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Analisi dettagliata dell’attacco “Fast Propagating Fake Captcha” e la distribuzione di LummaStealer

Sandro Sana : 7 Marzo 2025 07:14

Negli ultimi anni, il panorama delle minacce informatiche è mutato radicalmente, grazie anche all’evoluzione delle tecniche di attacco e alla crescente diffusione di malware disponibili come Malware-as-a-Service (MaaS). Uno degli esempi più recenti di questa tendenza è LummaStealer, un malware progettato per sottrarre informazioni sensibili dagli endpoint compromessi, in particolare credenziali memorizzate nei browser e portafogli di criptovalute.

Tra ottobre 2024 e febbraio 2025, LummaStealer è stato distribuito attraverso un ingegnoso stratagemma che ha fatto leva su pagine di verifica CAPTCHA false, inducendo le vittime a compiere azioni che hanno portato all’infezione del sistema. Questo articolo analizza in dettaglio il funzionamento dell’attacco, la struttura della minaccia e le misure per mitigarne l’impatto.

Il vettore d’attacco: pagine CAPTCHA fasulle

L’attacco ha preso di mira utenti che navigano su siti web infetti o compromessi da campagne di malvertising (pubblicità malevole). La strategia sfrutta un comportamento ormai consolidato: le persone sono abituate a superare CAPTCHAs per dimostrare di non essere bot, rendendo questa tecnica particolarmente efficace.

Fasi dell’attacco:

  1. Esposizione della vittima
    • L’utente accede a un sito web compromesso o viene reindirizzato tramite pubblicità malevole a una pagina fasulla che richiede la verifica tramite CAPTCHA.
    • Il sito può essere stato manipolato tramite attacchi di watering hole o distribuzione di pubblicità dannose attraverso reti pubblicitarie.
  2. Induzione della fiducia
    • La pagina appare del tutto legittima: utilizza lo stesso stile grafico e il comportamento di un CAPTCHA reale.
    • L’utente, fidandosi della richiesta, interagisce con il CAPTCHA senza sospettare nulla.
  3. Esecuzione dello script malevolo
    • Una volta completato il CAPTCHA, viene eseguito in background uno script offuscato che avvia il download di un payload malevolo.
    • Lo script può sfruttare tecniche di evasione per eludere il rilevamento da parte degli antivirus e dei sistemi EDR (Endpoint Detection and Response).
  4. Download e installazione di LummaStealer
    • Il payload scaricato avvia l’installazione di LummaStealer, spesso senza richiedere interazione diretta dell’utente.
    • Il malware si insedia nel sistema, sfruttando meccanismi di persistenza per rimanere attivo anche dopo un riavvio.
  5. Esfiltrazione dei dati sensibili
    • LummaStealer inizia a sottrarre informazioni salvate nel browser, tra cui password, cookie di sessione, dati delle carte di credito e credenziali di accesso ai servizi online.
    • Vengono prese di mira anche le applicazioni di gestione delle criptovalute, compromettendo i portafogli digitali e consentendo il furto di asset finanziari.
  6. Connessione al server C2 e monetizzazione
    • I dati raccolti vengono inviati a un server di comando e controllo (C2), dove gli attaccanti possono analizzarli e rivenderli nel dark web o utilizzarli direttamente per frodi e accessi non autorizzati.

Indicatori di compromissione (IoC) e infrastruttura della minaccia

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L’attacco è stato tracciato attraverso una serie di domini malevoli, utilizzati sia per distribuire il malware sia per l’esfiltrazione dei dati:

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Grazie al monitoraggio DNS Early Detection di Infoblox, è stato possibile individuare questi domini in media 46,8 giorni prima della loro segnalazione pubblica, consentendo di bloccare molte infezioni prima che avvenissero.

Impatto degli Stealer: perché sono una minaccia così grave?

I malware della categoria Stealer rappresentano una delle minacce più insidiose, poiché rubano informazioni in modo silenzioso e mirato, con impatti devastanti:

  • Compromissione di account sensibili, inclusi quelli aziendali, bancari e amministrativi.
  • Furto di identità digitale e uso fraudolento delle credenziali rubate.
  • Esfiltrazione di criptovalute, con perdite economiche dirette per le vittime.
  • Uso dei cookie di sessione per bypassare l’autenticazione e ottenere accesso a servizi senza necessità di password.

Tecniche MITRE ATT&CK impiegate

L’attacco LummaStealer sfrutta diverse tecniche del framework MITRE ATT&CK, tra cui:

  • T1078 – Uso di credenziali compromesse
  • T1566Phishing
  • T1204 – Esecuzione utente ingannevole
  • T1027 – Offuscamento del codice per eludere i controlli
  • T1134 – Escalation di privilegi tramite manipolazione dei token
  • T1059 – Esecuzione di comandi remoti tramite script dannosi
  • T1102 – Comunicazione con servizi C2 tramite infrastrutture pubblicitarie

Come proteggersi da questa minaccia

Affrontare gli Stealer come LummaStealer richiede un approccio multi-strato che combini prevenzione, rilevamento e risposta rapida.

Strategie di mitigazione:

  1. Monitoraggio DNS: adottare soluzioni che rilevino e blocchino i domini malevoli in fase precoce.
  2. Educazione e consapevolezza: formare gli utenti a riconoscere CAPTCHA sospetti e siti fasulli.
  3. Threat Intelligence: integrare gli Indicatori di Compromissione (IoC) nei sistemi SIEM/SOC per prevenire infezioni.
  4. Autenticazione multi-fattore (MFA): per mitigare il rischio legato al furto di credenziali.
  5. Bloccare gli script non necessari: limitare l’esecuzione di script offuscati può ridurre l’efficacia dell’attacco.
  6. Monitoraggio delle transazioni crypto: implementare alert per attività sospette nei portafogli digitali.

L’attacco Fake CAPTCHA – LummaStealer è un esempio concreto di come i cybercriminali innovino costantemente le loro tattiche per ingannare gli utenti e superare le difese tradizionali. La combinazione di tecniche di ingegneria sociale, adtech malevolo e automazione rende questi attacchi particolarmente difficili da contrastare.

L’adozione di strumenti di threat intelligence avanzati e la collaborazione tra aziende di cybersecurity sono essenziali per fermare queste minacce prima che causino danni significativi.

Per ulteriori dettagli, consulta il report completo su Infoblox Blog.

Sandro Sana
Membro del gruppo di Red Hot Cyber Dark Lab e direttore del Red Hot Cyber PodCast. Si occupa d'Information Technology dal 1990 e di Cybersecurity dal 2014 (CEH - CIH - CISSP - CSIRT Manager - CTI Expert), relatore a SMAU 2017 e SMAU 2018, docente SMAU Academy & ITS, membro ISACA. Fa parte del Comitato Scientifico del Competence Center nazionale Cyber 4.0, dove contribuisce all’indirizzo strategico delle attività di ricerca, formazione e innovazione nella cybersecurity.

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