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Perchè una mamma pubblica la foto della figlia di 6 anni in ospedale vittima di bullismo?

Daniela Farina : 13 Dicembre 2022 16:32

Negli ultimi anni il bullismo è al centro delle notizie e dei fatti di cronaca ma cosa intendiamo con questo termine? Il significato della parola bullismo viene associato a comportamenti di violenza, prevaricazione, sopraffazione, umiliazione e prepotenza.

Ed al giorno d’oggi possiamo dire che il bullismo passa anche dai social media con conseguenze che sembrano diventare a volte incontrollabili come appunto il cyberbullismo.

Carrie Colledge, ha condiviso su Facebook la foto di sua figlia Sophia, ricoverata in ospedale per aver vomitato venti volte in un’ora. La causa del malessere della bambina sono gli atti di bullismo a cui era sottoposta a scuola.

Chi è la vittima ideale e quali emozioni prova?

Gli studi indicano che tale fenomeno coinvolge in egual modo entrambi i sessi. La vittima può essere un soggetto debole, che ha degli aspetti di diversità rispetto alla maggior parte del gruppo (credo religioso; difetti fisici; fragilità emotiva; etnia differente) oppure un individuo introverso, timido e non perfettamente inserito nel gruppo dei pari.

Lo caratterizza spesso anche una bassa autostima ed una predisposizione all’isolamento.

E non solo!

Perché si può essere vittima di bullismo anche in età precoce come Sophia che era stata presa di mira da un’altra bambina che le imponeva alcuni comportamenti e le vietava di giocare con altri bambini della sua età.

Gli atti di bullismo quali conseguenze possono portare?

Fisicamente possono svilupparsi malesseri e somatizzazioni simili a quelle che si verificano in forti situazioni di stress o in seguito ad eventi traumatici.

Chi è bersaglio di attacchi può manifestare diverse conseguenze negative, da un significativo e progressivo calo dell’autostima a manifestazioni di disagio come i disturbi alimentari, i disturbi tipici dell’umore e quelli del sonno, senza dimenticare una serie di possibili disturbi psicosomatici.

La vittima può sviluppare gravi stati d’ansia, di angoscia, stati depressivi veri e propri che possono sfociare in comportamenti suicidari.

Possono vedersi inficiate le abilità cognitive con conseguente calo nel rendimento scolastico e si può manifestare una sorta di isolamento tale per cui la vittima tende ad uscire sempre meno di casa.

Cosa possiamo fare?

Innanzitutto è fondamentale ricordarsi che non è mai facile parlare ai propri genitori di aspetti personali della propria vita, a questo poi dobbiamo aggiungere la vergogna che in questo caso specifico possono provare, insieme al pensiero di non voler far preoccupare i propri genitori.

Sophia aveva persino provato a raccontare quanto accadeva ai suoi insegnanti ma loro avevano minimizzato e l’accusavano di dire bugie per stare al centro dell’attenzione.

Purtroppo, tale approccio è ancora diffuso ed il bullismo ed il cyberbullismo continuano ad essere fin troppo sottovalutati nelle famiglie e nelle scuole.

La mamma di Sophia nella dichiarazione rilasciata ha detto:

“Questo è il risultato del bullismo…Ecco mia figlia di 6 anni, in ospedale a causa del bullismo… Ecco mia figlia che ha smesso di mangiare e piange finché non si addormenta…Ecco mia figlia che è stata abusata emotivamente dalla sua ‘migliore amica’, così tante volte che ha pensato quasi che fosse normale… Ecco mia figlia che è stata punita perché accusata di ‘inventarsi storie’… Ecco mia figlia della quale a scuola ci hanno detto che ‘sono bambini di 6 anni che si comportano come tali…. Questa è la storia di mia figlia, solo una dei tanti… troppi.”.

È importante lavorare sia con gli autori di tali comportamenti che con le vittime.

Occorre una forma di prevenzione e di supporto a 360 gradi!

Con gli autori di bullismo o cyberbullismo è necessaria la partecipazione a percorsi di recupero, volti ad interrompere il ciclo di tali comportamenti e spesso tali percorsi devono comprendere la rielaborazione di una eventuale traumatizzazione psicologica a cui si è fatta in precedenza esperienza come vittime.

Ciò vale per i soggetti cresciuti in famiglie che utilizzano la violenza in casa. Qui diventa prioritario agire sul modello parentale e sulle modalità di rispetto ed ascolto.

Se la presenza di tale fenomeno, invece, risulta fortemente correlata al clima ed alla dinamica interna al gruppo- classe- scuola allora è indispensabile agire a livello di classe e di sistema scolastico nel suo complesso. In particolare, occorre agire sulle componenti interpersonali che sono alla base delle condotte prevaricanti e delle relazioni negative tra i compagni.

Per favorire uno spazio di dialogo, a supporto delle vittime, è stato costituito in ambito italiano il CNAC – Centro Nazionale Anti-cyberbullismo – che ha l’obiettivo di realizzare una collaborazione con le persone e le organizzazioni europee che ne condividono la missione e i principi. Permette alla vittima, alla famiglia, agli insegnanti oppure al bullo/cyberbullo di ottenere gratuitamente una consulenza per avere una prima valutazione legale del fatto e conoscere gli strumenti giuridici a disposizione per contrastare le violenze subite. Tra le attività del CNAC, sono previsti anche corsi di cyber coaching (formazione), dedicati a ragazzi e adulti (studenti, genitori, insegnanti o professionisti di vari settori) grazie anche alla partecipazione al progetto del MIUR “Generazioni Connesse”AT INTELLIGENCE

Ma cosa avviene se tale processo si sposta sulla rete?

