Red Hot Cyber
La cybersecurity è condivisione. Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed incentiva gli altri a fare meglio di te.
Cerca
Red Hot Cyber Academy

Codice Patriottico: da DDoSia e NoName057(16) al CISM, l’algoritmo che plasma la gioventù per Putin

Simone D'Agostino : 23 Luglio 2025 10:51

Nel febbraio 2025 avevamo già osservato il funzionamento di DDoSIA, il sistema di crowd-hacking promosso da NoName057(16): un client distribuito via Telegram, attacchi DDoS contro obiettivi europei, premi in criptovalute.
Una macchina semplice, brutale, ma efficace.

Il suo punto di forza non è la sofisticazione tecnica, ma la capacità di mobilitare rapidamente migliaia di utenti, anche privi di esperienza, trasformandoli in cyber-mercenari occasionali. Bastano uno smartphone, un canale Telegram e un link di download per entrare nella “guerra patriottica”. Nessuna formazione, nessuna competenza, solo click automatizzati e una dashboard con i bersagli assegnati.

Poi è arrivata l’Operazione Eastwood, guidata nei giorni scorsi da Europol, che ha portato allo smantellamento di oltre 100 server in cinque Paesi europei, con arresti in Francia e Spagna.


Scarica Gratuitamente Byte The Silence, il fumetto sul Cyberbullismo di Red Hot Cyber

«Il cyberbullismo è una delle minacce più insidiose e silenziose che colpiscono i nostri ragazzi. Non si tratta di semplici "bravate online", ma di veri e propri atti di violenza digitale, capaci di lasciare ferite profonde e spesso irreversibili nell’animo delle vittime. Non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi». Così si apre la prefazione del fumetto di Massimiliano Brolli, fondatore di Red Hot Cyber, un’opera che affronta con sensibilità e realismo uno dei temi più urgenti della nostra epoca. Distribuito gratuitamente, questo fumetto nasce con l'obiettivo di sensibilizzare e informare. È uno strumento pensato per scuole, insegnanti, genitori e vittime, ma anche per chi, per qualsiasi ragione, si è ritrovato nel ruolo del bullo, affinché possa comprendere, riflettere e cambiare. Con la speranza che venga letto, condiviso e discusso, Red Hot Cyber è orgogliosa di offrire un contributo concreto per costruire una cultura digitale più consapevole, empatica e sicura.

Contattaci tramite WhatsApp al numero 375 593 1011 per richiedere ulteriori informazioni oppure alla casella di posta [email protected]


Supporta RHC attraverso:
  • L'acquisto del fumetto sul Cybersecurity Awareness
  • Ascoltando i nostri Podcast
  • Seguendo RHC su WhatsApp
  • Seguendo RHC su Telegram
  • Scarica gratuitamente "Dark Mirror", il report sul ransomware di Dark Lab


  • Ti piacciono gli articoli di Red Hot Cyber? Non aspettare oltre, iscriviti alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo.


    Ma ciò che emerge va oltre l’immagine dell’attivismo patriottico: prende forma un ecosistema dove propaganda, infrastrutture digitali e strumenti di controllo culturale si intrecciano. Un sistema che colpisce bersagli informatici, ma che — in parallelo — intercetta e indirizza identità, giovani e narrazioni.

    L’illusione del volontariato: un comando silenzioso

    Nei mesi scorsi, un pattern ricorrente ha sollevato sospetti. Più volte, una stessa macchina è apparsa in un database pubblico per attività di port scanning aggressivo, proprio nelle stesse ore in cui NoName057(16) rivendicava attacchi DDoS su Telegram. Un esempio emblematico: l’8 luglio e poi il 14 luglio. Stesso comportamento, stessa macchina, nuova rivendicazione. Analizzando il client DDoSia, distribuito ai volontari, emerge un dettaglio cruciale: un endpoint remoto non dichiarato nel codice. Questo server C2 (Command and Control) agisce come un ‘cervello’ nascosto, inviando comandi criptati per coordinare attacchi simultanei.

    Nessun annuncio pubblico, nessun messaggio su Telegram. Solo un task. Non è un attacco spontaneo. È un ordine distribuito.

