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Crowdstrike

L’azienda siderurgica italiana Gruppo Beltrame è stata vittima del ransomware LockBit

Redazione RHC : 15 Febbraio 2023 08:28

  

Il gruppo Beltrame, una nota azienda siderurgica italiana con sede a Vicenza, ha reso noto di essere stata colpita da un attacco informatico avvenuto l’11 di febbraio.

Subito dopo che l’azienda è venuta a conoscenza dell’incidente ha attivato tutti i protocolli di sicurezza, e ha riportato quanto segue in un comunicato aziendale:

“Una task force dedicata, con il supporto di esperti di cybersecurity ha intrapreso ogni azione volta a minimizzare l’impatto, identificare le cause e adottare le azioni risolutive. È in corso un’indagine per verificare se siano stati compromessi dati personali”

Immediatamente sono stati allertati il Garante per la Protezione dei Dati Personali oltre ad effettuare la denuncia alle autorità competenti.

Poco dopo della pubblicazione del presente articolo, arriva la rivendicazione della cybergang Lockbit che ha fissato il countdown a 6 giorni. Infatti la data di pubblicazione dei dati è stata fissata per il 21 di febbraio alle ore 23:04 (orario UTC).

Rivendicazione dell’attacco sul data leak site (DLS) di Lockbit

Come sanno i nostri lettori, la pubblicazione del countdown da parte di LockBit, avviene per generare pressione nei confronti dell’azienda violata e indurla ad effettuare il pagamento del riscatto. Pena la pubblicazione dei dati all’interno delle underground.

Il gruppo Beltrame è oggi il leader europeo nella produzione di laminati commerciabili. È composto da diverse strutture, in tutta Europa.

Gli stabilimenti, con una capacità produttiva di circa 3 milioni di tonnellate, comprendono tre acciaierie a forni elettrici e undici laminatoi. La distribuzione geografica del gruppo è particolarmente vantaggiosa rispetto alle aree di consumo dei prodotti e di approvvigionamento delle materie prime.

Il gruppo Beltrame è presente, commercialmente, in tutti i mercati europei e nel bacino del Mediterraneo attraverso società collegate, agenti o forze di vendita interne che sono costantemente in contatto con i clienti e con i principali utenti diretti.

Attualmente più di duemila dipendenti lavorano per il gruppo.

RHC monitorerà l’evoluzione della vicenda in modo da pubblicare ulteriori news sul blog, qualora ci fossero novità sostanziali. Nel caso in cui l’azienda voglia fornire una dichiarazione a RHC, saremo lieti di pubblicarla con uno specifico articolo dando risalto alla questione.

Qualora ci siano persone informate sui fatti che volessero fornire informazioni in modo anonimo possono accedere utilizzare la mail crittografata del whistleblower.

Conosciamo il ransomware LockBit

Il ransomware, è una tipologia di malware che viene inoculato all’interno di una organizzazione, per poter cifrare i dati e rendere indisponibili i sistemi. Una volta cifrati i dati, i criminali chiedono alla vittima il pagamento di un riscatto, da pagare in criptovalute, per poterli decifrare.

Qualora la vittima non voglia pagare il riscatto, i criminali procederanno con la doppia estorsione, ovvero la minaccia della pubblicazione di dati sensibili precedentemente esfiltrati dalle infrastrutture IT della vittima.

Per comprendere meglio il funzionamento delle organizzazioni criminali all’interno del business del ransomware as a service (RaaS), vi rimandiamo a questi articoli:

LockBit è una cyber gang criminale che adotta il modello ransomware-as-a-service (RaaS), anche se la sua struttura presenta variazioni che la differenziano da un tipico modello di affiliazione.

LockBit ransomware è un malware progettato per bloccare l’accesso degli utenti ai sistemi informatici in cambio di un pagamento di riscatto. Questo ransomware viene utilizzato per attacchi altamente mirati contro aziende e altre organizzazioni e gli “affiliati” di LockBit, hanno lasciato il segno minacciando le organizzazioni di tutto il mondo di ogni ordine e grado.

Si tratta del modello ransomware-as-a-service (RaaS) dove gli affiliati depositano del denaro per l’uso di attacchi personalizzati su commissione e traggono profitto da un quadro di affiliazione. I pagamenti del riscatto sono divisi tra il team di sviluppatori LockBit e gli affiliati attaccanti, che ricevono fino a ¾ dei fondi del riscatto.

E’ considerato da molte autorità parte della famiglia di malware “LockerGoga & MegaCortex”. Ciò significa semplicemente che condivide i comportamenti con queste forme consolidate di ransomware mirato ed ha il potere di auto-propagarsi una volta eseguito all’interno di una rete informatica.

