Redazione RHC : 14 Luglio 2021 08:42
Ne avevamo parlato, sia della nuova agenzia di sicurezza cibernetica nazionale (ACN) che sta per nascere, e sia della grande gara pubblica sul Cloud che sta per partire.
L’Italia vuole andare in cloud e vuole portarci all’interno i sistemi delle pubblica amministrazione e per essere certa che questo avvenga in totale sicurezza, il controllo spetterà alla neonata Agenzia di cybersicurezza nazionale.
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Questo è stato riportato in un emendamento da parte dei relatori al decreto legge sulla cybersecurity all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Trasporti della Camera, dove l’agenzia provvederà alla qualificazione di tali servizi in linea con quanto previsto nel Recovery plan.
Questo delinea quanto già previsto per il Polo strategico nazionale relativamente ai dati più sensibili, lasciando la porta aperta per una determinata categoria di enti, la possibilità di spostare le proprie infrastrutture in cloud pubblico, a patto di relazionarsi con dei fornitori certificati.
L’Agenzia quindi definirà le caratteristiche di qualità relativamente alla sicurezza informatica che tali fornitori dovranno prevedere e quindi le performance e la scalabilità e la portabilità di tali servizi.
La gara per il cloud pubblico (la “nuvola digitale italiana”) sta entrando nella fase decisiva, dove il governo sta puntando ad una cordata in cui il pubblico ne detenga il controllo. Infatti risulta in pole position Cassa Depositi e Prestiti assieme a Sogei con il supporto di TIM e Leonardo.
Ma come sappiamo, il cloud è un terreno “sdrucciolevole” nel quale occorre destreggiarsi con la massima attenzione, soprattutto quando si parla di dati distribuiti geograficamente ma anche residenti all’interno di infrastrutture di big player americani, come Microsoft, Google o Amazon.
Infatti i tecnici del ministero, hanno attivato dei confronti con i grandi cloud privati extraeuropei (che saranno partner alle cordate italiane) per scongiurare i rischi di interferenze, soprattutto per quanto riguarda le leggi americane come il Cloud Act, ma anche la FISA emendament Act.
Si sta pensando infatti ad una “cloud – region” che sarà collocata in Italia, dove dovranno essere gestite in modo diretto le chiavi crittografiche di sicurezza. Colao in alcune occasioni ha parlato della necessità che “le chiavi di accesso di crittografia siano in controllo pubblico” e gestite direttamente e centralmente dallo stato.
Intanto sono state definite le varie ripartizioni relative alle 281 PA che potranno essere coinvolte nel Polo strategico nazionale dove nel primo gruppo abbiamo:
che devono essere migrate con la massima urgenza perché hanno “data center”considerati non sicuri e altamente critici.
Nel secondo gruppo rientrano invece 13 Pa centrali, tra cui Inps, Inail e alcuni ministeri e nel terzo gruppo ci sono 93 Pa centrali con una domanda non significativa di infrastrutture informatiche e le principali amministrazioni locali.
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