
Alessandro Rugolo : 5 Aprile 2024 07:15
Tra le tecniche utilizzate per compiere attacchi cyber ve n’è una che combina aspetti tecnici e di social engineering: si tratta dell’attacco conosciuto come Cross-Site Request Forgery, da ora CSRF.
Cerchiamo di capire assieme come funziona questo attacco. L’attacco consiste nel convincere un utente di un sito o servizio web ad eseguire delle azioni non volute sul sito nel quale è al momento già autenticato.

Si tratta in pratica di trarre in inganno l’utente. Se la vittima dell’attacco è un utente normale senza particolari privilegi sull’applicazione questo può essere indotto a compiere azioni indesiderate, ma se l’utente è un amministratore del sistema, e perciò dotato di privilegi particolari, le cose si complicano per l’intera applicazione.
Christmas Sale -40% 𝗖𝗵𝗿𝗶𝘀𝘁𝗺𝗮𝘀 𝗦𝗮𝗹𝗲! Sconto del 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮 del Corso "Dark Web & Cyber Threat Intelligence" in modalità E-Learning sulla nostra Academy!🚀
Fino al 𝟯𝟭 𝗱𝗶 𝗗𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲, prezzi pazzi alla Red Hot Cyber Academy. 𝗧𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗰𝗼𝗿𝘀𝗶 𝘀𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝟰𝟬% 𝘀𝘂𝗹 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗶𝗻𝗮.
Per beneficiare della promo sconto Christmas Sale, scrivici ad [email protected] o contattaci su Whatsapp al numero di telefono: 379 163 8765.
Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì. |
In primo luogo l’hacker crea un sito simile a quello di un servizio web, magari realizzando una copia di un sito di una banca on line. Niente di più semplice, è sufficiente clonare un sito attraverso l’uso di strumenti automatici come per esempio HTTrack o SiteSucker e poi apportare le modifiche che occorrono per il proprio scopo.
A questo punto l’hacker diffonde il link al sito malevolo cercando di invogliare i possibili utenti.
Un utente poco attento, precedentemente autenticatosi sul sito o servizio web legittimo, clicca sul link malevolo creato dall’hacker. In questo istante le credenziali dell’utente, salvate nei cookies del browser, vengono rubate ed utilizzate dall’hacker per fare una richiesta al sito web, richiesta che potrebbe essere per esempio un bonifico sul conto dell’hacker.
L’utente purtroppo non può rendersi conto di cosa sta accadendo. Si accorgerà solo, quando verificherà il suo conto, di aver meno soldi di quanto previsto.
Questo tipo di attacco, come abbiamo visto, presuppone che l’utente sia già connesso al sito o servizio reale, il che limita le possibilità dell’hacker.
L’attacco si basa sul fatto che un sito si fidi delle operazioni compiute da parte di un utente già autenticato, utilizzando i cookies di sessione per l’autenticazione, senza verificare di volta in volta che sia effettivamente l’utente a svolgere l’operazione.
Naturalmente l’utente generico medio non può verificare di volta in volta l’applicazione di uno dei meccanismi di mitigazione, ne andarsi a leggere l’header del cookie, queste sono attività che devono essere svolte in modo automatico da appositi strumenti di sicurezza come per esempio i Web Application Firewalls che attraverso la costruzione di apposite regole in fase di configurazione si occupano di questo aspetto di sicurezza.
Una raccomandazione, se state progettando un software e volete che resista a attacchi CSRF non vi affidate ad un solo metodo per mitigare il rischio, usate almeno due tecniche diverse in quanto alcuni attacchi sono capaci di bypassare le comuni tecniche di mitigazione viste sopra.
Per concludere, se vi ho incuriosito, date un’occhiata al sito di OWASP. Vi potrete trovare nel dettaglio e estensivamente una chiara descrizione di come funziona l’attacco, di come testare un sito o servizio web per evitare questo tipo di attacco, delle modalità di revisione del codice e delle possibili misure di prevenzione.
Seguici su Google News, LinkedIn, Facebook e Instagram per ricevere aggiornamenti quotidiani sulla sicurezza informatica. Scrivici se desideri segnalarci notizie, approfondimenti o contributi da pubblicare.
Alessandro Rugolo
Il MITRE ha reso pubblica la classifica delle 25 più pericolose debolezze software previste per il 2025, secondo i dati raccolti attraverso le vulnerabilità del national Vulnerability Database. Tali...

Un recente resoconto del gruppo Google Threat Intelligence (GTIG) illustra gli esiti disordinati della diffusione di informazioni, mettendo in luce come gli avversari più esperti abbiano già preso p...

All’interno del noto Dark Forum, l’utente identificato come “espansive” ha messo in vendita quello che descrive come l’accesso al pannello di amministrazione dell’Agenzia delle Entrate. Tu...

In seguito alla scoperta di due vulnerabilità zero-day estremamente critiche nel motore del browser WebKit, Apple ha pubblicato urgentemente degli aggiornamenti di sicurezza per gli utenti di iPhone ...

La recente edizione 2025.4 di Kali Linux è stata messa a disposizione del pubblico, introducendo significative migliorie per quanto riguarda gli ambienti desktop GNOME, KDE e Xfce. D’ora in poi, Wa...