
Redazione RHC : 26 Novembre 2021 17:24
Interpol arresta oltre 1.000 sospetti legati alla criminalità informatica
L’Interpol ha coordinato l’arresto di 1.003 persone legate a vari crimini informatici come truffe romantiche, frodi sugli investimenti, riciclaggio di denaro online e gioco d’azzardo illegale.
Questa repressione deriva da un’azione di quattro mesi denominata “Operazione HAEICHI-II”, che si è svolta in venti paesi tra giugno e settembre 2021.
Si tratta dell’Angola, Brunei, Cambogia, Colombia, Cina, India, Indonesia, Irlanda, Giappone, Corea (Rep. di), Laos, Malesia, Maldive, Filippine, Romania, Singapore, Slovenia, Spagna, Thailandia e Vietnam.
Per quanto riguarda l’aspetto finanziario dell’operazione, le autorità hanno anche intercettato quasi 27.000.000 di dollari e congelato 2.350 conti bancari collegati a vari crimini online.
Come precisa l’annuncio dell’Interpol, in HAEICHI-II sono stati identificati almeno dieci nuovi modus operandi criminali, indicativi della natura in evoluzione del crimine informatico.
Un notevole esempio di frode scoperto in HAEICHI-II riguarda un’azienda tessile colombiana ingannata da attori BEC (Business Email Compromise).
Gli autori si sono spacciati per un rappresentante legale della società e hanno chiesto 16 milioni di dollari in due pagamenti di 8.000.000 di dollari da inviare su due conti bancari cinesi.
L’intervento dell’Interpol ha aiutato a recuperare il 94% di tale importo, salvando l’azienda dal fallimento.
In un altro caso, un’azienda slovena è stata ingannata nel trasferire 800.000 dollari su conti di money mule in Cina. L’Interpol ha collaborato con le autorità di Pechino e ha contribuito a restituire l’intero importo alla vittima.
Una tendenza in aumento che gli investigatori hanno notato durante HAEICHI-II è stata l’utilizzo del Squid Game come tema per le campagne di distribuzione di malware.
Gli attori hanno approfittato della popolarità di Netflix per mascherare app contenenti trojan che erano presumibilmente giochi per dispositivi mobili.
In realtà, queste app sottoscrivono automaticamente gli utenti a servizi “premium” e gonfiano le bollette, mentre i loro distributori incassano dalle affiliazioni.
Redazione
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