
Redazione RHC : 22 Novembre 2021 09:04
Autore: Michele Pinassi
Data Pubblicazione: 22/11/2021
Un nuovo portale web chiamato Shindler’s list 2.0, contenente un pratico sistema di ricerca e visualizzazione dei QRCode relativi all’archivio dei 1000 green pass italiani che sta circolando da oltre 10 giorni, è stato pubblicato in rete. E spunta anche un “kit” per chi volesse cimentarsi nel cracking dei certificati DGC…
CVE Enrichment Mentre la finestra tra divulgazione pubblica di una vulnerabilità e sfruttamento si riduce sempre di più, Red Hot Cyber ha lanciato un servizio pensato per supportare professionisti IT, analisti della sicurezza, aziende e pentester: un sistema di monitoraggio gratuito che mostra le vulnerabilità critiche pubblicate negli ultimi 3 giorni dal database NVD degli Stati Uniti e l'accesso ai loro exploit su GitHub.
Cosa trovi nel servizio: ✅ Visualizzazione immediata delle CVE con filtri per gravità e vendor. ✅ Pagine dedicate per ogni CVE con arricchimento dati (NIST, EPSS, percentile di rischio, stato di sfruttamento CISA KEV). ✅ Link ad articoli di approfondimento ed exploit correlati su GitHub, per ottenere un quadro completo della minaccia. ✅ Funzione di ricerca: inserisci un codice CVE e accedi subito a insight completi e contestualizzati.
Se ti piacciono le novità e gli articoli riportati su di Red Hot Cyber, iscriviti immediatamente alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo. La newsletter generalmente viene inviata ai nostri lettori ad inizio settimana, indicativamente di lunedì. |
“La sicurezza è qualcosa che accade tra le tue orecchie, non qualcosa che tieni tra le mani.”
Jeff Cooper
Tralasciando il cattivo gusto di avvicinare i certificati verdi con le tragiche vicende dell’olocausto, è comparso in rete un portale dal titolo “Shindler’s List 2.0“ (l’industriale tedesco a cui probabilmente si sono “ispirati” si chiamava Oskar Schindler, per la cronaca) che pubblica i qrcode dei green pass che sembrano provenire dalla ormai “famosa” collezione di 1003 DGC “italiani” che sta circolando in Rete da qualche giorno e di cui avevo parlato qui.
Qualcuno -e sia il footer che il sorgente della pagina lascerebbe pensare a qualche affiliato di Anonymous– ha costruito un frontend web che visualizza green pass pronti all’uso, con tanto di nome, cognome e data di nascita del proprietario.
Il modulo di ricerca permette di scegliere green pass specifici, ad esempio per nome, cognome o data di nascita (immagino per destare meno sospetti in chi verifica) mentre un link a una cartella condivisa su MEGA.nz invita i visitatori a depositare ulteriori green pass di cui si è in possesso.
Il tutto, giusto per precisarlo, in forma libera e gratuita.
Il sito è ospitato sul network IPFS, un “peer-to-peer hypermedia protocol designed to preserve and grow humanity’s knowledge by making the web upgradeable, resilient, and more open“, probabilmente per renderne difficile sia capirne l’origine che rimuoverlo. Non essendoci inoltre componenti dinamiche, chiunque potrebbe facilmente scaricarlo e attivarlo su altre piattaforme di hosting.
Siamo davanti, probabilmente, a un atto di hacktivismo politico con l’obiettivo di colpire alle fondamenta il sistema di verifica e certificazione di cui i digital green certificates sono lo strumento privilegiato.
Un sistema che, sia per motivi tecnici che normativi, sta mostrando –a mio personalissimo parere– forti limiti e criticità. Secondo il D.P.C.M. 17.06.2021, infatti, l’attività di controllo del green pass (e del documento d’identità) è possibile, attraverso l’app. ufficiale VerificaC19, ai seguenti soggetti:
ma una successiva circolare, del 10 agosto, ha specificato che il controllo del documento di identità era possibile solo in particolari situazioni:
(Ricordo che in caso di palese falso, l’esercente che non controlla il documento d’identità rischia una sanzione da 400 a 1000€ mentre, per l’utente, c’è il reato di falsificazione e truffa)
A questo si aggiunge che per un cliente è molto difficile, se non talvolta impossibile, avere la certezza che l’app che “fotografa” il suo green pass sia quella ufficiale Verifica C19: potrebbe esserne una molto somigliante, ad esempio, ma che memorizza la foto del green pass sullo smartphone per un utilizzo successivo. Non a caso, lo stesso Garante della privacy proprio a inizio Novembre ha avviato una indagine a tal proposito.
Quindi, oltre all’ipotesi che possano esservi state situazioni particolari in cui gli utenti stessi hanno divulgato il proprio certificato (es. inviandolo via posta elettronica a terzi), la possibilità che vi siano state vere e proprie “campagne di raccolta” di green pass da parte di app farlocche è forse l’ipotesi più plausibile davanti a un archivio decisamente sostanzioso, come quello che sta circolando. Tra l’altro, finalmente, anche il Garante della Privacy ha confermato di aver avviato una indagine in merito e di aver “dato mandato al Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza di acquisire gli archivi on line e accertarne la provenienza“.
Tuttavia, a ora, non si ha notizia che questi certificati siano stati inseriti nella blacklist dell’app. VerificaC19, mantenendoli quindi validi e utilizzabili (come qualche giornalista ha dimostrato in questi giorni).Z
Per finire, è stata recentemente pubblicata su un portale di file sharing russo una collezione di sorgenti di alcune app di verifica DGC e documentazione relativa al funzionamento dei certificati verdi, con il dichiarato obiettivo di “rompere” il sistema.
Redazione
Gli esperti del Group-IB hanno presentato un’analisi dettagliata della lunga campagna di UNC2891, che ha dimostrato la continua sofisticatezza degli schemi di attacco agli sportelli bancomat. L’at...

L’azienda israeliana NSO Group ha presentato ricorso contro una decisione di un tribunale federale della California che le vieta di utilizzare l’infrastruttura di WhatsApp per diffondere il softwa...

Una vulnerabilità, contrassegnata come CVE-2025-61757, è stata resa pubblica Searchlight Cyber giovedì scorso. I ricercatori dell’azienda hanno individuato il problema e hanno informato Oracle, c...

Negli ultimi mesi il problema degli insider sta assumendo un peso sempre più crescente per le grandi aziende, e un episodio ha coinvolto recentemente CrowdStrike. La società di cybersecurity ha infa...

La campagna su larga scala TamperedChef sta nuovamente attirando l’attenzione degli specialisti, poiché gli aggressori continuano a distribuire malware tramite falsi programmi di installazione di a...