Connessi e vulnerabili: come mettere in sicurezza OT e ICS nel 2025
Red Hot Cyber
Condividi la tua difesa. Incoraggia l'eccellenza. La vera forza della cybersecurity risiede nell'effetto moltiplicatore della conoscenza.
Condividi la tua difesa. Incoraggia l'eccellenza.
La vera forza della cybersecurity risiede
nell'effetto moltiplicatore della conoscenza.
Fortinet 970x120px
Banner Ancharia Mobile 1
Connessi e vulnerabili: come mettere in sicurezza OT e ICS nel 2025

Connessi e vulnerabili: come mettere in sicurezza OT e ICS nel 2025

21 Giugno 2025 08:30

In una realtà interconnessa come quella odierna, la sicurezza informatica non riguarda solo la protezione delle informazioni. Oggi la maggior parte dei devices e degli strumenti fisici viene in qualche modo connessa in rete. Che sia per il suo funzionamento strutturale o per attività di manutenzione o monitoraggio da remoto, tutti gli strumenti sono ormai connessi e interdipendenti.

Questa realtà, se da un lato ne ha aumentato la produttività e l’efficienza, anche e soprattutto in ambito industriale, dall’altro ha ampliato le minacce su cui intervenire per attenuarne la probabilità di accadimento e l’impatto.

Tanti sono i framework e i lavori già noti sulla messa in sicurezza dell’ambiente OT e IoT ad applicazione industriale, in questo contributo ci si vuole tuttavia focalizzare su un documento lavorato a più mani da Agenzie e organizzazioni statunitensi.

In particolare il documento è stato sviluppato da Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), Federal Bureau of Investigation (FBI), Environmental Protection Agency (EPA), and Department of Energy (DOE), le quali si dicono allarmate dai potenziali pericoli che potrebbero derivare da un malfunzionamento delle Tecnologie Operative (OT) e dei sistemi industriali di controllo (ICS) delle infrastrutture critiche.

Le misure di mitigazione più basilari per la messa in sicurezza degli apparati OT e ICS consigliate nel documento sono:

  • Rimuovere le connessioni delle tecnologie OT dall’internet pubblico. Una prima attività utile è quella di mappare e identificare i propri asset esposti su rete pubbliche e, laddove tale esposizione non sia voluta e non necessaria, rimuoverla. La tecnologia OT, infatti, tendenzialmente non gode di metodi di autorizzazione e autenticazione degli accessi particolarmente evoluti e sufficientemente forti da contrastare le moderne minacce informatiche. I criminali informatici, infatti, possono ricorrere a strumenti semplici e diffusi che gli consentono di trovare rapidamente accessi su IP pubblici e da lì ottenere l’accesso ai devices OT.
  • Cambiare immediatamente le password di default e usare una password forte, diversa per ciascuno strumento. Questa è una procedura di igiene informatica consigliata anche per i devices domestici, quale ad esempio la rete wi-fi di casa. Il problema del password reuse, per cui si tende ad utilizzare più chiavi di accesso per diversi strumenti, è a sua volta un grosso problema a tutti i livelli poiché la compromissione di una password può portare alla compromissione di più strumenti, in un rapporto uno a molti che avvantaggia enormemente i criminali informatici.

Dallo studio svolto in occasione della redazione del documento in analisi è emerso che molti sistemi utilizzano password di default o facilmente indovinabili. L’utilizzo di Rainbow Table e di strumenti open source facilmente reperibili rende molto semplice, agli attaccanti, compromettere gli accessi a strumenti operativi che siano esposti su reti internet pubbliche.

