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Proteggere il WiFi nascondendo il nome? Si tratta di una falsa sicurezza

Proteggere il WiFi nascondendo il nome? Si tratta di una falsa sicurezza

RedWave Team : 8 Aprile 2025 09:36

La sicurezza, soprattutto quando si parla di reti WiFi, è spesso oggetto di fraintendimenti e luoghi comuni. In questa serie di articoli della nostra Rubrica WiFI, vogliamo sfatare alcuni dei falsi miti più diffusi. Offrendo spiegazioni chiare, dati concreti e consigli pratici. L’obiettivo è aiutarti a muoverti con maggiore consapevolezza nel mondo delle connessioni senza fili

In ogni articolo affronteremo un mito, ne analizzeremo le origini, presenteremo evidenze tecniche e concluderemo con le nostre considerazioni e suggerimenti.

Cominciamo da uno dei più comuni: nascondere il nome della rete (SSID) è davvero un modo efficace per aumentare la sicurezza?

Come Funziona:


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Nascondere la rete WiFi significa semplicemente disabilitare la trasmissione del SSID (Service Set Identifier) nei beacon frame. Ovvero disabilitare i segnali periodici inviati dall’access point per annunciare la presenza della rete WiFi ai dispositivi vicini.

In pratica, il nome della rete non compare più nella lista delle reti disponibili. Tuttavia, questa misura può essere considerata “puramente cosmetica” e non offre alcuna reale protezione, anzi può diventare un punto debole.

Vediamo cosa succede nel dettaglio:

  1. L’access point smette di annunciare attivamente la rete:
    Disabilitando il broadcast del SSID, l’AP continua a inviare i beacon frame1, ma il campo SSID viene lasciato vuoto o impostato come “null”. Questo fa sì che il nome della rete sembri nascosto.
  2. I client devono inviare richieste attive per trovare la rete:
    I client configurati per connettersi a una rete nascosta non possono più scoprirla passivamente. Devono quindi inviare probe request2 attive per cercare quella rete specifica, includendo nel pacchetto proprio l’SSID.
  3. L’SSID è incluso in chiaro nelle probe request:
    Anche se l’AP non annuncia più la rete, i dispositivi client rivelano comunque l’SSID ogni volta che tentano di connettersi. Queste richieste contengono il nome della rete in chiaro e possono essere facilmente intercettate.
  4. Processo di connessione  e relative informazioni transitano in chiaro:
    Le probe request e le relative risposte non sono cifrate. Questo significa che chiunque stia ascoltando il traffico WiFi – con strumenti liberamente disponibili e di facile utilizzo – può rilevare il nome della rete nascosta in pochi secondi.

Evidenza

⚠️ Questo video è a scopo educativo! Non utilizzarlo per attività illegali o senza autorizzazione.⚠️

In questo video realizzato da Matteo Brandi vogliamo dare un evidenza pratica su: 

✅ Come funzionano le reti WiFi nascoste  

✅ Quali strumenti usare per rilevare un SSID nascosto  

✅ Come scoprire il nome della rete in modo semplice e pratico

Conclusione

Come mostrato nel video qui sopra, nascondere il nome della rete (SSID) non offre alcun reale vantaggio in termini di sicurezza. Anzi:

  • Gli hacker possono intercettare il nome della rete in pochi minuti, rendendo questa “protezione” del tutto illusoria.
  • Una rete nascosta può addirittura attirare più attenzione, perché una configurazione non standard può essere vista come un obiettivo potenzialmente interessante da esplorare.
  • Nascondere l’SSID non è una misura di sicurezza efficace: il nome della rete può essere facilmente rilevato anche con strumenti di base, rendendo questa pratica inutile contro qualsiasi attacco, anche non sofisticato.

Nei prossimi articoli affronteremo altri falsi miti, come:

  • “Se non faccio pagamenti o login, sono al sicuro”
  • “Non corro rischi se mi connetto solo a siti HTTPS”
  • “Se uso una VPN, sono completamente al sicuro”
  • “Il WiFi aperto è solo per i guest, quindi non ci sono rischi per l’azienda”

Continua a seguirci la nostra Rubrica WiFI per navigare informato, protetto e consapevole.

Immagine del sitoRedWave Team
RedWave Team è un gruppo di esperti in cybersecurity e reti WiFi della community di Red Hot Cyber, con competenze sia offensive che defensive. Offre una visione completa e multidisciplinare del panorama della sicurezza informatica. Coordinato da Roland Kapidani, Il gruppo è composto da Cristiano Giannini, Francesco Demarcus, Manuel Roccon, Marco Mazzola, Matteo Brandi, Mattia Morini, Vincenzo Miccoli, Pietro Melillo.

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