Redazione RHC : 1 Settembre 2025 07:21
Negli ultimi anni, le aziende si sono trovate ad affrontare un cambiamento radicale nella gestione della propria sicurezza informatica. La crescente complessità delle infrastrutture digitali, la diffusione del lavoro da remoto, la progressiva adozione del cloud e la digitalizzazione di processi e servizi hanno trasformato il perimetro aziendale in qualcosa di estremamente dinamico e spesso difficile da controllare e forse, addirittura complicato solo comprenderlo. In questo contesto, la semplice adozione di strumenti di protezione non è più sufficiente: è necessario un presidio costante, attivo, capace di reagire in tempo reale e, idealmente, di anticipare le minacce.
È qui che entra in gioco il Security Operations Center o SOC. Una funzione che fino a qualche anno fa era appannaggio esclusivo delle grandi aziende, oggi è diventata una componente critica anche per realtà di medie dimensioni, data l’intensificarsi e la sofisticazione delle minacce cyber. Ma gestire un SOC internamente è tutt’altro che semplice.
Costruire un SOC significa disporre di un’infrastruttura tecnologica altamente specializzata, capace di raccogliere, correlare e analizzare grandi volumi di dati provenienti da endpoint, reti, sistemi e applicazioni. Significa anche dotarsi di strumenti di orchestrazione e risposta automatizzata, di sistemi SIEM aggiornati e integrati con fonti di threat intelligence, e soprattutto, di un team di analisti capaci di interpretare i segnali, distinguere i falsi positivi da indicatori reali di compromissione e intervenire tempestivamente. Il tutto, garantendo copertura continua, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Un obiettivo estremamente oneroso, sotto il profilo sia tecnologico che umano.
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Questa difficoltà oggettiva ha reso sempre più interessante, e in molti casi determinante, l’opzione del SOC gestito, ovvero l’affidamento della gestione della sicurezza a un partner esterno altamente specializzato. A differenza di una soluzione interna, un SOC as a Service consente alle aziende di accedere a una struttura già rodata, dotata di tecnologie avanzate e soprattutto di competenze professionali difficilmente replicabili in house.
Un SOC gestito opera tipicamente con team suddivisi su turni h24, dotati di analisti esperti, threat hunter e incident responder e dispone di playbook di risposta. In più, grazie all’interazione con esperti di threat intelligence che fra le altre attività analizza feed – sia open source che commerciali – riesce a mantenere un livello di allerta aggiornato nel SOC sullo scenario delle minacce globali, intercettando indicatori emergenti anche da fonti non convenzionali come il dark web o i forum underground.
La forza di un SOC gestito risiede anche nell’effetto rete: mentre un SOC interno è esposto solo al proprio contesto, un SOC che gestisce più clienti può riconoscere prima le tendenze comuni, i modelli di attacco ricorrenti e i segnali deboli, grazie alla correlazione trasversale dei dati. Nell’esperienza di Olympos Consulting questo approccio ha permesso di bloccare campagne ransomware ancora in fase preparatoria, grazie alla tempestiva individuazione di indicatori di compromissione visti su altri target. Una serie di tentativi di accesso anomali via VPN, inizialmente considerati di basso impatto, sono stati rapidamente elevati a minaccia concreta dopo il riconoscimento dello stesso pattern su altri clienti afferenti allo stesso SOC gestito. L’azione combinata ha permesso di attivare contromisure efficaci in tempi brevissimi e di applicare queste contromisure a tutti gli altri clienti.
Un altro esempio concreto riguarda un’azienda colpita da un attacco di tipo supply chain. Il nostro SOC gestito ha identificato anomalie nel comportamento delle chiamate API verso servizi esterni e, grazie ad un caso d’uso preconfigurato, l’attacco è stato isolato prima che potesse propagarsi. Un’operazione che difficilmente un SOC interno, magari operativo solo in orario d’ufficio e con risorse limitate, avrebbe potuto gestire con la stessa efficacia e tempestività.
Anche sul fronte economico, il SOC gestito si rivela spesso la scelta più sostenibile. Mentre la creazione di un SOC interno comporta investimenti significativi in licenze, infrastruttura, formazione e personale, il modello “as a Service” consente di trasformare questi costi in una voce prevedibile, scalabile e calibrabile in base alle esigenze reali. Si passa tecnicamente da un modello capex a un modello opex, più agile e compatibile con la variabilità dei budget aziendali. In altre parole, si ha accesso a un servizio di altissimo livello senza dover sostenere i costi di creazione e mantenimento di una struttura dedicata. Non ultimo un modello di tipo opex essendo una “spesa corrente” (si compra un servizio) ha come vantaggio fiscale la sua deduzione immediata rispetto ad un modello capex in cui si ha un ammortamento pluriennale di materiale che è soggetto ad una obsolescenza molto rapida.
Naturalmente, non tutti i SOC gestiti sono uguali. La qualità del servizio dipende molto dal livello di personalizzazione, dalla trasparenza nella comunicazione, dalla maturità dei processi e dalla capacità del provider di adattarsi al contesto del cliente. In Italia, uno dei player che ha saputo distinguersi in questo settore è Olympos Consulting, realtà con una solida esperienza nella cybersecurity e un portafoglio clienti che include organizzazioni di primo piano. Il valore di un partner come Olympos non sta solo nella tecnologia adottata, ma nella capacità di affiancare i team interni, contribuire alla costruzione di una cultura della sicurezza e fornire reportistica utile anche ai fini della compliance normativa.
Inoltre, i servizi SOC erogati non si limitano al monitoraggio e alla risposta. Offrono anche soluzioni proattive come il threat hunting, la simulazione di attacchi (red/purple teaming), l’analisi della postura cyber e la consulenza per la gestione delle crisi. Un SOC gestito può diventare, in questo senso, un’estensione naturale del team IT aziendale, offrendo non solo reattività ma anche visione strategica.
Il messaggio chiave è che oggi le aziende, anche di dimensioni medie, non devono più scegliere tra “fare da sole” o “non fare nulla”. Possono accedere a un livello di sicurezza avanzato, professionale e in linea con le minacce attuali affidandosi a partner qualificati che offrono servizi SOC su misura. L’obiettivo non è delegare in blocco, ma costruire una sinergia intelligente in cui le competenze interne sono potenziate, non sostituite. E in un’epoca in cui la velocità di rilevazione fa spesso la differenza tra un incidente evitato e un disastro operativo, questa sinergia può fare davvero la differenza.
L’esternalizzazione del SOC non è una scelta di compromesso, ma una decisione strategica. Significa dotarsi degli strumenti, delle competenze e delle risorse necessarie per affrontare un panorama di minaccia in continua evoluzione, senza appesantire l’organizzazione con complessità tecniche e operative che non rappresentano il core business. Significa, soprattutto, mettere al centro la resilienza digitale, facendo della sicurezza un alleato per l’innovazione e la continuità del business.
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