Redazione RHC : 1 Settembre 2021 11:09
Un gruppo di società cinematografiche indipendenti ha intentato una causa presso la corte federale della Virginia (USA) contro quattro provider VPN (Surfshark, VPN Unlimited, Zenmate ed ExpressVPN), che hanno accusato di diffusa violazione del copyright.
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«Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi».
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In particolare, le aziende hanno accusano i fornitori di consentire ai propri abbonati di eludere le restrizioni geografiche dei servizi di streaming come Netflix, compreso il posizionamento dei servizi come mezzo per scaricare in modo anonimo contenuti che violano il diritto d’autore.
Pertanto, sostengono i querelanti, che i servizi VPN sono responsabili per la violazione del copyright in modo “diretto e indiretto”.
Secondo i detentori del copyright, più di 30.000 notifiche di violazione del copyright sono state inviate ai provider VPN, ma non è stata intrapresa alcuna azione.
La maggior parte degli utenti VPN è connessa a un indirizzo IP pubblico che non può essere associato a una persona specifica, tuttavia, secondo i detentori del copyright, i provider possono far fronte a questo problema registrando i dati dell’utente.
“Gli imputati hanno la capacità di tenere un registro delle connessioni degli abbonati al loro servizio VPN, ma cancellano deliberatamente le informazioni o configurano i loro sistemi per rimuovere i registri in modo che possano promuovere il loro servizio come mezzo per piratare materiale protetto da copyright”
afferma la causa.
Oltre al risarcimento monetario, i detentori del copyright richiedono ai provider VPN di bloccare siti pirati noti come The Pirate Bay e RARBG, nonché di eliminare gli account degli abbonati a cui sono state inviate tre notifiche di violazione del copyright uniche entro 72 ore.
I rappresentanti dei provider VPN indicati nella causa non hanno ancora risposto alle accuse.
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