Aniello Giugliano : 11 Febbraio 2025 07:13
La privacy negli Stati Uniti è un tema di dibattito costante, soprattutto nell’era digitale. La Corte Suprema ha avuto un ruolo centrale nell’interpretazione del Quarto Emendamento, che protegge i cittadini da perquisizioni e sequestri irragionevoli.
Tuttavia, con l’avanzare della tecnologia, la sorveglianza di massa si è evoluta, sollevando interrogativi sul bilanciamento tra sicurezza nazionale e diritti individuali. In questo contesto, il Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) e, in particolare, la sua Sezione 702, introdotta con il FISA Amendments Act del 2008, sono strumenti legislativi controversi che influenzano la privacy negli USA e nelle sue zone di influenza.
Ma cosa vuol dire tutto questo per i cittadini americani e per gli europei che utilizzano sistemi e software di aziende statunitensi?
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Il Quarto Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti stabilisce che:
“Il diritto dei cittadini di godere della sicurezza personale, della loro casa, delle loro carte e dei loro beni, nei confronti di perquisizioni e sequestri ingiustificati non potrà essere violato; e non si emetteranno mandati giudiziari se non su fondati motivi sostenuti da giuramento o da dichiarazione solenne e con descrizione precisa del luogo da perquisire e delle persone da arrestare o delle cose da sequestrare.“
Storicamente, la Corte Suprema ha interpretato il Quarto Emendamento in base alle esigenze del tempo. Con l’avvento di Internet e delle telecomunicazioni digitali, la sfida è definire se e come la raccolta di dati elettronici rientri nelle protezioni costituzionali.
Il Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) è stato introdotto nel 1978 per regolamentare la sorveglianza sulle attività di spionaggio e terrorismo straniero. Questo atto ha istituito la Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC), un tribunale segreto che approva richieste di sorveglianza per motivi di sicurezza nazionale. Il FISA è stato più volte aggiornato, in particolare dopo l’11 settembre 2001, per adeguarsi alle nuove minacce globali e all’espansione delle tecnologie di sorveglianza.
La Sezione 702 del FISA Amendments Act del 2008 è un’importante autorità di raccolta di intelligence che consente alla Intelligence Community (IC) di raccogliere, analizzare e condividere informazioni di intelligence su minacce alla sicurezza nazionale. La Sezione 702 autorizza la raccolta mirata di informazioni su soggetti stranieri, esclusivamente non cittadini statunitensi, ritenuti essere al di fuori del territorio degli Stati Uniti.
La Sezione 702 del FISA stabilisce criteri stringenti per determinare chi può essere soggetto a sorveglianza, garantendo al contempo la protezione della privacy dei cittadini statunitensi e di chiunque si trovi nel Paese. La normativa consente il monitoraggio esclusivamente di individui non statunitensi situati all’estero, ritenuti coinvolti in attività rilevanti per la sicurezza nazionale. Questo include soggetti che potrebbero possedere, ricevere o trasmettere informazioni sensibili relative a terrorismo, spionaggio o proliferazione di armi di distruzione di massa. L’obiettivo è prevenire potenziali minacce globali attraverso un’attività di intelligence mirata.
D’altra parte, la legge vieta categoricamente la sorveglianza di cittadini statunitensi, indipendentemente dalla loro posizione geografica, così come di qualsiasi persona fisicamente presente negli Stati Uniti. Inoltre, è proibito il cosiddetto “reverse targeting”, ovvero l’uso della sorveglianza di un soggetto straniero con l’intento di raccogliere informazioni su un cittadino statunitense o su una persona che si trovi nel territorio americano. Questo principio è essenziale per garantire che le attività di intelligence non violino le protezioni costituzionali previste dal Quarto Emendamento.
Nonostante la sua utilità nella lotta al terrorismo e nella protezione della sicurezza nazionale, questa disposizione legislativa ha sollevato non poche critiche per le sue implicazioni sulla privacy e i diritti civili.
