Red Hot Cyber
La cybersecurity è condivisione. Riconosci il rischio, combattilo, condividi le tue esperienze ed incentiva gli altri a fare meglio di te.
Cerca

Dal ransomware al data breach. Un viaggio necessario che deve essere gestito

Stefano Gazzella : 2 Aprile 2023 09:18

Si tratta di un viaggio che molte organizzazioni – talvolta a sorpresa e sempre malvolentieri – sono costrette ad affrontare nel momento in cui subiscono un attacco informatico che impiega questo tipo di malware.

Abbiamo già parlato del fenomeno del silenzio degli indecenti annoverandolo come una delle peggiori modalità di incident response.

Inoltre, se la tendenza consolidata è oramai quella della tecnica di double extortion, allora è opportuno che la strategia del silenzio venga sostituita al più presto da un’adeguata capacità di gestione dell’incidente.

Vuoi diventare un esperto del Dark Web e della Cyber Threat Intelligence (CTI)?
Stiamo per avviare il corso intermedio in modalità "Live Class", previsto per febbraio.
A differenza dei corsi in e-learning, disponibili online sulla nostra piattaforma con lezioni pre-registrate, i corsi in Live Class offrono un’esperienza formativa interattiva e coinvolgente.
Condotti dal professor Pietro Melillo, le lezioni si svolgono online in tempo reale, permettendo ai partecipanti di interagire direttamente con il docente e approfondire i contenuti in modo personalizzato. Questi corsi, ideali per aziende, consentono di sviluppare competenze mirate, affrontare casi pratici e personalizzare il percorso formativo in base alle esigenze specifiche del team, garantendo un apprendimento efficace e immediatamente applicabile.
Per ulteriori informazioni, scrivici ad [email protected] oppure scrivici su Whatsapp al 379 163 8765 

Supporta RHC attraverso:


Ti piacciono gli articoli di Red Hot Cyber? Non aspettare oltre, iscriviti alla newsletter settimanale per non perdere nessun articolo.

E capire così se e quando si realizza un data breach.

La gestione di un incidente di sicurezza

Per quale motivo gestire un incidente di sicurezza? Innanzitutto, l’adozione di una procedura efficace per la gestione dell’incidente informatico è un obbligo richiamato da più norme. Alcuni esempi sono: il GDPR, che prevede di verificare la sussistenza di obblighi di notifica – e provvedere a riguardo – entro 72 ore; la NIS, con la notifica senza indebito ritardo al CSIRT ora rafforzato con la NIS 2 che prevede un early warning entro le 24 ore; le disposizioni relative al Perimetro Nazionale di Sicurezza Cibernetica che prevedono una notifica degli incidenti entro 72 ore. E se l’organizzazione non ha adottato delle misure tecniche e organizzative per la gestione della violazione di sicurezza non c’è possibilità alcuna di rispettare né i termini di notifica né tantomeno di avere un livello sufficiente di informazioni da comunicare alle autorità destinatarie.

Spostando lo sguardo al di là degli adempimenti agli obblighi dettati dalla legge, o anche in forza delle norme ad adesione volontaria (emblematica la ISO 27001:2022), si guarda su un piano pratico. E dunque ci si chiede se le organizzazioni abbiano interesse a proteggere i propri asset strategici, fra cui rientrano le basi dati. A onor del vero, prima ci si dovrebbe chiedere se hanno consapevolezza del valore strategico dei dati personali e non che detengono. E se così è – perché difficilmente può essere altrimenti – allora è necessario avere una capacità di rilevazione e analisi dell’incidente informatico, anche nell’ottica di reagire con una risposta efficace e realizzare quel lesson learned che fa parte del miglioramento continuo della sicurezza. In questo caso specifico nell’ipotesi di occorrenza di un evento critico.

Ogni ransomware è un data breach?

Tanto considerato, e guardando l’attacco ransomware con gli occhiali del GDPR, qualora siano coinvolti dei database contenenti dati personali (anche comuni quali e-mail, nomi e cognomi, o numeri identificativi ricollegabili a degli operatori, o altrimenti account utenti di rete interna) allora è un data breach. Anche nell’ipotesi di indisponibilità temporanea, piena recovery dei dati e nessuna esfiltrazione. Semplicemente, se non si ravvede un rischio consistente (o “non improbabile”) per gli interessati, sarà necessaria soltanto una registrazione interna. Nelle ipotesi di rischio, o rischio elevato, dovranno adempiersi gli obblighi di notifica al Garante e comunicazione agli interessati. Anche perché, in caso di omessa registrazione interna non solo si va a violare l’obbligo di cui all’art. 33.5 GDPR, ma viene anche meno quella documentazione dell’incidente necessaria per applicare eventuali strategie e analisi di medio o lungo periodo.

Stefano Gazzella
Privacy Officer e Data Protection Officer, specializzato in advisoring legale per la compliance dei processi in ambito ICT Law. Formatore e trainer per la data protection e la gestione della sicurezza delle informazioni nelle organizzazioni, pone attenzione alle tematiche relative all’ingegneria sociale. Giornalista pubblicista, fa divulgazione su temi collegati a diritti di quarta generazione, nuove tecnologie e sicurezza delle informazioni.

Lista degli articoli
Visita il sito web dell'autore

Articoli in evidenza

Supercomputer, l’Europa accorcia il divario con gli Stati Uniti. Cosaaa?

Festeggiamo l’hardware mentre il mondo costruisce cervelli. L’AI non si misura a FLOPS. Recentemente ho letto un articolo su Il Sole 24 Ore dal titolo: “Supercomputer, l’Eu...

La tua VPN è un Trojan! Ecco le 17 app gratuite Made in Cina che ti spiano mentre Google ed Apple ingrassano

“Se non paghi per il servizio, il prodotto sei tu. Vale per i social network, ma anche per le VPN gratuite: i tuoi dati, la tua privacy, sono spesso il vero prezzo da pagare. I ricercatori del ...

Smartwatch, AI e nuovi tool: Kali Linux 2025.2 è il futuro del pentesting

Kali Linux 2025.2 segna un nuovo passo avanti nel mondo del penetration testing, offrendo aggiornamenti che rafforzano ulteriormente la sua reputazione come strumento fondamentale per la sicurezza inf...

Dentro la mente di LockBit: profilazione criminologica di un gruppo ransomware “aziendale”

Nel mondo del cybercrime moderno, dove le frontiere tra criminalità e imprenditoria si fanno sempre più sfumate, il gruppo ransomware LockBit rappresenta un caso di studio affascinante. Atti...

Più le AI diventano come noi, più soffriranno di Social Engineering? Il caso di Copilot che preoccupa

Microsoft 365 Copilot è uno strumento di intelligenza artificiale integrato in applicazioni Office come Word, Excel, Outlook, PowerPoint e Teams. I ricercatori hanno recentemente scoperto che lo ...