    Questo conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il client non è soltanto uno strumento distribuito per “volontari patriottici”, ma riflette una logica centralizzata e funzionale, che solleva dubbi sull’autonomia effettiva del collettivo.
    NoName057(16) si configura così non solo come una community, ma come una possibile interfaccia tecnica di un sistema più esteso, in cui compaiono nomi, ruoli e infrastrutture riconducibili direttamente o indirettamente a contesti istituzionali

    Oltre il client: chi c’è dietro?

    Il sistema funziona. Il client attacca. Il messaggio circola.

    Ma chi lo ha costruito? Chi lo comanda davvero?

    Due nomi cominciano a emergere: Maxim Lupin e Mihail Burlakov.

    Grazie all’operazione Eastwood, i mandati internazionali e le evidenze OSINT, emergono due figure chiave:

    • Maxim Nikolaevič Lupin: Direttore Generale del CISM (Centro per lo Studio e il Monitoraggio dell’Ambiente Giovanile);
    • Mihail Evgenyevich Burlakov: professore associato in cybersecurity all’Università aerospaziale di Samara, e vice-direttore dello stesso CISM.

    Burlakov è noto nei canali Telegram del gruppo come ddosator3000 o @darkklogo. Risulta premiato nei ranking interni del malware DDoSia. Secondo Europol, ha progettato il codice del client, affittato server illegali per la gestione degli attacchi e partecipato attivamente alla distribuzione del software.

    Il suo numero di telefono, pubblicato nei contatti ufficiali dell’università, è associato a un profilo Telegram registrato proprio con l’alias @darkklogo. Gli indirizzi IP collegati a quell’utenza risultano non anonimizzati e riconducibili a una zona ad alta densità istituzionale: il Cremlino

    Nessuna precauzione. Nessun anonimato. Solo la certezza dell’impunità.

    Meno esposto nei canali tecnici, ma centrale nella struttura, è Maxim Nikolaevič Lupin, direttore generale del CISM e figura istituzionale legata a progetti educativi, di sicurezza dell’informazione e “prevenzione ideologica”.

    Lupin è accreditato presso la Presidenza della Federazione Russa. Ha lavorato come specialista in sicurezza informatica per l’organizzazione filogovernativa dei veterani Combat Brotherhood e come project manager per ZephyrLab, una società che sviluppa siti web per ministeri federali. È anche sospettato di gestire una piattaforma di trading online illegale.

    Se Burlakov scrive il codice, Lupin ne decide l’uso

    Il CISM: la macchina ideologica

    Il Centro per lo Studio e il Monitoraggio della Gioventù (CISM) non è un centro studi.
    Nato su impulso diretto del Cremlino, riceve oltre 2 miliardi di rubli per progetti che mirano, ufficialmente, a “proteggere i giovani da contenuti distruttivi”.

    In realtà, è un’infrastruttura che fonde:

    • algoritmi di sorveglianza,
    • classificazione semantica automatica,
    • schedatura psicopolitica.

    Il cuore tecnologico del CISM è il sistema AIS “Prevenzione”, che scandaglia oltre 540 milioni di profili social analizzando post, like, emoji, commenti, hashtag, silenzi.

    Ogni adolescente riceve due indici:

    • un coefficiente di distruttività (comportamento, vocabolario, tono);
    • un indice di opposizione (posizioni politiche, relazioni, appartenenze).

    I dati vengono de-anonimizzati, profilati e segnalati.
    Secondo i documenti trapelati dal Cremlino e analizzati nel progetto investigativo Kremlin Leaks — a cura di Der Spiegel, iStories, VSquare e Frontstory.pl — il sistema è attualmente attivo in almeno 44 regioni russe ed è in fase di integrazione con i database del Ministero dell’Interno.

    È intelligenza artificiale al servizio dell’ideologia.

    I bambini ucraini deportati

    Il CISM lavora a stretto contatto con il Ministero dell’Istruzione e il Centro federale RPSP per gestire i minori deportati dai territori ucraini occupati.

    Il modello è chiaro:

    • identificazione,
    • classificazione psicologica,
    • rieducazione comportamentale.

    Secondo documenti interni ottenuti da Meduza, il Ministero dell’Istruzione ha avviato un monitoraggio sistematico dei minori adottati provenienti dalle regioni occupate. Nella prima metà del 2023, almeno cinque bambini sono deceduti. In un caso documentato, si è trattato di suicidio. Le cause non sono state rese note.

