
Redazione RHC : 14 Giugno 2022 22:14
Intel e i ricercatori di UT Austin, UIUC e UW hanno pubblicato oggi dei documenti che delineano la vulnerabilità denominata “Hertzbleed”, la quale consente attacchi side channel che possono potenzialmente rubare chiavi crittografiche AES segrete osservando i meccanismi di frequenza/potenza di aumento della CPU.
Secondo i ricercatori, sia le CPU Intel che le AMD sono interessate, ma AMD non ha ancora emesso un avviso.
La vulnerabilità non ha alcun impatto su tutto il codice crittografico, ma alcune tecniche di mitigazione per i sistemi interessati comportano penalità prestazionali non ancora definite.
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Intel afferma di aver rilevato questa vulnerabilità tramite indagini di sicurezza interne, ma i team di ricerca esterni hanno successivamente divulgato i risultati all’azienda. La divulgazione coordinata di oggi porta la questione agli occhi del pubblico.
Come tutti gli attacchi side-channel, un attacco basato su Hertzbleed ruba i dati osservando o sfruttando un effetto secondario di un’operazione su un sistema.
In questo caso, il tutto avviene osservando la firma della potenza di un determinato carico di lavoro crittografico.
Come per la maggior parte dei carichi di lavoro, la firma di potenza di un carico di lavoro crittografico varia a causa delle regolazioni dinamiche della frequenza di clock boost della CPU durante il carico di lavoro.
Un utente malintenzionato quindi, può convertire tali informazioni sull’alimentazione in dati di temporizzazione, consentendo di rubare le chiavi crittografiche.
La vulnerabilità interessa tutti i processori Intel e AMD Zen 2 e Zen 3, ma non è chiaro se avrà un impatto sul prossimo Zen 4 Ryzen 7000.
Hertzbleed può essere sfruttato da remoto, non richiede l’accesso fisico. È stato provato solo su silicio Intel e AMD. Tuttavia, dovrebbe teoricamente applicarsi a quasi tutte le moderne CPU perché funziona osservando gli algoritmi di alimentazione alla base della tecnica DVFS (Dynamic Voltage Frequency Scaling), un punto fermo dei processori moderni.
In quanto tale, questo non è un attacco specifico della microarchitettura: qualsiasi processore con alimentazione dinamica e gestione termica è potenzialmente interessato. Intel afferma che questo l’ha spinta a condividere i suoi risultati con altri produttori di chip in modo che possano valutare qualsiasi potenziale impatto.
Intel afferma che non pensa che questo attacco sia pratico al di fuori di un ambiente di laboratorio, in parte perché ci vogliono “ore o giorni” per rubare una chiave crittografica.
Inoltre, un exploit basato su questo attacco richiederebbe sofisticate capacità di monitoraggio dell’alimentazione ad alta risoluzione.
Naturalmente, il metodo più diretto per fermare l’attacco è disabilitare completamente Turbo Boost (Intel) o Precision Boost (AMD), ma ciò ha un enorme impatto sulle prestazioni.
Hertzbleed ha ricevuto l’ID Intel-SA-00698 e l’ID CVE-2022-24436 per Intel e CVE-2022-23823 per AMD.
Redazione
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