
I file PDF sono fondamentali nella condivisione dei documenti digitali perché sono comodi e semplici da usare. Però, questa fiducia li ha resi anche un bersaglio facile per i cybercriminali. Secondo i dati recenti, i PDF costituiscono quasi il 30-40% dei file dannosi veicolati via email. Un semplice PDF può nascondere delle minacce sofisticate.
Nell’ambito della cybersecurity, è fondamentale capire come un file apparentemente innocuo possa diventare un’arma. Quali sono gli attacchi noti che hanno sfruttato questo formato? Quali sono le varianti di PDF che risultano più sicure? È buona norma utilizzare degli strumenti affidabili per la gestione dei PDF, come le piattaforme specifiche e sicure con la funzione unisci pdf per combinare i documenti. In questo modo, si riduce il rischio di manipolazioni malevole nelle operazioni più comuni.
In questo articolo, vediamo quali sono le principali tecniche di attacco tramite i PDF, analizziamo dei casi reali e spieghiamo come difendersi considerando i formati PDF più sicuri e le best practice.
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Il formato PDF è nato per garantire una rappresentazione fedele dei documenti su qualsiasi sistema. Col tempo si è arricchito di tante funzionalità avanzate: oggi un PDF può contenere dei moduli compilabili, degli elementi multimediali, degli oggetti 3D e persino degli script JavaScript. Questa versatilità ha un rovescio della medaglia: ciò che migliora l’esperienza utente può essere sfruttato dai malintenzionati. Un PDF manipolato può eseguire del codice arbitrario sul sistema della vittima sfruttando le vulnerabilità del software lettore. Già alla fine degli anni 2000 ci sono stati degli attacchi di questo tipo: ad esempio l’exploit CVE-2010-1240, diffuso via spam, consentiva di infettare il PC all’apertura del PDF installando un trojan botnet.
Un altro aspetto critico è la percezione di sicurezza che circonda i PDF. Molti utenti li considerano più sicuri di un file eseguibile o di un documento Office con macro, e i PDF spesso eludono anche i filtri antispam più basilari. I criminali sfruttano questa fiducia inviando PDF dall’aspetto legittimo (fatture, contratti, moduli) che in realtà celano dei contenuti pericolosi. Da notare che anche i browser web moderni includono dei visualizzatori PDF integrati: una falla in quei componenti potrebbe essere sfruttata inducendo la vittima a visualizzare un PDF malevolo online, senza nemmeno scaricarlo.
Gli aggressori hanno sviluppato varie tecniche per compromettere i sistemi attraverso i file PDF. Di seguito alcune delle più comuni:
Tra gli incidenti documentati più significativi ci sono questi:
Esistono varianti e impostazioni del PDF che offrono più sicurezza. In ambito professionale si fa spesso riferimento al PDF/A, lo standard ISO pensato per l’archiviazione a lungo termine. Il PDF/A impone delle restrizioni rispetto al PDF standard: ad esempio, vieta i contenuti dinamici (video, audio, script) e privilegia la staticità del documento. Un file conforme a PDF/A non può contenere macro o codice eseguibile nascosto, quindi riduce il rischio di attacchi. Convertire un PDF in PDF/A (o generarlo direttamente così) è una buona pratica quando si condividono i documenti in contesti ad alto rischio. In questo modo, gli eventuali elementi pericolosi vengono eliminati.
Un ulteriore accorgimento è l’uso della firma digitale sui PDF. Un documento firmato digitalmente offre delle garanzie di integrità e di autenticità: qualunque modifica malevola del file ne invaliderebbe la firma e, quindi, segnalerebbe che il contenuto è stato alterato.
Infine, ecco alcune best practice per ridurre i rischi nell’uso dei PDF:
Con le giuste precauzioni si può continuare a utilizzare i PDF minimizzando i rischi legati agli attacchi informatici.
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