

Dentro le cabine: i telefoni pubblici

Complemento ovvio ed essenziale delle cabine sono sempre stati i telefoni. In realtà, la vera evoluzione la vediamo più negli apparecchi che nelle strutture esterne che sostanzialmente rimangono sempre uguali a loro stesse. Cambiano solo nel colore, diventando rosse negli anni ’80, e quando ci si accorge che sono difficilmente accessibili ai disabili per cui vengono “aperte”. I telefoni, invece, sono un mondo a parte. Oggi sono ambitissimi dai collezionisti, specie se ancora funzionanti, come pezzo di modernariato.

Il telefono U+I

Il primo modello a comparire nelle cabine SIP gialle è quello denominato U+I. L’estetica ricordava il bigrigio di cui abbiamo già parlato, con la stessa cornetta e il disco combinatore e il funzionamento era analogo. U+I sta per “urbane e interurbane”, dal momento che questo tipo di telefono permetteva all’utente di telefonare in totale autonomia, senza passare da alcun centralino, effettuando tutti i tipi di chiamate verso qualsiasi destinazione, provvedendo autonomamente al pagamento attraverso gettoni il cui valore era prestabilito.

Per riottenere i gettoni inseriti ma non utilizzati, bisognava premere (con una certa forza) un tasto rosso posto sul frontale e recuperarli poi da un’apposita vaschetta. Il modello U+I iniziò a comparire anche nei corridoi di ospedali, caserme, scuole, anche dove non fosse presente una cabina esterna.

L’arredamento delle cabine telefoniche si completava con la gettoniera, che era una sorta di “distributore” di gettoni. Inserendo delle monete, la macchina restituiva gettoni utili a telefonare.

Il telefono G+M

L’U+I ha condiviso gli ultimi anni della sua vita con un modello analogo che doveva rappresentare la sua naturale evoluzione, ma che fu però meno fortunato. Il G+M (la cui sigla significava “gettone e moneta”) presentava una meccanica simile all’U+I con alcune variazioni funzionali. Innanzitutto, come il nome suggerisce, oltre ai gettoni poteva funzionare anche con le monete, nello specifico quelle da 100 e 200 lire.

Presentava in alto tre feritoie per i diversi conii, la tastiera sostituiva il disco e la vaschetta raccoglitrice era più grande. Una luce rossa lampeggiava quando il contenitore sottostante era pieno e quindi temporaneamente fuori servizio fino allo svuotamento.


Il telefono G + M (foto Wikipedia)

Il G+M doveva essere, almeno nelle intenzioni, robusto e più difficile da manomettere. I furti di monete e gettoni erano all’ordine del giorno e rappresentavano un problema molto sentito per la SIP che oltre che ai mancati introiti doveva far fronte anche ai costi di riparazione dei telefoni danneggiati. Non era raro in quegli anni imbattersi in apparecchi scassinati, specie nelle zone isolate e di poco passaggio. Questo nuovo modello si rivelò più fragile: la forcella che agganciava la cornetta, ad esempio, era il suo punto più debole. Il G+M visse parallelamente all’U+I senza mai sostituirlo davvero, dal momento che era chiaro che ormai erano entrambi obsoleti e non al passo con le esigenze. Una significativa innovazione (e un nuovo fenomeno di costume) stava per nascere con il successivo step, ovvero il telefono Rotor agli inizi degli anni Novanta.

Laura Primiceri
Giornalista pubblicista, social media manager, storyteller e content creator. Tra i grandi amori la scrittura, la comunicazione e i suoi media, la tv e la pubblicità. Esperta di cultura pop anni ‘90.

Lista degli articoli

Articoli in evidenza

Questo ennesimo articolo “contro” ChatControl sarà assolutamente inutile?
Di Stefano Gazzella - 18/09/2025

Avevamo già parlato della proposta di regolamento “ChatControl” quasi due anni fa, ma vista la roadmap che è in atto ci troviamo nell’imbarazzo di doverne parlare nuovamente. Sembra però un d...

RHC intervista ShinyHunters: “I sistemi si riparano, le persone restano vulnerabili!”
Di RHC Dark Lab - 17/09/2025

ShinyHunters è un gruppo noto per il coinvolgimento in diversi attacchi informatici di alto profilo. Formatosi intorno al 2020, il gruppo ha guadagnato notorietà attraverso una serie di attacchi mir...

Chat Control: tra caccia ai canali illegali e freno a mano su libertà e privacy
Di Sandro Sana - 16/09/2025

La notizia è semplice, la tecnologia no. Chat Control (CSAR) nasce per scovare CSAM e dinamiche di grooming dentro le piattaforme di messaggistica. La versione “modernizzata” rinuncia alla backdo...

Great Firewall sotto i riflettori: il leak che svela l’industrializzazione della censura cinese
Di Redazione RHC - 16/09/2025

A cura di Luca Stivali e Olivia Terragni. L’11 settembre 2025 è esploso mediaticamente,  in modo massivo e massiccio,  quello che può essere definito il più grande leak mai subito dal Great Fir...

Violazione del Great Firewall of China: 500 GB di dati sensibili esfiltrati
Di Redazione RHC - 15/09/2025

Una violazione di dati senza precedenti ha colpito il Great Firewall of China (GFW), con oltre 500 GB di materiale riservato che è stato sottratto e reso pubblico in rete. Tra le informazioni comprom...