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Autore: Stefano Gazzella

La leggenda dell’amministratore di sistema: vivo, operativo e (forse) nominato bene

Chiarito oltre ogni dubbio che l’amministratore di sistema è sopravvissuto al GDPR e anzi lotta assieme al titolare per la sicurezza dei dati (personali e non), è bene approfondire quella nomina spesso sventolata, imposta, somministrata, controfirmata ma raramente riletta o compresa appieno. Sia da parte dell’organizzazione che la predispone che della persona – perché il ruolo è attribuito ad una persona fisica, ricordiamoci bene – che la riceve. Non basta infatti una pigra affermazione del tipo LALEGGELOPREVEDE (ma va?!) per rendere decente un adempimento documentale in materia di protezione dei dati personali, dal momento che la sua funzione tipica nel sistema di

Errore umano e data breach: la sanzione scatta se manca una capacità di gestione.

Nel momento in cui una violazione di sicurezza che coinvolge dati personali (anche detta: data breach) è riconducibile al comportamento degli operatori, gli scenari che troviamo sul podio sono in seconda posizione l’azione dolosa e, al primo posto, quel famigerato errore umano. Mentre il primo scenario però giustamente allarma le organizzazioni quel che basta per far rivedere la propria postura di sicurezza, dal momento che sono ben motivate a svolgere azioni di rimedio affinché tale evento non si ripresenti, il secondo viene sottovalutato il più delle volte. Normalizzato, persino. Anche perché all’interno del termine ombrello dell’errore umano annoveriamo una serie di fattori

Il veleno della curiosità e l’antidoto della cyber hygiene: una ricetta da ingegneri sociali

La curiosità, vecchia canaglia. Quella che da tempo fa cliccare link o aprire allegati in modo decisamente improvvido. Dopotutto è una di quelle leve che i cybercriminali conoscono bene e non si fanno problemi ad inserire all’interno delle campagne di phishing. E funziona maledettamente bene, soprattutto quando le reti da pesca sono gettate su una larga scala di destinatari. Dopotutto, finché un metodo funziona perché cambiarlo? Certo, nel tempo tutto sta nel progettare la giusta esca attraverso le tecniche di ingegneria sociale. Ma quel che conta è preparare un bel bait che attiri l’attenzione, solletichi un interesse e induca all’azione di aprire

Nel designare il DPO, l’incarico non dev’essere un segreto!

La designazione del DPO avviene seguendo la procedura prevista dall’art. 37 par. 7 GDPR, per cui è necessario svolgere due adempimenti: pubblicare i dati di contatto e comunicare gli stessi all’autorità di controllo. Questo significa pertanto che un incarico formale è una condizione necessaria ma non sufficiente, motivo per cui il Garante Privacy si è più volte espresso a riguardo sanzionando per lo più enti pubblici per la mancanza di questi ulteriori passaggi. Passaggi che, beninteso, devono essere intesi come tutt’altro che meri formalismi dal momento che il loro adempimento consente di porre alcuni dei presupposti fondamentali per garantire l’efficace attuazione dei

NIS 2: arriva il referente CSIRT, il vero braccio operativo della sicurezza informatica italiana

Con la determinazione del 19 settembre 2025, ACN introduce con l’art. 7 la figura del referente CSIRT all’interno degli adempimenti previsti dalla NIS 2. O, per meglio dire, dal decreto di recepimento della direttiva in Italia. Mentre il punto di contatto è la persona fisica designata dal soggetto NIS che ha il compito di curare l’attuazione delle disposizioni del decreto NIS per conto del soggetto stesso, il referente CSIRT è una persona delegata da questi che ha il compito di interloquire con lo CSIRT Italia, e di effettuare le notifiche degli incidenti e delle informazioni pertinenti. Le qualità professionali di questa figura

Ottobre è il mese europeo della sicurezza cyber. Ma al popolo quanto interessa?

Diciamo la verità: sono anni che si celebra in modo ricorsivo il mese europeo della sicurezza cyber. Si leggono report, si indicano buone prassi, si producono innumerevoli linee guida e bene o male possiamo dire che ci sono delle vibes terribilmente equiparabili ai consigli per contrastare l’ondata di caldo estivo che si ascoltano al telegiornale. Al posto dell’anticiclone africano abbiamo la guerra ibrida, il consiglio di evitare le ore più calde e idratarsi spesso viene sostituito dall’igiene digitale. E magari c’è spazio per il parere dell’esperto che ci spiega anche come mai ci si debba mettere la crema solare a meno che

Che fine ha fatto l’amministratore di sistema con il GDPR?

Ah, l’amministratore di sistema. Old but gold. Figura che nell’organigramma privacy risale ad un provvedimento del Garante Privacy del 27 novembre 2008, modificato il 25 giugno 2009 e rimasto pressoché intatto fino ad oggi. Il tutto, nonostante il nuovo quadro normativo introdotto dal GDPR e, soprattutto, le rilevanti modifiche del contesto tecnologico e del ruolo del sysadmin. Certo, la definizione di amministratore di sistema pecca di un certo grado di vaghezza: figura professionale dedicata alla gestione e alla manutenzione di impianti di elaborazione con cui vengano effettuati trattamenti di dati personali, compresi i sistemi di gestione delle basi di dati, i sistemi

La trappola del “dato non sensibile”: l’errore che costa caro alle aziende

Un argomento meravigliosamente diffuso nel campo largo di chi svolge attività sui dati personali è quello di sottovalutare i rischi o non volerli guardare affatto è quello secondo cui non occorre farsi particolari problemi nel caso in cui siano trattati dati “non sensibili”. La premessa ontologica per la ricerca di soluzioni e correttivi in ambito di liceità e sicurezza è la capacità di farsi le giuste domande. Motivo per cui la propensione al troppo facile skip non può comporre una strategia funzionale o minimamente utile. Certo, i dati sensibili esistono nel GDPR e richiamano elevate esigenze di protezione. Questo non comporta però

GDPR: fra il dire e il fare c’è di mezzo… l’accountability!

Accountability, bestia strana. Viene citata dal 2016, quando il GDPR era un po’ come l’Inverno di Game of Thrones. Che poi in realtà è arrivato ma non è stato tutta questa confusione, il grosso dei danni l’hanno fatto per lo più operatori e, soprattutto, autorità di controllo che non si sono dimostrate granché pronte. Ma acqua passata non macina più, ma ha comportato dei gap cognitivi niente male. Primo fra tutti intendere – o concordare – che cosa si intende con quel principio cardine di accountability o responsabilizzazione. Che già a colpo d’occhio dovrebbe richiamare un’assunzione di responsabilità, l’interiorizzazione di una tendenza

Disciplinare la posta elettronica prima per non pentirsi dopo

La gestione della casella di posta elettronica dei dipendenti è un argomento spesso trascurato da parte delle organizzazioni, nonostante lo strumento dell’e-mail sia largamente impiegato e comporti rilevanti impatti su privacy e security. Per quanto strumento di lavoro, infatti, una casella di posta elettronica individuale (e dunque: nominale e attribuita ad un singolo operatore) è considerata domicilio digitale del dipendente e, di conseguenza, richiede una ragionevole protezione a tutela di diritti, libertà fondamentali e dignità degli interessati coinvolti negli scambi delle comunicazioni (intestatario e soggetti terzi). Questa complessità, riconosciuta non solo dalla giurisprudenza ma anche dalle autorità di controllo per quanto riguarda

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