INPS notizie e assistenti vocali: alcune preoccupazioni lato privacy
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INPS notizie e assistenti vocali: alcune preoccupazioni lato privacy

INPS notizie e assistenti vocali: alcune preoccupazioni lato privacy

Stefano Gazzella : 12 Agosto 2022 08:00

AutoreStefano Gazzella

A giugno l’INPS ha annunciato l’attivazione di un nuovo servizio denominato “INPS notizie” realizzato con un progetto

per l’attuazione del PNRR e mirate a rendere disponibili all’utenza le informazioni e i servizi INPS in una logica multicanale


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con il quale è stata resa disponibile per gli assistenti vocali Alexa e Google Assistant una nuova skill dedicata. La funzione consente di consultare tramite interazione vocale gli comunicati stampa e news pubblicate sul sito.

Sebbene nella presentazione si parli delle ultime 10 notizie, facendo una prova tramite assistente vocale la disponibilità delle notizie è però ben più ampia e consente anche una ricerca.

Ciò pone di conseguenza alcune domande fondamentali circa la quantità dei dati generati dall’utente che verranno raccolti e le modalità di trattamento degli stessi, ma consultando la pagina relativa alla skill di Alexa si può trovare un rinvio ad un’informativa privacy non aggiornata e con riferimento al d.lgs. 196/03 e non riferita a quel tipo di servizio.

Consultando l’informativa presente sul sito dell’INPS non è possibile riscontrare alcun riferimento specifico neanche nel capo dedicato agli “elementi integrativi per utilizzo particolari canali”.

Che fine ha fatto il principio di privacy by design, per cui sin dalla progettazione occorre integrare tutte le misure adeguate per garantire un’efficace attuazione dei principi del GDPR, e dunque anche la trasparenza?

Non solo.

Dal momento che il problema dell’illiceità dei trasferimenti dei dati negli Stati Uniti sussiste ed è noto, la scelta di ricorrere a questo tipo di servizi può far sorgere ulteriori dubbi di opportunità e strategia per l’Ente previdenziale. Dubbi che riguardano anche l’annunciata volontà di “innovazione” in relazione alla quale si potrebbe ulteriormente discutere poiché non è uno strumento a realizzarla.”

Volendo rimanere sulle attività svolte di “ricerca per testo, filtrare le notizie e i comunicati per datafino a che punto c’è una possibilità di tracciamento da parte di Amazon e Google?

Sono state predisposte delle misure per rendere impossibile l’estrazione di un profilo dell’utente in base alla consultazione delle notizie, ad esempio?

Vero, si potrebbe affermare che lo strumento si limita alla sola lettura delle notizie ma così sfuggirebbe la portata innovativa dello stesso e soprattutto il metodo attraverso cui sono stati selezionati i fornitori.

L’augurio è che non si dica che la volontarietà dell’adesione fa salvo il progetto in quanto ogni utente è “libero di utilizzarlo o meno”, poiché la comune criticità dei dubbi vuol insistere più su profili di trasparenza che sono il presupposto della libertà d’impiego di uno strumento in modo consapevole da parte del cittadino digitale.

Ulteriormente, si spera che l’entusiasmo della comunicazione multicanale non voglia estendere ulteriori funzioni quali l’accesso ai servizi propri dell’INPS.

Ironicamente, perché sarebbe piuttosto spiacevole sentirsi rispondere qualcosa di analogo a “I’m sorry, Dave. I’m afraid I can’t do that” nei famigerati clickday in cui le interruzioni di servizio non sono più probabilità ma certezza. Meno ironicamente, per tutti i rischi relativi ad una ben più profonda ed estesa possibilità di tracciamento massivo.

Immagine del sitoStefano Gazzella
Privacy Officer e Data Protection Officer, è Of Counsel per Area Legale. Si occupa di protezione dei dati personali e, per la gestione della sicurezza delle informazioni nelle organizzazioni, pone attenzione alle tematiche relative all’ingegneria sociale. Responsabile del comitato scientifico di Assoinfluencer, coordina le attività di ricerca, pubblicazione e divulgazione. Giornalista pubblicista, scrive su temi collegati a diritti di quarta generazione, nuove tecnologie e sicurezza delle informazioni.

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