Redazione RHC : 4 Novembre 2021 09:18
Per le funzioni che la legge gli attribuisce in materia di rapporti con l’estero, il MAECI guida l’azione politico-diplomatica nelle questioni relative allo spazio cibernetico ed ha accompagnato il processo di strutturazione dell’architettura cibernetica nazionale creando presso la DGAP una Unità per le Politiche e la Sicurezza dello Spazio Cibernetico.
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Mentre incidenti, anche di grande portata, hanno messo in evidenza il potenziale distruttivo e i rischi di instabilità insiti nella minaccia cibernetica, la pandemia ha contribuito ad accelerare e rendere molto più attuali processi, confronti e bisogni relativi alla digitalizzazione. Lo spazio cibernetico non rappresenta solo uno dei principali terreni di competizione, ma anche di cooperazione internazionale, oltreché di difesa degli ideali e dei valori di democrazia, stato di diritto, diritti umani e libertà fondamentali, cui l’Italia ispira da sempre la propria azione.
L’Unità opera da un lato per costruire uno spazio cibernetico libero, sicuro, accessibile, rispettoso dei diritti delle persone, foriero di opportunità per tutti, dall’altro per rafforzare i legami internazionali su questa materia. Questa, per la sua forte connotazione tecnologica e di innovazione, contribuisce a creare anche una cornice ideale per la promozione del sistema Paese.
La cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione Europea rappresenta un nodo fondamentale e di significativo spessore per l’Italia. Di seguito alcuni tavoli di lavori principali:
EU’s Cybersecurity Strategy for the Digital Decade: La nuova Strategia Europea si propone di rafforzare la resilienza collettiva dell’Europa contro le minacce informatiche e garantire che tutti i cittadini e le imprese possano beneficiare pienamente dei servizi e strumenti digitali. Tra le azioni prioritarie che il MAECI segue con particolar interesse spiccano: l’attuazione del CyberDiplomacy Toolbox, la promozione del Programme of Action presentato dai Paesi UE in ambito Open Ended Working Group della prima Commissione dell’Assemblea Generale dell’ONU; la promozione di dialoghi e capacity building con Paesi terzi.
EU Cyber Diplomacy Toolbox: una raccolta di strumenti per sistematizzare le possibili azioni diplomatiche a disposizione dell’UE per prevenire o rispondere ad azioni malevole, al fine di mantenere la pace e la stabilità dello spazio cibernetico. Tra queste spicca la possibilità di adottare misure restrittive contro individui o enti ritenuti responsabili di azioni malevole ai danni di uno o più Stati dell’UE.
A partire dal 2004, sei Gruppi di Esperti Governativi (GGE) e un OEWG (Open-ended Working Group, dal 2019) hanno dibattuto e cercato convergenze su diversi aspetti dell’uso delle ICT nel contesto di sicurezza internazionale: norme di comportamento responsabile da parte degli Stati, applicabilità del diritto internazionale allo spazio cibernetico, CBMs, potenziali minacce, capacity building. L’Italia ha preso parte anche al GGE delle Nazioni Unite sugli sviluppi nel campo dell’informazione e delle telecomunicazioni nel contesto della sicurezza internazionale nel biennio 2009-2010. Il primo OEWG (un secondo sta per aprire i suoi lavori) – aperto a tutta la membership ONU – ha terminato i suoi lavori il 12 marzo scorso, adottando un rapporto consensuale che riafferma la cornice sopra richiamata e menziona tra le raccomandazioni un Programme of Action co-sponsorizzata anche dagli Stati membri UE.
Nell’ultimo decennio, la NATO ha cercato di adattare le proprie capacità difensive alla mutevolezza dello spazio cibernetico e le minacce ad esso correlate: nel 2016 ha riconosciuto lo spazio cibernetico come dominio operativo e ha adottato il “Cyber Defence Pledge”, strumento di convergenza degli sforzi dei singoli Alleati in materia di resilienza ad attacchi cyber. Il MAECI è impegnato – per la parte di competenza – nell’attuazione di quanto precede, prende parte al perfezionamento della Guida per la risposta ad attività cibernetiche inferiori alla soglia dell’attacco armato e contribuisce alla previsione di apposite componenti cyber nello svolgimento di esercitazioni di gestione di crisi e altre attività addestrative.
L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ha sviluppato una serie di CBM, volte a fronteggiare le possibili percezioni errate da parte di uno Stato sull’uso delle ICT da parte degli altri Stati, migliorando così la qualità della cooperazione tra gli Stati partecipanti.
Durante la presidenza italiana dell’OSCE nel 2018 l’Italia ha ospitato una Conferenza sulla sicurezza cibernetica, volta a rappresentare una piattaforma di condivisione e scambio di visioni in merito alla sicurezza digitale nella regione, per promuovere la resilienza cibernetica anche attraverso il partenariato pubblico-privato ed analizzare le prospettive fino al 2025.
Fonte
https://www.esteri.it/mae/it/politica_estera/temi_globali/cyber.html
https://www.redhotcyber.com/wp-content/uploads/attachments/bibliografia.pdf
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