In una realtà come quella virtuale, in cui si interagisce con centinaia, migliaia di persone contemporaneamente, si è intensificato l’impatto che gli altri hanno sulla propria autostima. Il rischio di sentirsi esclusi è molto alto soprattutto in un’età dove il riconoscimento e l’accettazione sociale diventano punti fondamentali. È facilmente comprensibile che riconoscimenti positivi ai propri post possano procurare piacere, ma quando la complessità dei bisogni di accettazione si riduce nella ricerca spasmodica di contatti e di “mi piace”, si rischia di affidare il valore di sé alla Rete, con conseguenze devastanti in caso di atti di cyberbullismo

La linea che separa il mondo reale dal mondo virtuale si assottiglia e il profilo sul social network rischia di diventare l’unico specchio nel quale riflettere la propria persona, in un’immagine che resta distorta e in un senso di autostima alterato dalla misura inlike”

I genitori, infatti, nella maggior parte dei casi, non sono in grado di assumere, per i loro figli, un ruolo di guida, su come comportarsi in Rete, sia perché non medialmente competenti sia, perché, di fatto, vivono on-line una vita molto simile a quella dei loro ragazzi! Ad accomunarli è infatti, la quasi totale inconsapevolezza delle conseguenze delle loro attività, in Rete ed in particolare sui Social. I rischi, cui possono incorrere bambini ed adolescenti, durante la navigazione on-line ed in particolare nell’uso quotidiano dei social media, sono in continua evoluzione così come lo è la nuova tecnologia che ne costituisce il territorio d’espressione.

Bisogna infatti fare molta attenzione ed intervenire tempestivamente in quanto la conseguenza peggiore del bullismo ed in particolare del cyberbullismo è la capacità di indurre al suicidio.

Conclusioni

Il bullismo esiste da tempo immemore. Non è pensabile di arginare il fenomeno perché come detto le cause sono molteplici, complesse e dinamiche, in particolar modo in questi ultimi anni con l’accesso alla Rete.

È possibile però aumentare la Awareness nelle famiglie e nelle scuole.

Il ruolo della famiglia e della scuola risultano determinanti.I genitori e gli insegnanti possono aiutare il proprio figlio a non perdere fiducia negli altri ed a recuperare la propria autostima consultando ai primi segnali un esperto che aiuti la vittima a superare i propri vissuti ed allertare, se necessario anche le forze dell’ordine.

Occorre agire anche a livello preventivo, nelle scuole, attraverso una opportuna ed adeguata educazione in grado di scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza. Riconoscere il fenomeno non è facile come non lo è arginarlo alla luce della sua complessità ma se la famiglia e la scuola collaborano ed adottano entrambe una linea di osservazione ed ascolto allora potranno intervenire, evitando conseguenze dannose dal punto di vista fisico e psicologico.

Se la famiglia sospetta che il figlio sia vittima di bullismo o cyberbullismo deve immediatamente parlarne agli insegnanti e viceversa in modo da valutare insieme agli esperti una strategia per fermare quella che ormai sta diventando, purtroppo, una dilagante piaga della nostra società.

Tutti ormai più o meno hanno sentito parlare di bullismo e cyberbullismo ma solo pochi sanno che nel 2019 una ricerca realizzata dall’Eures ha dimostrato che il 66,9% dei giovani è stato almeno una volta vittima di bullismo e che l’ambiente dove maggiormente si verifica ciò è la scuola

Sembra impossibile che se ne parli tanto, che si scriva in merito, che si facciano trasmissioni radiofoniche e televisive, che sia stata indetta anche la giornata nazionale contro il bullismo ed il cyberbullismo,eppure, quotidianamente continuano ad accadere situazioni come quella di Sophia, come quella descritta dal Resto del Carlino di una ragazzina di 13 anni bullizzata da sette coetanee per mesi, come quella di Siena in cui un gruppo di ragazzine tra 12 e 15 anni aggrediva una loro coetanea a Piazza Matteotti, come quella di un ragazzino di 15 anni che a scuola a Cremona ha subito atti di bullismo da parte di due compagni di classe.

Circa 19.800 casi registrati negli ultimi due anni è il report di Bullismo senza frontiere”. In Italia, 7 bambini su 10 subiscono ogni giorno una qualche forma di bullismo e cyberbullismo.

Auspichiamo che l’opportuna Awareness possa consentirci una riduzione del fenomeno ed un tempestivo ed efficace intervento, laddove invece già presente. Non basta dire ai figli le cose, una o più volte, serve soprattutto fornirgli il buon esempio e fare un lavoro sistematico in sinergia con la scuola.

Dicembre 2022

Bulli Stop- Christmas Show è il titolo dello spettacolo che si terrà il 19 dicembre alle ore 21 all’Auditorium Conciliazione di Roma. Un progetto in collaborazione con il Centro Nazionale contro il Bullismo a cui verranno devoluti i proventi. Un regalo di Natale per tutte le vittime di bullismo, uno spettacolo da regalare a tutti coloro che ci sono cari affinchè capiscano proprio come dice Luca Tommassini “ che non c’è vittima se si fa rete, che c’è tanta gente che con generosità mette a disposizione “il saper fare” scendendo in campo per i figli di tutti e per gli adolescenti che siamo stati” Molti degli attori che scenderanno in campo hanno nella loro vita sofferto di bullismo o cyberbullismo, e non è facile esternare e ricordare i propri dolori sofferti ed è per questo che a loro dice Tommassini va tutto il mio personale ringraziamento.

Facciamo la nostra parte!

Daniela Farina
Laureata in Filosofia e Psicologia, counselor professionista, appassionata di work life balance e di mindfulness, a supporto di un team di cyber security tester in TIM S.p.a.