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Cybersecurity, infrastrutture critiche e difesa del sistema Paese: tecnologia e cultura per vincere le sfide del futuro

Redazione RHC : 12 Giugno 2025 14:31

A cura di Aldo Di Mattia, Director of Specialized Systems Engineering and Cybersecurity Advisor Italy and Malta di Fortinet

Nel 2024 i cyber criminali hanno intensificato in modo significativo gli attacchi alle infrastrutture critiche, sia in Italia che a livello globale. Come emerge dai dati dei FortiGuard Labs pubblicati nell’ultimo Rapporto Clusit, l’Italia è stata colpita dal 2,91% delle minacce globali, un aumento significativo rispetto allo 0,79% dell’anno precedente. Si tratta di una fotografia chiara della crescente esposizione del Paese agli attacchi informatici, che coinvolgono tutte le categorie di attori: cyber criminali mossi da interessi economici, gruppi hacktivisti e attacchi sponsorizzati da governi.

I dati rilevati dai FortiGuard Labs non si limitano ai soli incidenti pubblicamente noti, ma comprendono anche le attività di scansione, gli attacchi rilevati e i malware, offrendo così una prospettiva più completa. In particolare, di rilievo è l’aumento rilevato delle Active Scanning Techniques in Italia, che nel 2024 hanno registrato un incremento del 1.076%, passando da 4,21 miliardi a 49,46 miliardi. Il dato relativo alle attività di ricognizione (reconnaissance) è quello che maggiormente preoccupa, inquanto qui sono incluse le tecniche attive e passive con cui gli attaccanti raccolgono informazioni su infrastrutture, persone e sistemi da colpire. Questo tipo di attività rappresenta un campanello d’allarme importante: laddove c’è un’intensa attività di raccolta di informazioni, ci si deve aspettare l’esecuzione di attacchi più mirati e sofisticati.

Aldo Di Mattia, Director of Specialized Systems Engineering and Cybersecurity Advisor Italy and Malta di Fortinet

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Anche gli attacchi Denial of Service (DoS) hanno visto un’escalation da non sottovalutare: da 657,06 milioni a oltre 4,22 miliardi in Italia (+542,42%), e da 576,63 miliardi a 1,07 trilioni a livello globale (+85,25%).

Dal punto di vista settoriale, i dati mostrano come la Sanità e le Telecomunicazioni siano i comparti più bersagliati a livello globale: 232,8 miliardi di tentativi di attacco alle infrastrutture sanitarie e 243 miliardi verso le Telco. A seguire, il settore Energy & Utilities con 22,4 miliardi, il comparto Trasporti e Logistica con 10,8 miliardi, e infine il Finance e il Government con, rispettivamente, 72,2 e 60,3 miliardi di attacchi. In Italia, invece, il comparto manifatturiero emerge come il principale obiettivo dei cyber criminali, sia per la sua importanza strategica che per la relativa vulnerabilità strutturale delle PMI, spesso prive di adeguati sistemi di difesa.

Deception, Threat Intelligence e Intelligenza Artificiale: l’innovazione al servizio della sicurezza informatica

Per fronteggiare questo scenario, è fondamentale per le aziende adottare tecnologie avanzate che permettano non solo di rilevare tempestivamente gli attacchi, ma anche di prevenirli e neutralizzarli. Deception, Threat Intelligence e Intelligenza Artificiale rappresentano oggi alcuni degli strumenti più efficaci, ma troppo spesso ancora sottoutilizzati.

Le tecnologie di Deception, ad esempio, consentono di creare “trappole” e asset virtuali che confondono gli attaccanti, rallentano le loro operazioni e forniscono indicazioni preziose sulle tecniche utilizzate. La Threat Intelligence permette invece di anticipare le mosse dei cyber criminali grazie all’analisi e alla condivisione di informazioni sulle minacce. Infine, l’Intelligenza Artificiale, nella somma degli algoritmi più utilizzati (Machine Learning, Deep Neural Network, GenAI), consente di rilevare anomalie comportamentali, automatizzare la risposta agli incidenti, avere supporto in tutte le fasi di analisi e risposta, gestire enormi volumi di dati in tempo reale e molto altro ancora.

In questo contesto, è importante sottolineare che l’IA oggi rappresenta un’arma a doppio taglio. Se da un lato migliora la capacità difensiva, dall’altro è utilizzata anche dagli attaccanti per automatizzare campagne di phishing, generare deepfake, scrivere codice malevolo e aggirare i controlli di identità. I modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) sono già impiegati per creare script in grado di compromettere infrastrutture OT, come impianti industriali, reti elettriche, trasporti e persino sistemi finanziari.