  • Sicurezza dell’accesso remoto alle reti OT. Molte Organizzazioni, nella loro valutazione del rischio, adottano o hanno adottato soluzioni di compromesso nell’implementazione delle misure di sicurezza e delle politiche di accesso agli strumenti OT. Con le nuove consapevolezze sui rischi legati agli strumenti OT, queste politiche andrebbero aggiornate avendo cura di spostare queste connessioni su reti IP private e non più pubbliche e di utilizzare VPN con password forti e un sistema MFA che sia resistente al phishing. Dal punto di vista organizzativo è utile documentare e adottare politiche ispirate al principio dell’accesso minimo per le tipologie di funzioni e di attività dell’utente e mantenere una politica che consenta di monitorare e disabilitare in tempo utile tutti gli account dormienti.
  • Segmentare reti IT e OT. Questa misura può contribuire a ridurre l’impatto potenziale delle minacce e i rischi di interruzioni delle operazioni OT. La segmentazione, infatti, riduce la possibilità di diffusione di una compromissione.
  • Mantenere gli accessi e gli utilizzi manuali. Fondamentale in ottica di disaster recovery e business continuity è la possibilità di intervenire rapidamente accedendo al controllo manuale dei devices. Questa misura di sicurezza rende possibile una reazione pressoché immediata ad un incidente. Le diverse politiche di business continuity, disaster recovery, le capacità di isolamento e i backup dovrebbero essere testati regolarmente per garantire la sicurezza delle operazioni manuali in caso di incidente.

Le Organizzazioni dovrebbero inoltre mantenere regolari comunicazioni con i propri fornitori di servizi e sistemi che possono assisterle nel configurare i devices nel modo più adeguato a garantire le specifiche esigenze di sicurezza dell’Organizzazione. I problemi di errata configurazione, infatti, possono accadere in ogni momento. Mantenere dei canali di comunicazione con i propri fornitori può facilitare la tracciabilità e la gestione di questi eventi, riducendo la probabilità di futuri problemi e vulnerabilità.

Queste sono alcune misure base, di facile attuazione e quindi urgenti, che possono essere adottate dalle Organizzazioni che adottano strumenti e soluzioni OT.

Seguici su Google News, LinkedIn, Facebook e Instagram per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica. Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.

  • #usa
  • cisa
  • DOE
  • EPA
  • ics
  • ioc
  • ot
  • sicurezza nazionale
  • stati uniti d'america
Immagine del sito
Andrea Capelli

Avvocato, consulente e formatore presso realtà pubbliche e private in materia di informatica giuridica, protezione dei dati personali e sicurezza informatica

Lista degli articoli

Articoli in evidenza

Immagine del sito
Sbarca sul Dark Web DIG AI! Senza Account, Senza costi e … senza nessuna censura
Redazione RHC - 21/12/2025

Un nuovo strumento AI è apparso sul dark web e ha rapidamente attirato l’attenzione degli esperti di sicurezza, e non per le migliori ragioni. Si tratta di un servizio di intelligenza artificiale chiamato DIG AI,…

Immagine del sito
Il cloud USA può diventare un’arma geopolitica? Airbus inizia a “cambiare rotta”
Redazione RHC - 21/12/2025

Negli ultimi mesi, una domanda sta emergendo con sempre maggiore insistenza nei board aziendali europei: il cloud statunitense è davvero sicuro per tutte le aziende? Soprattutto per quelle realtà che operano in settori strategici o…

Immagine del sito
Kimwolf, la botnet che ha trasformato smart TV e decoder in un’arma globale
Redazione RHC - 20/12/2025

Un nuovo e formidabile nemico è emerso nel panorama delle minacce informatiche: Kimwolf, una temibile botnet DDoS, sta avendo un impatto devastante sui dispositivi a livello mondiale. Le conseguenze di questa minaccia possono essere estremamente…

Immagine del sito
35 anni fa nasceva il World Wide Web: il primo sito web della storia
Redazione RHC - 20/12/2025

Ecco! Il 20 dicembre 1990, qualcosa di epocale successe al CERN di Ginevra. Tim Berners-Lee, un genio dell’informatica britannico, diede vita al primo sito web della storia. Si tratta di info.cern.ch, creato con l’obiettivo di…

Immagine del sito
ATM sotto tiro! 54 arresti in una gang che svuotava i bancomat con i malware
Redazione RHC - 20/12/2025

Una giuria federale del Distretto del Nebraska ha incriminato complessivamente 54 persone accusate di aver preso parte a una vasta operazione criminale basata sull’uso di malware per sottrarre milioni di dollari dagli sportelli automatici statunitensi.…