
Redazione RHC : 2 Dicembre 2024 14:51
Secondo gli esperti di sicurezza, il crash del sito web del Vaticano della scorsa settimana presenta i tratti distintivi di un attacco informatico, evidenziando l’esposizione online del Vaticano alla possibilità di interferenze da parte di malintenzionati.
La maggior parte del sito web del Vaticano è andato in crash il 19 novembre ed è rimasto irraggiungibile per diversi giorni in alcune parti del mondo. Sebbene il Vaticano non abbia confermato l’origine del problema, il portavoce vaticano Matteo Bruni ha lasciato intendere che gli stessi funzionari vaticani sospettano un attacco ai loro server web.
Bruni ha affermato che sui server si è verificato un “numero anomalo di interazioni” che, in combinazione con le contromisure utilizzate, ha portato ad una serie di effetti a cascata sull’infrastruttura IT della Chiesa.
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Gli esperti ritengono che il numero anomalo di interazioni sia coerente con un attacco DDoS, sebbene la fonte di tale attacco non sia chiara. In Vaticano, alcuni hanno sospettato che un attacco informatico potrebbe essere stato programmato per coincidere con la visita in Vaticano del 20 novembre della First Lady ucraina Olena Zelenska.
Se il crash del sito fosse dovuto a un attacco informatico, si tratterebbe dell’ultimo di una lunga serie di attacchi informatici motivati politicamente contro il Vaticano. Nel 2015, i dati personali dei giornalisti della Radio Vaticana e il sito web del Vaticano sono stati hackerati due volte dal gruppo di hacker Anonymous.
Nel 2018, sia il Vaticano che la diocesi di Hong Kong sono stati colpiti dagli hacker RedDelta, presumibilmente sostenuti dal regime cinese, in vista dei colloqui per il rinnovo di un accordo provvisorio sulle nomine episcopali. Nel 2022, invece, il sito web del Vaticano è stato oscurato il giorno dopo che il Papa aveva criticato l’invasione russa dell’Ucraina.
Gli attacchi DDoS sono solitamente condotti tramite bot che portano un server a bloccarsi a causa del volume di richieste. Il loro obiettivo non è accedere a informazioni private, ma semplicemente bloccare un sito Web per impedire agli utenti di utilizzarlo.
Charles Brooks, ex funzionario del DHS e professore di sicurezza informatica alla Georgetown University, ha guidato un gruppo di esperti cattolici in sicurezza informatica che hanno sollecitato la Santa Sede a creare un'”Autorità per la sicurezza informatica del Vaticano” nel maggio 2023, poiché erano preoccupati per le debolezze dell’infrastruttura digitale del Vaticano.
Sebbene gli attacchi DDoS derivino solitamente da attacchi informatici su larga scala, molti esperti ritengono che nel caso del Vaticano sia difficile individuare la fonte degli attacchi a causa della vulnerabilità dei server web. Andrew Jenkinson, CEO dell’azienda britannica di sicurezza informatica CIP, ha dichiarato a The Pillar di aver cercato di mettere in guardia la Santa Sede dalle vulnerabilità della sua sicurezza informatica almeno dal 2020.
Jenkinson ha mostrato a The Pillar un’analisi dei server critici del Vaticano che erano stati segnalati come non sicuri e ha affermato che il DNS (Domain Name System) era esposto. “Quando abbiamo provato ad assisterli nel 2020 e nel 2021, oltre il 90% dei loro siti web risultava Non sicuro. Non ci sono scuse per fallimenti di sicurezza così basilari”, ha detto Jenkinson a The Pillar .
Redazione
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