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Altri 265 milioni di euro di multa per Meta dalla commissione Irlandese

Redazione RHC : 4 Dicembre 2022 09:00

Meta è stata multata di 265 milioni di euro (275,5 milioni di dollari) dalla commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) per una massiccia fuga di dati di Facebook del 2021 che ha esposto le informazioni di centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo.

Si conclude così l’indagine del DPC su potenziali violazioni del GDPR da parte di Meta, avviata il 14 aprile 2021, a seguito della  pubblicazione di dati appartenenti a 533 milioni di utenti di Facebook  su un forum di hacker.

I dati esposti includevano informazioni personali, come numeri di cellulare, ID di Facebook, nomi, sesso, posizione, stato delle relazioni, occupazioni, date di nascita e indirizzi e-mail.


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    Tutti questi dati sono stati condivisi su un noto forum di hacking, consentendo agli attori delle minacce di utilizzarli per attacchi mirati.

    Facebook all’epoca ha affermato che gli attori delle minacce hanno raccolto i dati sfruttando un difetto nel suo strumento “Contact Importer” per associare i numeri di telefono a un ID Facebook e quindi “raschiare” il resto delle informazioni per creare un profilo dell’utente.

    La piattaforma ha affermato di aver corretto il bug nel 2019, anche se i dati sono stati raccolti prima.

    L’indagine del DPC ha concluso che Meta (allora Facebook) ha violato gli articoli 25(1) e 25(2) del GDPR, riassunti come segue:

    • 25(1) – Il titolare del trattamento mette in atto misure tecniche e organizzative adeguate, come la pseudonimizzazione, e integra nel trattamento le garanzie necessarie per soddisfare i requisiti del presente regolamento e tutelare i diritti degli interessati;
    • 25(2) – Il titolare del trattamento mette in atto misure tecniche e organizzative adeguate per garantire che siano trattati, per impostazione predefinita, solo i dati personali necessari per ciascuna finalità di trattamento. In particolare, tali misure assicurano che, per impostazione predefinita, i dati personali non siano resi accessibili senza l’intervento dell’interessato a un numero indefinito di persone fisiche.

    “C’è stato un processo di indagine completo, inclusa la cooperazione con tutte le altre autorità di controllo della protezione dei dati all’interno dell’UE”

    si legge nell’annuncio del DPC .

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