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Procedure di emergenza per la ISS a causa di un test missilistico russo

Roberto Campagnola : 25 Novembre 2021 09:14

Autore: Roberto Campagnola
Data Pubblicazione: 18/11/2021

Nella giornata di lunedì 15 novembre l’equipaggio della ISS ha ricevuto l’ordine di ripararsi nelle capsule attraccate e di chiudere i boccaporti, in via precauzionale a causa del passaggio ravvicinato di alcuni detriti.

Già nel pomeriggio sono arrivati i primi chiarimenti e le prime analisi quando lo US Space Command ha comunicato di essere a conoscenza di un “evento” che ha generato una nuvola di detriti spaziali. Le prime voci non confermate parlavano di un test missilistico russo di un arma antisatellite. Inizialmente il governo russo ha smentito la notizia ma nella giornata del 16 è arrivata la conferma.

Un satellite obsoleto per ELINT, reliquia dell’Unione Sovietica, è stato abbattuto da un missile, probabilmente un nuovo sistema d’arma in fase di test. Già nella giornata del 15 analisti civili avevano riportato notizie del lancio di un missile Nudol dal cosmodromo di Plesetzk.

Il bersaglio era un satellite modello Kosmos 1408 (conosciuto anche come Tselina-d), con una massa di circa 2 tonnellate, posto ad una quota di circa 480 km; l’esplosione ha portato alla formazione di migliaia di frammenti di dimensioni variabili.

Bisogna sottolineare che i frammenti con dimensioni superiori a 10 cm possono essere tracciati da terra mediante sistemi radar, ma i frammenti con diametro minore non risultano rilevabili, e risultano quindo ancora più pericolosi.

La nube di frammenti del satellite, per conservazione della quantità di moto, mantiene nell’insieme la stessa velocità del satellite esploso e continua nella sua orbita, anzi per effetto dell’urto e dell’esplosione può estendersi a varie quote.

Per le leggi della meccanica orbitale, a quella quota il satellite aveva una velocità di circa 27000 km/h. Il risultato sono quindi migliaia di frammenti che rimangono in orbita alla stessa velocità, e che possono avere effetti catastrofici in caso di collisione con la Stazione Spaziale Internazionale. In questo tweet possiamo vedere gli effetti delle collisioni spaziali con frammenti di pochi grammi:

La nube di frammenti, intersecando in parte il piano orbitale della ISS, che si trovava ad una quota di 420 km, ha costretto gli astronauti e i cosmonauti russi a rifugiarsi nelle capsule Crew Dragon e Soyuz, e avviare le procedure per una possibile collisione.

Lo US Space Command e la NASA hanno definito sconsiderato l’operato dei russi:

(https://www.nasa.gov/press-release/nasa-administrator-statement-on-russian-asat-test/ ), da parte sua l’agenzia spaziale Roscosmos, che inizialmente non sembrava essere al corrente dell’iniziativa del ministero della difesa russo, ha affermato che la sicurezza della ISS non è mai stata messa in pericolo e che i frammenti non costituiranno un pericolo e che tutte le procedure di sicurezza sono state rispettate; una ulteriore conferma della distruzione del satellite è giunta anche dalle autorità militari russe insieme alla rassicurazione che i frammenti non rappresenteranno un problema per le future attività.

Bisogna dire che in precedenza altre nazioni hanno condotto test su sistemi d’arma antisatellite, (a quote meno densamente occupate da altri satelliti, per evitare un effetto-cascata in caso di collisioni accidentali, e sopratutto non nella fascia orbitale della ISS) e che i russi erano sicuramente a conoscenza della dinamica orbitale della Stazione.

Tuttavia proprio la conferma e la rassicurazione della autorità russe, per quanto di circostanza, potrebbero dare forma ad un ennesimo “messaggio” che ben si adatta al periodo attuale, un periodo che ha molte somiglianze con il periodo della guerra fredda conclusa da appena un trentennio: sono sempre in grado di abbattere un satellite, hanno mezzi nuovi e tecnologie per farlo.

Fonti:

Us Space Command,

Leolabs: https://twitter.com/LeoLabs_Space/status/1460295107152949256

Paolo Attivissimo: https://attivissimo.blogspot.com/2021/11/follia-russa-nello-spazio-unarma.html

Roberto Campagnola
Laureato in fisica delle particelle, attualmente assegnista di ricerca presso i Laboratori Nazionali di Frascati-INFN e il CERN, si occupa dell’upgrade dell’esperimento CMS – Compact Muon Solenoid per il Large Hadron Collider.