LockBit è una cyber gang che restite da molto tempo nel mercato delle affiliazioni RaaS rinnovandosi costantemente. Ha iniziato le sue operazioni a settembre 2019 chiamandosi ABCD per poi cambiare il suo nome in Lockbit. Successivamente il marchio è stato rinominato in LockBit 2.0 apportando diverse novità e a giugno 2021, sono stati apportati dei cambiamenti introducendo la piattaforma Lockbit 3.0.

LockBit 3.0 introduce diverse novità, come una piattaforma di bug-hunting relativa alle infrastrutture utilizzate dalla gang, l’acquisto di criptovaluta, una nuova sezione per gli affiliati e ulteriori modi per monetizzare che possono essere sintetizzate in:

  • Estensione del “countdown”: la vittima può pagare dei soldi per estendere il countdown per la pubblicazione dei dati;
  • Distruzione di tutte le informazioni: la vittima può pagare per distruggere tutte le informazioni esfiltrate dalla sua organizzazione;
  • Download dei dati in qualsiasi momento: la vittima può pagare per ottenere l’accesso al download esclusivo di tutti i dati esfiltrati dell’azienda.

Ovviamente il costo per ogni tipologia di “servizio” è differente e si può pagare in Bitcoin o in Monero.

Le vittime di LockBit in Italia

Lockbit, ha già colpito numerose organizzazioni sia pubbliche che private in Italia, in tutte e tre le varianti ransomware rilevate.

Facendo riferimento alle organizzazioni private delle quali abbiamo parlato su Red Hot Cyber troviamo:

Invece per quanto concerne le azienda pubbliche abbiamo:

Come proteggersi dal ransomware

Le infezioni da ransomware possono essere devastanti per un’organizzazione e il ripristino dei dati può essere un processo difficile e laborioso che richiede operatori altamente specializzati per un recupero affidabile, e anche se in assenza di un backup dei dati, sono molte le volte che il ripristino non ha avuto successo.

Infatti, si consiglia agli utenti e agli amministratori di adottare delle misure di sicurezza preventive per proteggere le proprie reti dalle infezioni da ransomware e sono in ordine di complessità:

  • Formare il personale attraverso corsi di Awareness;
  • Utilizzare un piano di backup e ripristino dei dati per tutte le informazioni critiche. Eseguire e testare backup regolari per limitare l’impatto della perdita di dati o del sistema e per accelerare il processo di ripristino. Da tenere presente che anche i backup connessi alla rete possono essere influenzati dal ransomware. I backup critici devono essere isolati dalla rete per una protezione ottimale;
  • Mantenere il sistema operativo e tutto il software sempre aggiornato con le patch più recenti. Le applicazioni ei sistemi operativi vulnerabili sono l’obiettivo della maggior parte degli attacchi. Garantire che questi siano corretti con gli ultimi aggiornamenti riduce notevolmente il numero di punti di ingresso sfruttabili a disposizione di un utente malintenzionato;
  • Mantenere aggiornato il software antivirus ed eseguire la scansione di tutto il software scaricato da Internet prima dell’esecuzione;
  • Limitare la capacità degli utenti (autorizzazioni) di installare ed eseguire applicazioni software indesiderate e applicare il principio del “privilegio minimo” a tutti i sistemi e servizi. La limitazione di questi privilegi può impedire l’esecuzione del malware o limitarne la capacità di diffondersi attraverso la rete;
  • Evitare di abilitare le macro dagli allegati di posta elettronicaSe un utente apre l’allegato e abilita le macro, il codice incorporato eseguirà il malware sul computer;
  • Non seguire i collegamenti Web non richiesti nelle e-mail;
  • Esporre le connessione Remote Desktop Protocol (RDP) mai direttamente su internet. Qualora si ha necessità di un accesso da internet, il tutto deve essere mediato da una VPN;
  • Implementare sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e Web Application Firewall (WAF) come protezione perimetrale a ridosso dei servizi esposti su internet.
  • Implementare una piattaforma di sicurezza XDR, nativamente automatizzata, possibilmente supportata da un servizio MDR 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo di raggiungere una protezione e una visibilità completa ed efficace su endpoint, utenti, reti e applicazioni, indipendentemente dalle risorse, dalle dimensioni del team o dalle competenze, fornendo altresì rilevamento, correlazione, analisi e risposta automatizzate.

Sia gli individui che le organizzazioni sono scoraggiati dal pagare il riscatto, in quanto anche dopo il pagamento le cyber gang possono non rilasciare la chiave di decrittazione oppure le operazioni di ripristino possono subire degli errori e delle inconsistenze.

La sicurezza informatica è una cosa seria e oggi può minare profondamente il business di una azienda.

Oggi occorre cambiare immediatamente mentalità e pensare alla cybersecurity come una parte integrante del business e non pensarci solo dopo che è avvenuto un incidente di sicurezza informatica.

Redazione
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