Redazione RHC : 28 Luglio 2024 18:03
Il produttore cinese di processori Loongson ha rivelato i dati sulle prestazioni dei suoi nuovi chip a 16 core per data center. Si è scoperto che il divario tra i chip del Regno di Mezzo e i loro diretti concorrenti – le soluzioni Intel – non è così grande.
I Loongson 3C6000 sono processori monolitici a 16 core che funzionano sull’architettura proprietaria LA664 (MIPS), motivo per cui è improbabile che appaiano mai nei sistemi consumer basati su Windows o Linux. I chip supportano la tecnologia multi-threading simultaneo (SMT), che aumenta significativamente le prestazioni in una serie di attività, ma le velocità di clock e la dissipazione del calore dei nuovi prodotti non vengono rivelate.
I 3C6000 sono accoppiati con la già obsoleta memoria DDR4-3200 in modalità quad-channel e portano a bordo anche 64 linee PCI-e Gen 4. Inoltre, i processori supportano la tecnologia Loongson Coherent Link, che consente a più chip di scambiare dati ad alta velocità velocità.
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Il produttore stesso afferma che le prestazioni dei nuovi chip saranno al livello della famiglia Intel Xeon Ice Lake-SP, introdotta per la prima volta nel 2021. Presumibilmente, il concorrente diretto del Loongson 3C6000 è l’Intel Xeon Silver 4314, che opera ad una frequenza fino a 3,4 GHz. Tuttavia, gli sviluppatori hanno scelto di non condividere i risultati di test specifici: quasi sicuramente verranno rilevati solo dopo l’ingresso dei processori cinesi sul mercato, previsto per il quarto trimestre del 2024.
Pertanto, in termini tecnici, i processori per server cinesi saranno circa tre generazioni indietro rispetto alle loro controparti “blu”. Tuttavia, la differenza reale potrebbe essere molto maggiore, perché nessuno ha preso in considerazione l’efficienza energetica e le prestazioni dei nuovi chip in una serie di compiti specifici.
Come spesso abbiamo riportato su queste pagine, l’effetto delle sanzioni statunitensi sta alimentando una corsa alla tecnologia proprietaria sia in Russia che in Cina, portando le due superpotenze ad una loro autonomia nel mondo tecnologico.
La Cyber-politica e la sicurezza nazionale oggi è un elemento imprescindibile per ogni regione dello scacchiere geopolitico moderno. Solo il tempo potrà fornirci una chiara indicazione se la politica statunitense basata sulle “sanzioni”, avviata ormai da anni era errata. Infatti per le superpotenze, tali sanzioni hanno fornito traino a stimolare le industrie interne e generare nuove opportunità.
Va da se che ad oggi, l'”autonomia tecnologica” e le “tecnologie domestiche” sono diventati un argomento di importante discussione a livello politico sia in Cina che in Russia, quando altri paesi non sanno neppure l’esistenza del concetto.
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