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Autore: Stefano Gazzella

Smart City e Privacy: Scopri il Futuro delle Città Digitali con Anna Capoluongo

Un professionista della data protection, volente o nolente, dovrà occuparsi di smart city. O professionalmente, o come attivista, o come cittadino digitale. E dunque è importante comprendere il fenomeno partendo dalle definizioni, e le ricadute che può avere in ambito privacy. Ci aiuterà a comprendere meglio il tutto Anna Capoluongo, avvocato esperta in AI, Data Protection & ICT, Data Protection Officer e membro degli Esperti a supporto dell’EDPB, la quale si è resa disponibile per un’intervista a riguardo. Esiste una definizione di Smart City? Di definizioni di Città Intelligente ve ne sono davvero parecchie, tante quante le Manolo di Carrie. O quasi.

Data breach: comunicare rischi generici agli interessati non è sufficiente, c’è bisogno di concretezza.

Quando all’interno di una comunicazione di data breach gli interessati sono informati dei rischi in modo generico, i canoni di comprensibilità richiesti dall’art. 12 par. 1 GDPR non possono certamente dirsi rispettati. Il titolare del trattamento adotta misure appropriate per fornire all’interessato tutte le informazioni di cui agli articoli 13 e 14 e le comunicazioni di cui agli articoli 15 a 22 e all’articolo 34 relative al trattamento in forma concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro, in particolare nel caso di informazioni destinate specificamente ai minori. Le informazioni sono fornite per iscritto o con altri mezzi,

Data breach: difficile credere sia sempre colpa solo dei cybercriminali.

Subire un attacco informatico e un conseguente data breach può capitare? Certamente. Esistono dei fattori da dover considerare per ritenere la propria postura di sicurezza come adeguata? Anche qui: certamente. Ciò non toglie alcuna responsabilità all’azione dei cybercriminali, ma non si può escludere che in alcuni casi la vittima non abbia adottato un approccio risk-based nel predisporre le proprie contromisure di sicurezza. Facendo qualche passo indietro, ciò che caratterizza il buon esito di un attacco informatico può essere sintetizzato facendo riferimento a quattro fattori principali: opportunità, capacità e motivazione dell’attaccante, vulnerabilità. Quando si intende agire in modo preventivo sui rischi, ciò su

L’account di Ransomfeeed è stato bloccato su X: si tratta di un tentativo di censura?

Ransomfeed è un progetto monitoraggio degli attacchi ransomware internazionali tutto italiano che fornisce una dashboard di libera consultazione, con cui sono resi disponibili i dati delle rivendicazioni da parte dei vari gruppi dei cybercriminali. In pratica si vuole rendere un servizio di disclosure ed informazioni, a beneficio anche di ricercatori, organizzazioni e giornalisti per una migliore comprensione dei trend dei pattern degli attacchi. Un modo incontrovertibile per indicare che il Cyber Re è nudo, con poco spazio alla retorica e molto più ai fatti. Intenti che, ovviamente, sono più che condivisi anche da parte di Red Hot Cyber che ha sempre riportato

Perchè un prontuario di gestione del data breach può essere un’ottima idea anche per piccole organizzazioni

Un prontuario per la gestione di un data breach può rappresentare una soluzione pratica anche le piccole organizzazioni. Essere pronti ad affrontare una violazione di sicurezza è infatti fondamentale affinché si possano da un lato rispettare tutti gli adempimenti richiesti dalla norma e una corretta comunicazione nei confronti degli stakeholder per la gestione della crisi. E se gli standard tecnici richiedono un continuo aggiornamento e il tenere conto dello stato dell’arte, nell’assetto organizzativo è indispensabile invece aver individuato ruoli e responsabilità di tutti i soggetti che intervengono o possono intervenire nella procedura. Per fare ciò è necessario un lavoro di progettazione che

Black Friday: quando le offerte diventano truffe sempre più social

Si sa, bisogna sempre avere cura di gestire in sicurezza i propri account sui social media, ma il contesto gioca un ruolo molto rilevante e impatta direttamente sulle capacità di percezione dei pericoli da parte dell’utente. Ad esempio in questo periodo è normale ricevere offerte lampo, promozioni personalizzate, estrazioni, premi, partecipazioni a click day o essere destinatari di una call to action. Tutto però può diventare confondente, seppur colorato e invitante. E questo un cybercriminale lo sa benissimo. La voglia di acquisti online scandisce la settimana del Black Friday, ma gli utenti quanto possono dirsi al sicuro se non mantengono comportamenti prudenti?

La percezione della privacy negli orizzonti del Next Normal

La privacy, all’apparenza, è una tematica piuttosto comune. Spesso viene affrontata in modo superficiale, attraverso alcuni formalismi quali l’immancabile we care about your privacy nell’intestazione di ogni policy che si affaccia sul world wide web. Non solo: è stata protagonista di cronache come se fosse un ostacolo, una pretesa luddista avanzata da chi, meschinamente, osava opporre al progresso scientifico e tecnologico il rispetto di diritti umani fondamentali. Tacciando di confonderne la portata e il valore, non si sa bene però per quale scopo. E così, la polarizzazione è stata servita soprattutto grazie al comburente fornito dai social e chi bene o male

Data Breach e Colpe: Il DPO sotto accusa? Un’analisi che sfida gli stereotipi!

Data breach, DPO ladro! (cit.) A pensarci bene, però, c’è anche una similare esistenziale che di solito è addossata al sysadmin. Il quale, similmente al DPO, magari fino al giorno prima le vulnerabilità le aveva anche evidenziate tutte con tanto di invito a provvedere a predisporre un budget dedicato. Ma è rimasto inascoltato. Insomma: uniti nella sorte di pareri perduti, un po’ come il senno d’Orlando sulla Luna. L’etica della colpa – o per meglio dire: della ricerca forsennata di un colpevole – rappresenta un dispendio di risorse per l’organizzazione. Sarebbe meglio ragionare secondo responsabilità e definire così i ruoli, in modo

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