Redazione RHC : 2 Aprile 2025 14:45
Gli analisti di Sucuri hanno scoperto che gli hacker utilizzano la directory MU-plugins (Must-Use Plugins) di WordPress per nascondere codice dannoso ed eseguirlo senza essere rilevati. La tecnica è stata individuata per la prima volta nel febbraio 2025, ma la sua adozione è in crescita: gli aggressori stanno attualmente sfruttando i plugin MU per lanciare tre diversi tipi di codice dannoso.
Questo genere di plugin sono un tipo speciale di plugin di WordPress che vengono eseguiti a ogni caricamento di pagina e non richiedono l’attivazione nel pannello di amministrazione. Si tratta di file PHP memorizzati nella directory wp-content/mu-plugins/ che vengono eseguiti automaticamente quando la pagina viene caricata e non vengono visualizzati nel pannello di amministrazione nella pagina Plugin, a meno che non venga selezionato il filtro Must-Use.
Tali plugin vengono utilizzati, ad esempio, per applicare regole di sicurezza personalizzate su scala dell’intero sito, migliorare le prestazioni, modificare dinamicamente le variabili e così via. Poiché i plugin MU vengono eseguiti a ogni caricamento di pagina e non compaiono nell’elenco dei plugin standard, possono essere utilizzati per eseguire segretamente un’ampia gamma di attività dannose, tra cui il furto di credenziali, l’iniezione di codice dannoso o la modifica dell’output HTML.
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Gli specialisti di Sucuri hanno scoperto tre payload che gli aggressori inseriscono nella directory MU-plugins:
I ricercatori ritengono che la web shell sia il più pericoloso tra questi esempi, poiché consente agli aggressori di eseguire comandi da remoto sul server, rubare dati e condurre successivi attacchi agli utenti e ai visitatori della risorsa.
Gli altri due tipi di malware hanno maggiori probabilità di danneggiare la reputazione e la SEO di un sito attraverso reindirizzamenti sospetti e tentativi di installare malware sui computer dei visitatori.
Finora i ricercatori di Sucuri non sono riusciti a determinare il metodo esatto con cui sono stati infettati i siti web interessati. Si ritiene che gli aggressori sfruttino vulnerabilità note nei plugin e nei temi di WordPress oppure credenziali di amministratore deboli.
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