
Sandro Sana : 20 Marzo 2024 09:56
Recentemente è stata riportato un post all’interno di un noto forum underground che coinvolge l’app di messaggistica Viber. Secondo quanto riportato, un gruppo di hacker palestinesi chiamato “Handala Hack” avrebbe pubblicato degli screenshot dell’interfaccia di amministrazione di Viber, che sarebbe stata acquisita nel 2014 per la cifra di 900 milioni di dollari dalla società giapponese Rakuten. Gli hacker sostengono di aver rubato più di 740 GB di dati dai server dell’azienda, inclusi il codice sorgente di Viber e altre informazioni sensibili.

L’articolo afferma che i dati ottenuti sono attualmente in vendita al prezzo di 8 bitcoin (circa 544.000 dollari). Tuttavia, Viber ha dichiarato ai giornalisti che non sono state trovate prove di alcun accesso non autorizzato ai propri sistemi o di compromissione dei dati degli utenti.
Se le affermazioni degli hacker sono vere, i dati degli utenti potrebbero essere stati compromessi, inclusi i log di accesso e le conversazioni. Questo potrebbe avere conseguenze significative in termini di privacy e sicurezza per gli utenti di Viber. Inoltre, l’acquisizione del codice sorgente potrebbe consentire ad altri di individuare vulnerabilità nel sistema e sfruttarle per scopi malevoli.
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Se i dati degli utenti di Viber fossero compromessi, potrebbero verificarsi diverse conseguenze negative. Analizziamo le informazioni presenti nei documenti per comprendere meglio gli impatti potenziali.
È importante notare che le conseguenze esatte dipendono dalla gravità e dall’estensione della violazione dei dati. Tuttavia, è fondamentale che gli utenti di Viber adottino pratiche di sicurezza robuste, come l’utilizzo di password complesse, l’aggiornamento regolare dell’applicazione e l’attenzione ai messaggi o alle chiamate sospette, al fine di ridurre al minimo il rischio di compromissione dei dati.
Sebbene Viber abbia negato le accuse di accesso non autorizzato e compromissione dei dati, è importante monitorare da vicino gli sviluppi futuri per garantire la sicurezza e la privacy degli utenti.
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Sandro Sana
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