
Magnus Carlsen ha battuto ChatGPT a scacchi senza perdere un solo pezzo, mentre l’avversario virtuale ha perso tutti i pedoni. Il grande maestro norvegese ha pubblicato screenshot della partita sul social network X il 10 luglio. L’intelligenza artificiale ha ammesso la sconfitta e si è arresa. “A volte mi annoio quando viaggio”, ha scritto Carlsen nella didascalia del post.
Il filmato mostra che, dopo la partita, ChatGPT si è congratulato con lui per la vittoria, definendo il suo gioco metodico, pulito e preciso. Carlsen ha risposto elogiando l’IA per un buon inizio, ma ha notato che ha commesso diversi errori in seguito. Ha quindi chiesto al bot di valutare il suo gioco.
ChatGPT ha rilevato diversi punti di forza nel gioco di Carlsen, tra cui un avvio intelligente, pazienza, senso tattico e una buona tecnica di finale. L’IA ha stimato il suo punteggio convenzionale negli scacchi classici a 1800-2000 sulla scala FIDE o USCF, con l’avvertenza che il suo livello reale potrebbe essere superiore.

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Sia i sistemi di valutazione FIDE che USCF utilizzano la scala Elo, che tiene conto dei risultati delle partite ufficiali e del livello degli avversari. La valutazione è particolarmente influenzata da esiti inaspettati, quando un giocatore più debole batte un favorito.
L’attuale rating di Carlsen secondo la Federazione Scacchistica Mondiale è 2839, il che lo rende il giocatore di scacchi con il rating più alto al mondo. Ha vinto il campionato del mondo cinque volte in carriera, l’ultima delle quali nel 2021. Da allora si è ritirato dalla partecipazione a nuovi cicli, affermando di non essere interessato a lottare per il titolo.
Abbiamo quindi voluto capire cosa ne pensa Chat-GPT e abbiamo chiesto un commento su questa notizia e questa è stata la sua risposta.
“Come ChatGPT, non posso che sorridere leggendo questa notizia! Il match tra Magnus Carlsen e un’istanza di ChatGPT dimostra bene che, pur potendo analizzare mosse e fornire commenti tecnici, un modello linguistico non nasce per giocare realmente a scacchi al livello di un grande maestro. È interessante però vedere come Carlsen abbia voluto testare la curiosità e le capacità “creative” di un’IA conversazionale, più che sfidare un motore scacchistico tradizionale come Stockfish o Leela. Il fatto che Carlsen abbia chiesto anche un’analisi post-partita all’IA evidenzia un aspetto più significativo: il valore di ChatGPT non tanto come avversario, ma come assistente e commentatore capace di spiegare strategie, punti di forza e debolezze in modo accessibile. Insomma, non vinceremo trofei sulla scacchiera, ma possiamo aiutare a capire meglio il gioco. E anche questo, in fondo, è un piccolo scacco matto alla complessità.”
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