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Gli APT e il Complesso Conflitto Israele – Hamas: Analisi delle Minacce Cyber

Redazione RHC : 23 Dicembre 2023 08:19

“Parlare di APT è sempre complesso, la maggior parte delle informazioni disponibili sono di tipo forense e raccolte dopo mesi, se non anni, d’investigazioni approfondite. Stiamo parlando dell’elité assoluta nel campo del cyber espionage e della cyber war”, spiega il CEO di Swascan, Pierguido Iezzi.

Partendo da questo preambolo obbligatorio, il Cyber Threat intelligence team di Swascan ha deciso di mappare, in base alle più recenti informazioni disponibili a livello OSINT e CLOSINT, quali sono i possibili attori coinvolti in future azioni di cyber attack nel complesso conflitto Israele – Hamas, in base ad attività precedentemente registrate nelle zone ora più “calde”.

D’altronde – continua Iezzi – queste organizzazioni sono rimaste per il momento silenziose. Forse ancora non rilevate, forse ancora non “schierate”.

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Questo non significa, tuttavia, che il cyberspazio sia divenuto un luogo sicuro e pacifico. Al contrario, la minaccia informatica continua a essere presente e potenzialmente pericolosa per i Paesi coinvolti nel conflitto e per i loro alleati. le APT hanno competenze tecniche sono molto superiori a quelle degli hacktivisti della prima ora, che si limitavano a lanciare attacchi di disturbo o di propaganda. Le APT, invece, sono in grado di infiltrarsi nelle reti informatiche di obiettivi strategici, di sottrarre informazioni sensibili, di manipolare o sabotare dati e sistemi. Le loro azioni possono avere conseguenze devastanti per la sicurezza nazionale, economica e sociale dei Paesi colpiti.

Tra gli attori più pericolosi che potrebbero scatenare una nuova ondata di cyberattacchi contro Israele, il team di Swascan ha identificato alcune APT legate all’Iran, alla Siria e al Libano. Queste sono le stesse nazioni che hanno espresso la loro solidarietà a Hamas durante il conflitto e che hanno interessi geopolitici nell’area. Tra le APT monitorate da Swascan troviamo:

  • MuddyWater: un gruppo iraniano che opera dal 2017 e che si occupa principalmente di operazioni di cyber espionage contro obiettivi governativi, militari, diplomatici e accademici in Medio Oriente, Europa e Asia. Utilizza tecniche sofisticate come spear phishing, watering hole, malware personalizzati e compromissione di infrastrutture cloud.
  • APT34: anche conosciuto come Helix Kitten o OilRig, è un altro gruppo iraniano che ha iniziato le sue attività nel 2014. Si concentra su obiettivi legati al settore energetico, finanziario, telecomunicazioni e sanitario in Medio Oriente e altrove. Sfrutta diverse famiglie di malware, come BondUpdater, Powruner, Torpedo e Marauder, per infiltrarsi nelle reti delle vittime e rubare dati sensibili.
  • Chafer: un’altra APT iraniana, attiva dal 2014, che mira a organizzazioni governative, militari, aerospaziali e di trasporto in Israele, Arabia Saudita, Turchia e altri Paesi. Usa tecniche di brute force, phishing e exploit per ottenere accesso remoto ai sistemi dei bersagli e installare backdoor, keylogger e altre minacce.
  • APT39: anche noto come Remix Kitten o Chafer2, è un sottogruppo di Chafer che si focalizza su obiettivi legati al settore turistico, delle telecomunicazioni e dell’IT in Medio Oriente, Europa e Nord America. Raccoglie informazioni personali e professionali dei suoi obiettivi, usando malware come SEAWEED, CACHEMONEY e POWBAT.

Secondo Iezzi, “Anche rispetto alle grandi organizzazioni di Criminal Hacker, come le gang ransomware, possiedono competenze ancora più avanzate, ma soprattutto un vantaggio competitivo indispensabile: la protezione da parte di stati sovrani. Inseriti nel conflitto tra Hamas e Israele potrebbero rappresentare una componente distruttiva da non sottovalutare. La loro assenza, per il momento, dallo scenario cyber in questo frangente è probabilmente legata alla volontà di non causare ulteriori escalation.

Ciò non toglie che con il prolungarsi del conflitto questi non possano apparire, come abbiamo visto nel luglio 2022, quando gruppi APT iraniani hanno agito in rappresaglia contro l’Albania di Edi Rama, andando a causare profondi danni all’infrastruttura IT di tutto il Paese.

Redazione
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