Red Hot Cyber
Condividi la tua difesa. Incoraggia l'eccellenza. La vera forza della cybersecurity risiede nell'effetto moltiplicatore della conoscenza.
Cerca
Crowdstriker 970×120
TM RedHotCyber 320x100 042514

Autore: Stefano Gazzella

Disciplinare l’impiego dei servizi di condivisione in cloud per ridurre i rischi legali

Gli strumenti di collaborazione e condivisione di file in cloud sono largamente diffusi nei rapporti di lavoro e di business, pertanto il loro impiego deve essere correttamente disciplinato. Come? Andando a chiarire, gestire e controllare ruoli e responsabilità dei soggetti che intervengono, regolandone i privilegi di conseguenza. Aspetti che se sottovalutati, o peggio omessi, sono idonei a generare effetti che impattano non solo sull’ambito della sicurezza informatica ma anche in relazione ai rischi legali.Alcuni esempi possono essere conseguenze di tipo amministrativo, civile e penale quali: Ed è stato proprio nel cassare con rinvio una condanna in sede penale per accesso abusivo a

EU-US Data Privacy Framework: quali strategie possono intraprendere le organizzazioni?

Si discute molto delle strategie di mitigazione dei rischi legali per quanto riguarda l’esportazione dei dati personali verso gli Stati Uniti. Le garanzie di tutele analoghe a quelle del GDPR sono una vicenda che si protrae da lungo tempo, ben prima della sentenza Schrems risalente a luglio 2020 e ai primi vagiti del progetto nostrano di MonitoraPA. Prima c’era il Safe Harbor, poi è arrivato il Privacy Shield. Entrambe decisioni di adeguatezza che sono venute meno su pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, su ricorso dell’attivista Maximilian Schrems di noyb. Adesso la Commissione UE ha licenziato la nuova decisione di adeguatezza

Furto di account sui social media: Consigli per evitare il furto dei dati personali

La polizia postale e delle comunicazioni è arrivata a diramare un avviso informativo contenente alcuni consigli che fanno riferimento al diffuso fenomeno del furto dei profili social, sempre più appetibili per i cybercriminali al fine di veicolare campagne di scamming particolarmente fruttuose. Certo, questi suggerimenti non aggiungono nulla alle buone pratiche di igiene digitale. Pratiche che però giacciono ancora incompiute mentre il percorso di costruzione di quella cultura digitale sembra ancora lungo da completare. Si deve prendere atto dell’intensificarsi delle frodi informatiche che si è realizzato nell’ultimo anno, soprattutto nei confronti degli utenti di Instagram e che ha portato alla sottrazione di

IT-alert: il sistema di allarme pubblico fra polemiche e…rischio di phishing!

Cosa è IT-alert? Facile: un sistema di allarme pubblico attualmente in fase di sperimentazione basato su una tecnologia di cell-broadcast. In pratica, impiegando gruppi di celle telefoniche è possibile allertare tutti gli smartphone accesi e connessi presenti all’interno di una determinata area e questo può rivelarsi particolarmente utile per inoltrare un’allerta tempestiva. L’idea alla base, peraltro già impiegata in altri paesi europei e negli Stati Uniti, è infatti quella di comunicare in modo unidirezionale alcune informazioni “anche in casi di campo limitato o in casi di saturazione della banda telefonica” all’interno di una zona interessata da un’emergenza. Le emergenze sono quelle indicate

Il bot che spoglia senza consenso: la controversa realtà di Bikinioff tra deepfake e reazioni

Quando è stato segnalato il problema rappresentato da Bikinioff, abbiamo assistito a delle reazioni a dir poco sorprendenti. Da un lato infatti c’è stato chi ha voluto guardare al dito e non alla luna, accusando il fatto stesso di fare informazione sul bot. Secondo questa ricostruzione teorica, andare ad informare circa il problema, in modo documentato e indicando le fonti, avrebbe l’effetto di incuriosire e dunque di aumentarlo. Altri – beninteso, in maggioranza ma non in totalità uomini – hanno invece preferito sminuire l’accaduto, tacciare di censura o bigotteria, arrivando a dire che tanto con un programma di editing certe cose si

Garante per la Protezione dei dati personali

L’Autorità Garante lancia una sfida: Quali Comuni che non rispettano le regole sulla privacy?

