
Redazione RHC : 7 Dicembre 2022 12:59
La crescita di un Ethical Hacker non può avvenire esclusivamente all’interno di una scuola; l’Ethical Hacker ha bisogno di una palestra in cui potersi allenare quotidianamente. Per quanto si possa eseguire esercitazioni nel periodo di apprendimento, senza una palestra continuamente a disposizione è impossibile costruire una esperienza pratica quale è necessario possedere durante l’attività in campo aperto.
È per questo motivo che CybersecurityUp ha creato HackMeUp, il nuovo cyberrange per accompagnare l’Ethical Hacker in quella crescita continua.
La piattaforma verrà resa disponibile a tutti gli allievi iscritti al corso Certified Professional Ethical Hacker edizione Extreme: tramite HackMeUp i neo Ethical Hacker potranno continuare a mettere alla prova se stessi per un intero anno dalla fine del corso, accompagnati nella loro crescita professionale fino alla piena consapevolezza delle proprie capacità.
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La piattaforma è definita di gioco, ma non si scherza! La piattaforma non abbandona la vocazione di mettere alla prova le conoscenze acquisite, né rinuncia a porre nuove e più dure sfide, in quel processo di crescita continuativa che è l’esercizio quotidiano.
Per questo motivo i cosiddetti “giochi” sono sfide con difficoltà crescenti, poste in competizioni individuali o collettive, perché il raffronto con i propri risultati precedenti o i risultati di altri Ethical Hacker sproni ad elevare le proprie capacità offensive.
Si può iniziare con esercitazioni semplici, per allenare la mente e lo spirito di osservazione, con competizioni di tipo natura enigmistica e sulla conoscenza teorica, oppure scegliere di accedere da subito alle sfide più ardue. È solo una questione di coraggio.
La vocazione in qualche modo ancora “didattica” della piattaforma è invece rappresentata da una particolare categoria di sfide, che abbiamo definito “campi di gioco”, in cui le singole sfide verranno palesemente poste in correlazione con gli argomenti delle lezioni di CybersecurityUp, rappresentandone così un ulteriore eserciziario: questa è la espressione più alta del progetto HackMeUp nell’intento di accompagnare per mano i discenti di CybersecurityUp fino alla professione.
Ovviamente si tratta di sfide, queste, in qualche modo guidate, perché è già noto chi sia “il colpevole”, ma non per questo perdono di importanza per tutti coloro che non hanno ancora ben chiaro specifiche tecniche e procedure e che grazie a queste sfide potranno far proprie.
I livelli più avanzati rappresentano invece la volontà di realismo dell’allenamento, togliendo ogni rete di protezione. Nulla ha più il sapore della didattica. Tutto è volontariamente calato un un’ambientazione aziendale quale quella che, verosimilmente, verrà affrontata nel futuro professionale. Non ci sono singole macchine da affrontare, ma ecosistemi anche complessi, in cui è necessario immaginare e costruire una propria strategia di attacco, senza conoscere preventivamente le singole tecniche applicabili, il loro ordine di esecuzione, i loro obiettivi singolari.
Si avrà a che fare con molteplici sistemi, reti più o meno complesse, percorsi di attacco semplici o intricati; le tecniche da dover porre in campo sono numerose: dallo sfruttamento di servizi e protocolli al movimento laterale, dal pivoting all’elevazione del privilegio, da attacchi a software tradizionali a quelli contro applicazioni web. La lista è lunga e non sarà facile per lo sfidante scegliere quale sia la combinazione vincente, esattamente come negli attacchi in natura.
A soluzione trovata, o in caso di resa, si potrà avere un raffronto con una soluzione guidata in video, con riferimenti documentali per le lezioni nei corsi CybersecurityUp che affrontino le tecniche utilizzate, così come riferimenti a standard internazionali per le tecniche di attacco da porre in essere (MITRE ATT&ACK) e vulnerabilità presenti (CWE e CVE) da sfruttare e tanta altra documentazione per corroborare le conoscenze anche teoriche.
Buona sfida a tutti!
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Redazione
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