Uno dei principali problemi riguarda la possibilità che, nel corso delle attività di sorveglianza, vengano raccolti incidentalmente dati di cittadini statunitensi. Sebbene la legge preveda procedure di minimizzazione per limitare l’uso improprio di tali informazioni, gruppi per i diritti civili denunciano che le forze dell’ordine potrebbero accedervi senza un mandato, aggirando così le garanzie previste dal Quarto Emendamento. Inoltre, la mancanza di trasparenza nelle decisioni della FISC e l’assenza di un controllo pubblico diretto alimentano timori su un potenziale abuso del potere di sorveglianza.
Alcuni critici sostengono che l’uso delle informazioni raccolte potrebbe andare oltre il contrasto al terrorismo e alla sicurezza nazionale, entrando in ambiti come le indagini penali interne senza le dovute garanzie procedurali. Queste preoccupazioni hanno acceso un intenso dibattito sulla necessità di riformare la normativa introducendo controlli più stringenti e maggiore supervisione.
Negli anni, la Sezione 702 del FISA ha ricevuto critiche non solo da gruppi per i diritti civili, ma anche da colossi della tecnologia. Nel 2017, aziende come Google, Microsoft, Facebook ed Amazon hanno inviato una lettera al Congresso chiedendo una riforma della normativa per garantire maggiore trasparenza e protezione della privacy.
Nella lettera, le aziende hanno evidenziato cinque aspetti chiave da migliorare:
Anche dal lato politico ci sono state critiche forti contro la Sezione 702, in particolare dal senatore Ron Wyden, da sempre un sostenitore delle libertà civili. Wyden ha più volte denunciato gli abusi della sorveglianza senza mandato, evidenziando come il rinnovo della Sezione 702 avvenga ogni volta senza un dibattito pubblico adeguato.
Dopo l’ennesima proroga della legge, il senatore ha dichiarato:
“Il Senato ha atteso fino all’ultimo minuto per approvare in tutta fretta il rinnovo della sorveglianza senza mandato, nel cuore della notte. Ma non mi arrenderò. Il popolo americano sa che la riforma è possibile e che non è necessario sacrificare la libertà per avere sicurezza.”
Wyden ha inoltre sottolineato che, nonostante le promesse di riforma, emergono continuamente nuovi casi di abusi e violazioni, alimentando la sfiducia nei confronti del programma di sorveglianza.
Nonostante le pressioni delle Big Tech e del senatore Wyden per un maggiore equilibrio tra sicurezza e tutela della privacy, le loro richieste non hanno portato alle riforme auspicate, e la normativa è stata rinnovata più volte senza cambiamenti sostanziali.
Nel corso degli anni, diversi gruppi per i diritti civili hanno contestato la costituzionalità di questa normativa sulla sorveglianza. La Corte Suprema, pur non avendo ancora emesso una decisione definitiva in merito, ha progressivamente riconosciuto l’importanza di adattare il Quarto Emendamento al contesto digitale, come dimostrato nei casi Carpenter v. United States (2018) e Riley v. California (2014).
Il dibattito sulla privacy negli Stati Uniti continua a evolversi di pari passo con i progressi tecnologici e le nuove sfide legate alla sicurezza nazionale. Da un lato, le istituzioni governative sostengono che strumenti di sorveglianza avanzati siano essenziali per contrastare minacce globali sempre più sofisticate; dall’altro, attivisti e giuristi avvertono che un’espansione incontrollata della raccolta di dati potrebbe compromettere le libertà civili e creare un pericoloso precedente per il futuro. In un’epoca in cui le informazioni digitali sono al centro della vita quotidiana, il bilanciamento tra privacy e sicurezza si conferma una delle questioni più complesse del nostro tempo. Il ruolo della Corte Suprema e del legislatore sarà cruciale per definire fino a che punto il governo possa spingersi nella sorveglianza senza violare i principi costituzionali, e se le protezioni attuali siano sufficienti a garantire i diritti fondamentali dei cittadini.
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