Formazione e awareness: come costruire una solida cultura di cybersecurity

La tecnologia, però, da sola non è sufficiente. Per rispondere a uno scenario di minacce in continua ascesa ed evoluzione, è fondamentale rafforzare la consapevolezza e la cultura della cybersecurity a tutti i livelli, a partire dai dipendenti delle organizzazioni fino ad arrivare agli studenti. Gli attacchi di phishing, sempre più sofisticati grazie all’uso dell’IA, puntano infatti a colpire proprio l’anello più debole della catena: l’essere umano.

Secondo il Security Awareness and Training Global Research Report di Fortinet, in Italia, l’86% dei responsabili aziendali considera positivamente i programmi di formazione sulla sicurezza informatica, e l’84% dichiara di aver osservato miglioramenti concreti nella postura di sicurezza della propria organizzazione. Tuttavia, affinché la formazione sia efficace, deve essere coinvolgente, ben progettata e calibrata.

Per rispondere a queste esigenze, Fortinet ha avviato diversi programmi educativi, come il Fortinet Academic Program, attivo da anni nelle università, che offre materiale gratuito, laboratori cloud e voucher per certificazioni. Di particolare rilievo, inoltre, è il nuovo progetto rivolto alle scuole elementari, medie e superiori italiane, che ha l’obiettivo di estendere la formazione in materia di sicurezza informatica tra i più giovani a livello nazionale. L’iniziativa punta non solo a diffondere la cultura della cybersecurity, ma anche a colmare il gap di competenze che oggi rappresenta uno dei principali ostacoli alla sicurezza digitale del Paese.

Partnership pubblico-privato: la forza della cooperazione per essere sempre un passo avanti al cybercrime

Per costruire un sistema di difesa solido e resiliente è fondamentale che aziende, istituzioni e organizzazioni collaborino. La cybersecurity non può più essere affrontata come una battaglia individuale: occorre un ecosistema coeso, in cui le competenze e le risorse vengano condivise.

In linea con questa visione, Fortinet ha recentemente siglato un protocollo d’intesa con l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).  Il protocollo è finalizzato alla successiva definizione di accordi attuativi che prevedono potenziali aree di collaborazione su diversi temi, quali la condivisione di best practice, lo scambio di informazioni, metodi di analisi e programmi di cyber threat intelligence, e la possibilità di intraprendere iniziative su temi quali la formazione con la realizzazione di eventi educativi sul territorio destinati a diffondere e aumentare la consapevolezza dei rischi legati alla cybersecurity e le conoscenze in materia. Un protocollo di intesa analogo è stato firmato con la Polizia Postale.

Queste collaborazioni si inseriscono in un impegno più ampio, che vede Fortinet attiva anche in iniziative internazionali come la Partnership Against Cybercrime (PAC) e il Cybercrime Atlas del World Economic Forum. Quest’ultimo progetto, di cui Fortinet è membro fondatore, mira a mappare le infrastrutture e le reti utilizzate dai cyber criminali, offrendo una visione globale per coordinare strategie di contrasto mirate.

Le nuove normative europee, come Dora e NIS2, rappresentano un altro passo avanti verso una maggiore resilienza. Dora punta a garantire la continuità operativa delle entità finanziarie in caso di attacchi informatici, mentre NIS2 estende gli obblighi di sicurezza anche a fornitori e partner della supply chain. I dati suggeriscono che queste normative stiano già producendo effetti positivi, contribuendo a una riduzione degli incidenti nei settori regolamentati.

Guardare al futuro con una visione integrata IT/OT

Gli attacchi informatici in futuro saranno sempre più sofisticati, automatizzati e difficili da individuare. I criminali sfrutteranno l’IA agentiva per condurre campagne mirate in modo autonomo, eludere i sistemi di difesa e manipolare infrastrutture fisiche e digitali. In questo scenario, sarà quindi essenziale garantire anche la sicurezza dei sistemi di intelligenza artificiale, diventati a tutti gli effetti bersagli e strumenti di attacco.

Il perimetro della difesa non può più essere limitato ai confini tecnici dell’IT. Occorre una visione integrata che abbracci l’IT e l’OT, coinvolga le persone, promuova la formazione e favorisca la cooperazione tra pubblico e privato. Solo così sarà possibile affrontare con successo le sfide di cybersecurity che ci attendono, nel 2025 e oltre, sia come singole organizzazioni ma anche, e soprattutto, a livello Paese.

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