    In risposta, è stato attivato un “lavoro preventivo” che include il coinvolgimento diretto del CISM: dietro la retorica della tutela si cela un sistema di sorveglianza algoritmica. Il Centro elabora profili psico-sociali di rischio, ma non per offrire sostegno: l’obiettivo è classificare i minori in base alla loro “devianza”, “opposizione” o fragilità ideologica.

    Ogni adolescente schedato riceve una scheda personale con dati identificativi, tracciamento online e indicatori predittivi generati da reti neurali, usati per segnalazioni alle autorità. Il risultato è una schedatura automatizzata basata su comportamenti digitali e opinioni politiche, che cancella ogni anonimato.

    Non ci sono prove che il CISM, come istituzione, sia direttamente coinvolto negli attacchi. Ma quando sia il direttore che il vice direttore risultano legati alle stesse infrastrutture usate da NoName057(16), il confine tra “tutela giovanile” e operazioni cibernetiche diventa sempre più sottile. E sempre meno credibile.

    Conclusione

    NoName057(16), DDoSIA, CISM, AIS Prevenzione, @darkklogo, Maxim Lupin.
    Questi nomi compaiono in contesti diversi, ma a volte si sfiorano, si sovrappongono, si parlano.

    Non c’è una prova che li unisca in modo diretto.
    Ma ci sono pattern, coincidenze temporali, ruoli doppi, infrastrutture condivise.
    E soprattutto: assenze strategiche di anonimato, come se non fosse necessario nascondere nulla.

    Forse non è un’operazione centralizzata. Forse sì.
    Quel che è certo è che non tutto ciò che appare spontaneo lo è davvero.
    Il rischio oggi non è solo tecnico, ma culturale.

    E capire dove finisce il rumore digitale e dove comincia un disegno strutturato è il primo passo per difendere non solo i server, ma anche la nostra capacità di leggere il presente.

    Perché quando algoritmi ideologici schedano i bambini come “oppositivi”, e quando gli stessi architetti digitali progettano sia strumenti di rieducazione che piattaforme d’attacco, il confine tra cybersicurezza e controllo sociale diventa troppo sottile per essere ignorato.

    Simone D'agostino
    Nato a Roma, con oltre 30 anni in Polizia di Stato, oggi è Sostituto Commissario alla SOSC Polizia Postale Udine. Esperto in indagini web e dark web, è appassionato di OSInt, che ha insegnato alla Scuola Allievi Agenti di Trieste. Ha conseguito un Master in Intelligence & ICT all'Università di Udine (110 e lode), sviluppando quattro modelli IA per contrastare le frodi su fondi UE. È impegnato nella formazione per elevare la sicurezza cibernetica.

    Lista degli articoli

    Articoli in evidenza

    Anche Palo Alto Networks Compromessa tramite Salesforce e Drift
    Di Antonio Piazzolla - 03/09/2025

    All’inizio di settembre 2025,Palo Alto Networks ha confermato di essere stata vittima di una violazione dei dati. La compromissione non ha interessato i suoi prodotti o servizi core, bensì alcune i...

    Terrore nel volo di Ursula von der Leyen? Facciamo chiarezza!
    Di Giovanni Pollola - 02/09/2025

    Il 31 agosto 2025 il volo AAB53G, operato con un Dassault Falcon 900LX immatricolato OO-GPE e con a bordo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, è decollato da Varsavia ed è a...

    Zscaler Violazione Dati: Lezione Apprese sull’Evoluzione delle Minacce SaaS
    Di Ada Spinelli - 02/09/2025

    La recente conferma da parte di Zscaler riguardo a una violazione dati derivante da un attacco alla supply chain fornisce un caso studio sull’evoluzione delle minacce contro ecosistemi SaaS compless...

    Proofpoint: Allarme CISO italiani, l’84% teme un cyberattacco entro un anno, tra AI e burnout
    Di Redazione RHC - 02/09/2025

    Proofpoint pubblica il report “Voice of the CISO 2025”: cresce il rischio legato all’AI e rimane il problema umano, mentre i CISO sono a rischio burnout. L’84% dei CISO italiani prevede un att...

    QNAP rilascia patch di sicurezza per vulnerabilità critiche nei sistemi VioStor NVR
    Di Redazione RHC - 01/09/2025

    La società QNAP Systems ha provveduto al rilascio di aggiornamenti di sicurezza al fine di eliminare varie vulnerabilità presenti nel firmware QVR dei sistemi VioStor Network Video Recorder (NVR). I...