L’Autorità garante per la protezione dei dati personali ha annunciato un’indagine nei confronti degli enti locali “per verificare il rispetto dell’obbligo di comunicazione dei dati di contatto del Responsabile della protezione dei dati”. Noi ci eravamo già chiesti quale fosse lo stato dei Comuni, fra designazioni mancate ed inefficaci. Stando all’attività di controllo annunciata dal Garante, il focus dei controlli sarà proprio la comunicazione dei dati di contatto ovverosia l’adempimento di cui all’art. 37.7 GDPR: “Il titolare del trattamento o il responsabile del trattamento pubblica i dati di contatto del responsabile della protezione dei dati e li comunica all’autorità di controllo.” Pubblicare

Quando il Silenzio Non è un’Opzione: Occorre comunicare il Data Breach

Quando tutto è giusto e perfetto sulla carta nella sicurezza cyber, i più si indignano nell’apprendere che i propri sistemi siano stati colpiti da attacchi dagli esiti devastanti. Eppure il compitino era stato svolto secondo i canoni, giustificando (proprio così: giustificando, e non motivando) ogni spesa con il riferimento a qualche best practice o dettame predicato nel peripato delle accademie. E nel domandarsi come quegli attaccanti abbiano osato aver invaso confini ritenuti inviolabili – e profusamente consacrati come tali nelle parole – il più delle volte ci si affretta a depositare denunce verso ignoti ancor prima di analizzare la violazione per comprendere

L’orribile verità sui deepfake: Bikinioff e la necessità di una tutela digitale

Quando si parla di deepfake e dei rischi derivanti dalle manipolazioni delle immagini, può essere emblematico l’esempio che in questi ultimi tempi viene offerto da Bikinioff. Il concetto della neutralità tecnologica impone una riflessione. Come può dirsi neutrale uno strumento o un sistema la cui destinazione d’uso prevedibile è la violazione sistematica di diritti? A nulla vale infatti un wishful thinking con cui poi si espongono condizioni d’uso o privacy policy, se non per far paper compliance. I diritti devono essere tutelati in modo sostanziale anche nella dimensione digitale, dal momento che i principi esistono e possono ben essere declinati pur nell’accelerato

Perché lo sharenting preoccupa per la privacy dei minori?

La preoccupazioni collegate alla privacy dei minori per il fenomeno dello sharenting adesso sembrano essere particolarmente trendy, soprattutto da quando il Garante Privacy ha pubblicato una pagina informativa a riguardo. Ma nel seguire l’onda di un trend topic non sempre consente di avere contezza del problema. Insomma: perché ci si preoccupa – o meglio: ci si dovrebbe preoccupare – così tanto dal punto di vista della privacy? Dopotutto, se ne è interessata in prima linea proprio l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Il minore è infatti individuato come soggetto vulnerabile per eccellenza dallo stesso GDPR e posto come destinatario di

OpenAI risponde alle richieste del Garante Privacy con una politica sulla privacy rivista

Probabilmente è sfuggito agli occhi dei più ma OpenAI il 7 aprile 2023 ha modificato la propria privacy policy, praticamente all’indomani dei dell’incontro con il Garante Privacy tenutosi la sera del 5 aprile. Ora ci si avvicina sempre più alla data del 30 aprile e null’altro è cambiato. Si potrebbero dire, a colpo d’occhio, modifiche di poco conto. Eppure si sa che così come nel responso della Sibilla (ibis redibis non morieris in bello) anche negli adempimenti normativi ogni dettaglio è rilevante, finanche le virgole. Per questo in generale è sempre bene affidarsi ad un professionista competente. Nel caso specifico leggere attentamente

Categorie