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Tag: protezione dati personali

Garante privacy sanziona asilo nido per uso improprio di foto dei bambini

La riservatezza e la dignità dei bambini vanno tutelate sin dalla primissima infanzia, riporta il sito del Garante privacy. È questo, in sintesi, il principio alla base del provvedimento con il quale il Garante ha vietato a un asilo nido l’ulteriore diffusione online delle foto dei piccoli ospiti (di età compresa tra i 3 e i 36 mesi) e ha ordinato la cancellazione delle immagini illecitamente trattate. Il procedimento dell’Autorità ha fatto seguito al reclamo di un genitore che, per poter iscrivere la figlia, ha dovuto prestare il consenso alla raccolta e all’utilizzo delle immagini della bambina. Il genitore, inoltre, aveva segnalato

Le Aziende italiane dei call center lasciano online tutte le registrazioni audio

Le aziende italiane che utilizzano piattaforme di telefonia online (VoIP) basate su software open-source come Asterisk e Vicidial, si affidano a questi sistemi per contattare quotidianamente i cittadini italiani, proponendo la vendita di prodotti e servizi di varia natura. Paragon Sec, durante una ricerca nelle underground, ha individuato numerosi call center di aziende italiane attivi in diversi settori dalla promozione di pannelli fotovoltaici alla fornitura di acqua, luce e gas, fino a prodotti di benessere. Quello che abbiamo scoperto, però, è allarmante: una fuga di registrazioni audio private tra operatori e clienti, rese pubblicamente accessibili sul web senza alcuna protezione. Perché è

Apitor, il primo robot che fa fare i compiti ai bambini e l’informatore per la Cina

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha intentato una causa contro Apitor Technology, accusandola di aver raccolto segretamente i dati sulla posizione di bambini tramite un partner cinese senza la conoscenza o il consenso dei genitori. La causa trae origine da una notifica della Federal Trade Commission (FTC) che denunciava violazioni delle norme COPPA che disciplinano la protezione delle informazioni personali dei minori online. Apitor produce kit per la creazione di robot giocattolo programmabili per bambini dai 6 ai 14 anni. I robot sono controllati tramite un’app Android gratuita che richiede l’accesso alla geolocalizzazione. Tuttavia, l’app include anche un SDK di

Riservatezza vs Privacy: il concetto che tutti confondono (e perché è pericoloso)

Ogni giorno sentiamo parlare di privacy in ogni ambito della nostra vita, tanto che tale termine è entrato nel lessico comune. Ma cosa vuol dire veramente? Cosa succede quando ci iscriviamo a un social network oppure quando chiediamo di effettuare un’operazione bancaria? Anche senza rendercene conto, ogni giorno lasciamo ovunque dati personali, cioè delle tracce che parlano di noi e delle nostre preferenze. Nel nostro ordinamento, tuttavia, alla parola privacy non corrisponde una definizione generalmente acquisita; essa, infatti, indica un concetto mutevole legato all’evolversi del contesto giuridico e sociale. Molto spesso, il termine privacy viene tradotto nel linguaggio comune con la parola

Attacco Informatico all’Ordine dei Giornalisti del Lazio. È opera di DragonForce

Gli hacker hanno preso di mira l’Ordine dei giornalisti del Lazio. Il presidente Guido D’Ubaldo ha avvertito i colleghi tramite una PEC: Un ransomware di ultima generazione, ha spiegato, ha messo fuori uso i nostri sistemi e ha interrotto anche la connessione internet, provocando un’interruzione di qualche ora. L’attacco potrebbe essere stato orchestrato da un gruppo di hacker di origine russa. Mercoledì è stato il giorno in cui l’organizzazione, dopo una breve pausa ad agosto, era nuovamente operativa. Tuttavia, si è subito notato che i sistemi erano stati compromessi e che anche la connessione internet non era più disponibile. L’azione di attacco

Cyber Italia sotto l’ombrellone! Quel brutto vizio di fotocopiare documenti

Il caso recente dei documenti rubati degli hotel fa pensare a quanti documenti effettivamente circolino nel dark web, nonostante la possibilità di crearne con l’intelligenza artificiale. Questo significa che è più facile ottenerli che crearli. E forse sono anche più utili. Ma forse bisogna riflettere e farsi una domanda dirimente: come mai ne circolano così tanti e tanto facilmente? Insomma: andiamo oltre le facili(ssime) speculazioni sui vari colabrodi di sicurezza che si vedono in giro e vengono ampiamente tollerati. Logica vuole che qualcuno li abbia raccolti e non sia stato in grado di proteggerli. Benissimo: facciamo un passo indietro, skippiamo al momento

35 milioni di utenti Facebook italiani in vendita nel dark web

Un nuovo allarme sulla sicurezza informatica arriva da un enorme dataset contenente informazioni personali di utenti italiani di Facebook. Secondo quanto riportato, un threat actor conosciuto con l’alias Chucky_BF su un noto forum underground avrebbe messo in vendita un archivio da 35 milioni di record, con dati sensibili quali nomi completi e numeri di telefono. L’annuncio, comparso su un forum del dark web, indica che le informazioni sono disponibili in formato CSV e riguardano esclusivamente profili italiani, riconoscibili anche dal prefisso telefonico +39. Non è chiaro se questi dati siano già stati divulgati in precedenza o facenti già parte della famosa raccolta

I dati sensibili non si sono offesi: esistono ancora (e il GDPR li cita pure)

Premessa: il GDPR non ha eliminato i dati sensibili. Per gli spiritosoni che dicono “i dati sensibili che sono? quelli che si offendono?” sparandosi la gimmick da espertoni di GDPR, faccio notare che la definizione del GDPR categorie particolari di dati è quella presenta già nella direttiva 95/46/CE all’art. 8 mentre invece i dati sensibili resistono e vivono pur nella nuova normativa ma in accordo con il loro significato dal punto di vista della sicurezza delle informazioni. Il presente regolamento prevede anche un margine di manovra degli Stati membri per precisarne le norme, anche con riguardo al trattamento di categorie particolari di

DoValue aveva già confermato la violazione informatica con un comunicato stampa

Come già anticipato da Red Hot Cyber, un imponente data breach di 16TB di dati ha colpito doValue S.p.A., una delle principali società italiane ed europee specializzate nei servizi di gestione e recupero crediti. In un comunicato ufficiale pubblicato sul proprio sito, l’azienda ha confermato di essere stata vittima di un attacco informatico e ha avviato indagini interne con il supporto delle autorità competenti e di esperti in cybersecurity. È importante sottolineare che doValue ha risposto in modo etico e trasparente già il 5 maggio scorso, pubblicando un comunicato ufficiale sull’accaduto prima ancora che i dati venissero resi pubblici nei forum underground.

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